Riappropriarci dell’Università. Ricostruire il nostro futuro. VERSO IL 14 NOVEMBRE!
Attualmente il TFA è l’unico canale istituzionale per accedere all’insegnamento. Il primo ciclo di TFA è stato attivato nel 2012, il secondo dovrebbe partire entro la fine del 2014. Il Tirocinio Formativo Attivo ha sempre dimostrato d’avere grossi limiti: è accessibile realmente solo a chi ha le possibilità economiche (la rata annuale oscilla tra i 2.100 ai 3.000 euro); i “tieffini” non hanno agevolazioni in quanto non sono considerati studenti; le lezioni frontali all’Università – parte integrante del Tirocinio – non sono altro che un’infarinatura poco organica di pedagogia e didattica, ripassi antologici dei programmi scolastici, nessun accenno ai meccanismi di funzionamento (quali sono i compiti del docente, come funziona la programmazione didattica, cosa è il P.O.F, il M.O.F., ecc.) delle scuole di cui si dovrebbe diventare docenti.
Ma soprattutto, il TFA risulta essere l’ennesimo sistema di precarizzazione di una intera generazione, poiché dopo essersi abilitati, si ha la possibilità solo di accedere alla II fascia delle graduatorie d’istituto, fare supplenze nelle scuole paritarie e partecipare ai concorsi.
Il modelli proposto dal Governo Renzi, propone allo studente, alla fine della laurea triennale, di scegliere se continuare gli studi con la normale laurea magistrale o se provare la strada della docenza e iscriversi a una specifica magistrale creata appositamente per chi vuole insegnare (a numero chiuso, con posti attivati rispetto alle esigenze di reclutamento delle scuole, con un tirocinio di 6 mesi in una scuola seguiti da un mentor che dovrà valutare se il candidato è idoneo o meno per essere abilitato).
Diverse le criticità: gli Atenei saranno costretti a tagliare o accorpare delle lauree magistrali non avendo la possibilità di attivarne di nuove dopo i tagli a seguito del decreto AVA 47/2013, i tagli di 1milione nel FFO, e non ultimi i tagli nella nuova Finanziaria che, di fatto,rimettono alle Regioni tutti i fondi per l’Università: ma se le Regioni già con estrema difficoltà investono nel Diritto allo Studio, i finanziamenti che gli Atenei avranno saranno maggiormente finanziamenti privati (in Campania la Regione investe €0 in Bilancio per il Diritto allo Studio, quindi i finanziamenti saranno solo privati). Si rischia inoltre di non essere neanche abilitati alla fine dei due anni poiché, se il mentor boccia il candidato al tirocinio, il candidato può riprovarlo solo una volta presso un’altra scuola. Se non lo supera neanche lì, lo studente potrà anche laurearsi ma non avrà l’abilitazione e non potrà – ad oggi, con quanto sappiamo dal testo della riforma – provare in altro modo. S’immagini l’incredibile clientelismo che nascerà intorno alle abilitazioni.
Infine, le magistrali abilitanti del Governo sono a numero chiuso e determinano una divisione delle carriere, poiché in Italia (ammesso che qualcuno possa permettersi la doppia laurea, economicamente parlando) per legge non si possono prendere due lauree per la stessa classe di concorso.
Nasce così una settaria divisione dei Saperi, in cui ognuno si occupa solo ed esclusivamente del proprio ramo di competenze e dove tutti partecipano, come piccoli ingranaggi, al lavoro della grande macchina che ci impongono.
Difatti, oltre a non esplicitare cosa succederà per tutti coloro i quali si laureeranno tra il 2014 e il 2016 (anno in cui dovrebbe entrare in vigore la riforma) il Governo non si occupa di quelle che sono le attuali graduatorie delle scuole: dicendo di voler assorbire i 150.000 precari, Renzi dimentica gli altri 160.000 delle graduatorie d’Istituto. Non dice inoltre che solo 50.000 entreranno nelle Scuole Secondarie, mentre gli altri verranno divisi tra le scuole elementari e tra progetti di sostegno o extracurricolari.
Dalle analisi fatte durante l’assemblea, emerge quanto ci siano riproposti gli stessi meccanismi di sempre dalla macchina degli interessi, in cui noi partecipiamo al mantenimento, ignari. Con la retorica dello Sblocca Italia, il Governo accelera sulle riforme impostegli dall’Europa, non considerando l’incredibilmente basso fabbisogno del Paese di impiegare la popolazione rispetto al bisogno sociale di essere, appunto, impiegata.
Non esistono reali provvedimenti per rielaborare il valore sociale del Sapere e assorbire gli eccedenti di quel fabbisogno. Si creano lotte fra poveri, messi gli uni contro gli altri per lo stipendio anche di un solo mese.
Continuando a creare meccanismi di valutazione, di merito e di divisione sociale, i diversi governi che si sono susseguiti negli anni, hanno solo favorito le manovre europee, interessate esclusivamente agli interessi dell’economia mondiale, che confluisce nelle mani di poche multinazionali,le quali gestiscono i loro interessi schiacciando il bisogno dei cittadini sui quali invece pesa il peso dell’economia mondiale e dei loro affari.
Ai giovani viene offerto un futuro da precari, da sfruttati, da ingranaggi di una macchina che produce sempre più dispositivi coercitivi e che determinano la produzione delle nostre vite, delle nostre soggettività, solo ed esclusivamente ai loro fini privati.
Il Governo, asservito al potere della grande economia, con il decreto ‘Sblocca Italia’ incide con un taglio di 150 mln di euro (che servono ai famosi 80 € in busta paga) alle borse di studio. Con lo stesso decreto interviene inoltre in maniera profonda sull’ambiente con il piano nazionale di rilancio degli inceneritori, sull’approvvigionamento energetico con il via libera alle trivellazioni e patrimonio pubblico con la prospettiva della svendita dei beni demaniali. Si sostengono grandi opere come la TAV, si finanziano gli F35, tagliando nella Sanità e nel Diritto allo Studio.
Si è connaturato un meccanismo perverso e malato all’interno della società, dove tutto ciò che conta è trovare un’occupazione, senza interrogarsi sul nulla che in realtà esiste e ci circonda e a cui, in un modo o in un altro, noi partecipiamo: la società è assoggettata ai meccanismi del Potere, che continuamente produce il tipo di individui che gli servono per il suo stesso mantenimento.
È per questo che dobbiamo informare, parlare con gli studenti interrompendo le lezioni, bloccare anche la didattica se necessario,pur di far capire a tutti quanto quello che sta succedendo tra le mura parlamentari, incide sul loro futuro, un futuro di precarietà a cui si è stati abituati e ad esserne quasi felici. Dobbiamo aggregare, creare quanta più partecipazione possibile verso lo sciopero sociale del 14 novembre, così da rompere quella crepa che, nel progetto generale siamo noi stessi: noi siamo ciò che può cambiare davvero il verso della nostra società e costruire il cambiamento nel nostro Paese.
Riattiviamoci a partire dai nostri Atenei poiché è a noi che viene imposto d’essere servi di un meccanismo economico, poiché non serviamo alla società (la LORO società) se non servendo i loro stessi interessi.
CI TEMONO PERCHÉ SIAMO FONDAMENTALI AL FUNZIONAMENTO DELLA LORO MACCHINA, ESSENDO COSÌ ANCHE LA CREPA ATTRAVERSO CUI POTER PENETRARE E ROMPERE IL PERVERSO MECCANISMO IN CUI CI HANNO INGABBIATO IN MANIERA SEMPRE PIÙ SUBDOLA E COERCITIVA POSSIBILE, NEL TERRORE CHE DA NOI POSSA NASCERE QUELLA FORZA CHE SMANTELLI LA LORO PERVERSA LINEA D’INTERESSI!