Venerdì 18 Settembre saremo all’assemblea nazionale del Coordinamento Ricercatori Non Strutturati a Bologna. Questo spazio non è solo un importantissimo tentativo di organizzazione di una delle componenti che maggiormente ha subito in questi anni le politiche di disinvestimento e precarizzazione del lavoro in università, ma anche un importante momento di confronto tra le diverse componenti del mondo accademico, che si pone l’obiettivo di affrontare i problemi vissuti tutti i giorni in università con un ottica non corporativa e trasversale.
Con questo spirito parteciperemo all’assemblea, consapevoli che può essere un primo momento del percorso di riattivazione dell’Università Pubblica che si prospetta per questo Autunno.
ODG dell’Assemblea
1) report delle assemblee precedenti e arricchimento del documento presentato al CUN (in allegato)
2) riconoscimento della ricerca come lavoro e mobilitazioni DIS-COLL
3) partecipazione a percorsi di mobilitazione e a discussioni pubbliche
4) rapporti con le mobilitazioni e le iniziative programmate dal mondo della scuola
5) prossimi appuntamenti
Documento presentato al CUN a luglio del 2015
Il Coordinamento nazionale delle Ricercatrici e dei Ricercatori non Strutturati Universitari, costituitosi nel novembre 2014 come piattaforma nazionale che raccoglie e rappresenta il mondo dei post-doc e dei precari della ricerca italiani, sta attuando un’azione diffusa sul territorio italiano per intercettare i bisogni reali e le proposte di tutti i giovani ricercatori e per farsene interprete.
In questa veste un rappresentante del Coordinamento ha partecipato il 1/07/2015 a un’Audizione informale presso la V Commissione del CUN sulla condizione dei ricercatori precari nell’università italiana a quattro anni dalla L. 240. In quella sede, a voce e poi per iscritto, il Coordinamento ha proposto l’idea di riforma del pre-ruolo riportata sotto, formulata sulla base delle discussioni assembleari organizzate a Firenze, Roma, Padova e Bari.
Anzitutto si sostiene la necessità, di un sostanzioso investimento di risorse per il reclutamento, preliminare a qualsiasi tipo di intervento, soprattutto in vista dell’idea del Governo di un progetto riformatore chiamato “La Buona Università”.
In tale prospettiva si ritiene utile distinguere le risorse riservate agli avanzamenti di carriera da quelle per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato. Inoltre si dovrebbe ristrutturare l’attuale sistema dei punti organico e abbattere il vincolo del rapporto tra FFO e personale che rappresenta un ulteriore ostacolo al reclutamento. Come affermato anche in un documento a firma comune delle organizzazioni universitarie rappresentative di tutte le componenti, è necessario un piano straordinario di reclutamento per riavvicinare l’Italia alla media europea nel rapporto tra numero di ricercatori e numero di abitanti.
Si auspica la nascita di una figura pre-ruolo unica, che riassuma in sé la multiforme galassia di contratti che caratterizza l’attuale percorso post-doc.
È necessario garantire alle figure pre-ruolo medesimi diritti: una formulazione più organica prevederebbe un percorso suddiviso in due passaggi, un primo step come junior researcher, un secondo step come senior researcher.
Il junior researcher prevederebbe un contratto con più garanzie rispetto agli attuali assegni di ricerca per un massimo di cinque anni; il senior researcher consterebbe di un contratto da ricercatore per massimo cinque anni con tenure track vincolata al conseguimento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale. Quest’ultimo dovrebbe presentare meno difficoltà di accesso rispetto a ciò che in maniera penalizzante si prevede per un attuale RTDb: infatti riteniamo ingiusto che possa accedere a tale contratto solo chi ha svolto un RTDa o tre anni di assegno di ricerca pre-Riforma Gelmini, chiedendo invece che chiunque abbia svolto ricerca in ambito accademico per almeno tre anni abbia la possibilità di presentare domanda.
L’inquadramento di questo ricercatore dovrebbe essere graduale rispetto a mansioni e responsabilità: ad esempio il carico didattico assegnato dovrebbe essere inferiore per un junior researcher e comunque giustamente considerato in ambito di valutazione per le Abilitazioni Scientifiche Nazionali.
La nuova figura, sia nel primo step della carriera, che nel secondo, dovrebbe fruire di tutele contrattuali, previdenziali, retributive e forme di rappresentanza analoghe a quelle di un attuale ricercatore a tempo determinato: le nostre molte iniziative per il riconoscimento della DIS-COLL agli assegnisti di ricerca vanno esattamente in questa direzione e chiedono per questi ultimi il riconoscimento di tutele e diritti in linea con quelli degli altri lavoratori.
Il reclutamento di tale figura unica dovrà essere vincolato alla progressione di carriera, prevedendo una pianificazione organica pluriennale sulla base delle scelte dei vari atenei ed enti di ricerca. È essenziale la programmazione di piani ordinari e una riforma dei metodi di reclutamento.
È inoltre necessario prevedere percorsi di valorizzazione dell’esperienza acquisita durante il dottorato di ricerca e il periodo pre-ruolo da parte di quelle figure che verranno inevitabilmente espulse dal sistema accademico, recuperando le loro competenze in altri contesti della pubblica amministrazione (come ad esempio è accaduto in Puglia lì dove la Regione riconosce come titolo d’accesso ai concorsi da dirigente il Dottorato di ricerca).
Bisognerebbe porre altresì attenzione alla compatibilità tra il contratto da ricercatore a tempo determinato, sia junior che senior, e l’insegnamento scolastico: ad oggi infatti si è costretti a scegliere prematuramente una delle due carriere in quanto non è possibile congelare per più di due anni e mezzo l’incarico scolastico a tempo indeterminato per svolgere attività di ricerca universitaria.