Pubblichiamo la lettera di Studenti Indipendenti ai valutatori dell’ANVUR, in questi giorni alle prese con l’accreditamento dei corsi di laurea dell’Università di Torino.
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Gentilissimi,
Ci rivolgiamo a voi e all’intera comunità accademica torinese tramite questa lettera come rappresentanti degli studenti dell’Università di Torino. Molti di noi hanno partecipato alle procedure di autovalutazione e di riesame previste dalla normativa vigente, non sempre a cuor leggero. Dall’emanazione del decreto AVA come rappresentanti degli studenti abbiamo sempre espresso forti criticità e dubbi sulle logiche e sul senso del sistema di accreditamento demandata all’Agenzia che voi qui rappresentate. Ciononostante abbiamo partecipato a quello che riconosciamo essere un “dovere istituzionale”, criticando il metodo, il fine e gli strumenti, ma provando, seppur nella difficoltà, ad individuare nelle pratiche di autovalutazione gli spazi per un miglioramento partecipato dell’esistente. Negli ultimi mesi abbiamo preso parte a molte simulazioni, abbiamo riunito tavoli, preso parte a tutti gli incontri organizzati dal nostro Ateneo. Oggi, alla luce dell’esperienza di questi anni, non possiamo darvi il benvenuto all’Università di Torino.
Senza pretesa di convincervi della bontà delle nostre intenzioni e sperando in un vostro ripensamento, o di ottenere un particolare riscontro mediatico, proveremo in questa lettera a spiegare i motivi della nostra posizione nelle righe che seguono.
L’attuale sistema di valutazione è orientato alla promozione di un sistema università-azienda, in cui la valutazione della “produzione di sapere” è inserita in una logica premiale volta a concentrare le risorse in determinati Atenei considerati meritevoli generando una “guerra tra poveri” che aumenta le disuguaglianze esistenti e si traduce in una perdita della ricchezza e della pluralità dell’offerta formativa e dei campi di ricerca.
Noi rigettiamo questo modello di valutazione autoritario e punitivo, pur mantenendo la convinzione che una forma di valutazione, se realmente partecipata e studiata per mettere al centro il ruolo formativo, didattico e di ricerca dell’università, sia necessaria e potenzialmente positiva. Questa dovrebbe fornire i dati per permettere allo Stato, sulla base di decisioni politiche, di intervenire nelle situazioni di difficoltà, portando ad un assottigliamento verso l’alto delle disuguaglianze territoriali.
Il fine della valutazione dovrebbe quindi essere una risoluzione politica delle problematicità di un sistema in un’ottica di collaborazione con il Ministero e di solidarietà tra le Università anziché di competizione. A questo proposito crediamo siano poco appropriati i criteri con cui oggi gli studenti sono chiamati a valutare la didattica. Uno su tutti, i questionari Edumeter. Detti questionari non permettono agli studenti di esprimersi in modo completo poiché non rispettano le peculiarità di ogni corso, e rischiano di diventare strumenti punitivi e troppo vincolanti nei confronti dei docenti. Oggi il compito dei valutatori si limita ad esaminare dati e documenti che non riescono ad inquadrare lo stato e le necessità reali della didattica, della formazione e della ricerca.
In secondo luogo un sistema di valutazione così centralizzato porterà inevitabilmente ogni Ateneo a orientare la propria politica verso una strada omologata, nel tentativo di rispettare i parametri imposti dall’Agenzia.
L’ANVUR (l’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca), a Torino rappresentata in più occasioni dai Professori Castagnaro e Zara accolti in pompa magna dai vertici della nostra università, ha sempre negato di avere un ruolo attivo nella determinazione delle politiche che dovrebbero seguire alla prima fase di accreditamento. Spetterebbe al MIUR infatti mettere in campo le opportune scelte. ANVUR fungerebbe solo ed esclusivamente da braccio operativo e “apolitico”. L’Agenzia sa di mentire: la nomina del suo direttivo è infatti in capo allo stesso Ministro titolare del MIUR, dunque suscettibile ai cambiamenti politici nazionali. Non che questo ci consoli, dal momento che da vent’anni si assiste all’affermazione di un dogmatismo ottuso e cocciuto proprio di ogni formazione politica.
I vizi di questo modello sono ad oggi evidenti, oltre che a livello nazionale e per quello che riguarda un discorso più astratto e teorico, anche a livello locale e su un piano pratico e di immediata percezione. Abbiamo un chiaro esempio di ciò guardando all’anno passato, nel quale è stato messo in discussione l’accesso libero a vari corsi di laurea, proprio per soddisfare quei requisiti minimi che richiede l’accreditamento; ma anche considerando la programmazione organico decisa per il prossimo triennio, che prevede la ripartizione di una parte dei punti organico anche sulla base della valutazione della qualità della didattica, effettuata sui parametri del sopracitato Edumeter.
Al di là di ogni altra nostra considerazione su accreditamento e valutazione chiediamo a gran voce un completo rifinanziamento del sistema universitario nazionale che permetta agli Atenei di far fronte alla propria missione liberi da costrizioni di matrice premiale o punitiva. Tale atto sarebbe in netta controtendenza rispetto alle politiche dei governi succedutisi nell’ultimo decennio e costituirebbe l’unico vero incentivo alla qualità della didattica e della ricerca.
I Rappresentanti e le rappresentanti degli studenti dell’Università degli Studi di Torino
Si – Studenti Indipendenti