Il 4 settembre a Torino e a Pisa abbiamo partecipato alle assemblee di Ateneo organizzate all’avvio dello sciopero. L’assemblea torinese si è distinta per l’ampia partecipazione non solo del corpo docente ma di tutte le componenti dell’Accademia. La mobilitazione che sta prendendo corpo al Politecnico di Torino ha il pregio di non fermarsi alla rivendicazione stipendiale dei docenti strutturati, perchè allarga il suo sguardo a tematiche di fondamentale importanza per l’intero sistema universitario: in primo luogo il diritto allo studio (per cui sono necessari molto più di 80 milioni!) e la necessità di superare strutturalmente il problema del precariato. Questa situazione particolare che si è sviluppata nell’Ateneo torinese e che pone le condizioni per una mobilitazione dell’intera comunità accademica, rappresenta per noi un’occasione importante per rialzare la testa, insieme: confidiamo che anche negli altri Atenei si possano costruire simili momenti di partecipazione e condivisione tra tutti coloro che studiano e lavorano nelle nostre Università!
Durante la prossima settimana abbiamo organizzato a Torino e a Pisa le prossime assemblee con l’intento di allargare la discussione a tutti gli studenti. Il 12 settembre si terranno le assemblee al Politecnico di Torino e ad UniTo, il 15 settembre a Pisa.
Di seguito il resoconto dell’assemblea al Politecnico di Torino, scritto dagli studenti e dalle studentesse di Alter.Polis.
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Questa mattina abbiamo partecipato all’Assemblea pubblica di Ateneo in vista dello sciopero degli esami. È stato un momento molto partecipato a cui hanno preso parte numerosi docenti ma anche assegnisti di ricerca, personale tecnico-amministrativo e studenti.
L’assemblea è stata aperta con un quadro dell’attuale situazione del sistema universitario italiano: come sappiamo bene, le statistiche continuano a relegarci insindacabilmente in fondo a tutte le classifiche OCSE! La percentuale dei nostri laureati è largamente inferiore rispetto alla media europea, la numerosità del corpo docente è in continuo calo e (cosa ben più grave) a livello nazionale la dinamica delle immatricolazioni prosegue il suo andamento discendente. Da questo punto di vista non sono mancate riflessioni sul ruolo sociale che ha e dovrebbe avere l’Università nel nostro Paese.
All’interno della componente docente non mancano punti di vista differenti, sia sull’allargamento della protesta sia rispetto al rapporto con noi studenti, ma durante l’intera assemblea abbiamo potuto riscontrare un’atmosfera positiva, un clima di attenzione e rispetto nei confronti delle esigenze di noi studenti ed una spinta per una mobilitazione trasversale in difesa dell’Università pubblica.
Siamo intervenuti in più occasioni ribadendo innanzitutto le criticità che l’iniziale proclamazione dello sciopero ha portato con sé: un confronto quasi nullo con gli studenti che ha portato ad una modalità di protesta di cui non possiamo non sottolineare i limiti. Abbiamo rinnovato il nostro invito ad una comunicazione tempestiva e trasparente nei confronti degli studenti, rispetto alle intenzioni di aderire ed alle specifiche modalità di esercizio del diritto sciopero da parte di ogni singolo docente: occorre infatti che ciascuno faccia tutto il possibile per ridurre i disagi nei nostri confronti. Rimaniamo infatti convinti che il successo di questa iniziativa non si debba misurare attraverso i problemi causati agli studenti, quanto nel suo effettivo riscontro mediatico: alla luce della partecipazione all’assemblea di stamattina ci sembra che ci siano le condizioni per costruire una mobilitazione che possa imporre queste rivendicazioni al centro del dibattito pubblico!
Un simile coinvolgimento all’interno del nostro Ateneo è sicuramente un fatto raro. Inoltre la mobilitazione che sta prendendo corpo al Politecnico di Torino ha il pregio di non fermarsi alla rivendicazione stipendiale dei docenti strutturati, perchè allarga il suo sguardo a tematiche di fondamentale importanza per l’intero sistema universitario: in primo luogo il diritto allo studio (per cui sono necessari molto più di 80 milioni!) e la necessità di superare strutturalmente il problema del precariato. Questa situazione particolare che si è sviluppata nel nostro Ateneo e pone le condizioni per una mobilitazione dell’intera comunità accademica rappresenta per noi un’occasione importante per rialzare la testa, insieme: confidiamo che anche negli altri Atenei si possano costruire simili momenti di partecipazione e condivisione tra tutti coloro che studiano e lavorano nelle nostre Università!
Nei prossimi giorni incontreremo nuovamente i vertici dell’Ateneo per assicurarci che tutti gli appelli vengano ricalendarizzati e che le scadenze vengano adattate alle necessità, con particolare attenzione alla situazione dei laureandi: qui trovate tutto quello che c’è da sapere. Vi terremo aggiornati, tanto sugli aspetti pratici relativi agli appelli interessati dallo sciopero, quanto sui prossimi appuntamenti assembleari e sugli sviluppi successivi della mobilitazione!
Spero che tutti gli Atenei provvedano PERLOMENO a indire sessioni di laurea straordinarie per tutti quegli studenti con la tesi pronta a cui è stato negato il diritto di dare l’ultimo esame prima della sessione di laurea di ottobre. Trovo indecoroso e quasi surreale che dei professori si permettano di liquidare le conseguenze del loro sciopero sul corpo studentesco come “solo con qualche disagio (altrimenti che sciopero è?)”. Andate a parlarne con chi doveva iniziare un tirocinio faticosamente conquistato (magari retribuito!!!) o con chi rischia di andare fuori corso a marzo o con gli studenti-lavoratori o coi pendolari o con chi vive in un altro Stato! Senza parole. Queste persone non vogliono collaborare, vogliono solo rivendicare i propri diritti calpestando quelli degli studenti (per cui noi paghiamo, tra l’altro).