Pensare che un relitto possa contenere un tesoro con un valore di diversi miliardi appare difficile, invece è quello che è accaduto nei Caraibi.
Il ritrovamento di un relitto, termine con cui si definisce una nave dopo l’affondamento o l’arenamento a seguito di un guasto, fa pensare a qualcosa che ha poco valore e ormai destinato a essere rottamato. Riutilizzarlo o salirci a bordo è ovviamente impossibile, anzi spesso l’imbarcazione è a pezzi e può far avvertire solo una sensazione di grande desolazione, come è accaduto ad esempio con i resti del Titanic.
A volte però esistono le eccezioni, anche se potrebbe sembrare impossibile. Questo è quello che è accaduto a un galeone spagnolo ritrovato nel Mar dei Caraibi. Si tratta della nave San Josè, che risalirebbe addirittura agli inizi del ‘700 che, a detta degli storici, potrebbe contenere al suo interno un tesoro del valore addirittura di 20 miliardi.
Il relitto in realtà nasconde un tesoro
Ma quale sarebbe la storia che c’è dietro questo relitto così importante? Si tratta del galeone San Josè, imbarcazione affondata nel 1708 nelle vicinanze delle Isole del Rosario, arcipelago situato al largo della costa della Colombia, dopo essere stata attaccata dalla flotta inglese. Non appena si è venuti a conoscenza del ritrovamento, sono stati diversi i Paesi che hanno avanzato i loro diritti sul mezzo, così da ottenerne i resti e averne un guadagno.
La prima a muoversi è stata la Colombia, a cui hanno fatto seguito la Bolivia e la Spagna. Il trascorrere degli anni (sono passati più di tre secoli) ha inevitabilmente contribuito ad aumentare il valore di quanto contenuto all’interno (si parla di oro, argento e smeraldi), non solo a livello economico, ma anche a livello archeologico. “Perdere” tutto questo non potrebbe quindi che risultare uno smacco non da poco. Sulla base delle ultime stime il valore sarebbe superiore ai 20 miliardi.
La Colombia non sarebbe disposta a indugiare, come emerso dalle parole del ministro della Cultura Juan David Correa, sottolineando di essere stanco di attendere visto che il Paese era a conoscenza del ritrovamento ormai da otto anni. Non sembra esserci quindi intenzione di provare a trovare un accordo con gli altri Stati che hanno avanzato pretese.
Almeno per ora però si preferisce non sbilanciarsi sul tipo di operazione, che difficilmente inizierà prima di aprile-maggio. L’idea che è preponderante sarebbe quella di sfruttare un robot sottomarino, grazie a cui sarà possibile cercare di recuperare gli oggetti, una volta compreso di cosa si tratti con maggiore precisione sarà stabilito un vero e proprio piano di azione.
La cautela è massima
Essere a conoscenza della presenza di un relitto che nasconde un tesoro del valore di diversi miliardi non può che risultare allettante un po’ per tutti, non solo per i Paesi che ne hanno già rivendicato i diritti. Come capita spesso, infatti, in casi simili possono emergere quelli che possono essere definiti “sciacalli” pronti a impossessarsi di quello che non è loro, come il contenuto presente sull’imbarcazione.
Inevitabilmente, si cercherà così di tenere nascosto il più possibile il luogo in cui è ubicata l’imbarcazione. Già nel 1981 erano iniziate a emergere le prime voci sulla presenza di una nave contenente un tesoro inestimabile. A darne notizia era stata la società americana Glocca Morra, che era arrivata a darle coordinate sul punto in cui si trovava alla Colombia, promettendo che la metà di quei preziosi sarebbero poi diventati suoi.
Nel momento in cui si deciderà di procedere con l’operazione sarà necessario fare attenzione così da non vanificare il tutto. Secondo le stime, saranno necessari oltre 4,5 milioni di dollari grazie a un robot che sarà in grado di arrivare a una profondità di 600 metri, provvedendo prima a rimuovere frammenti di materiale e residui, e poi a prelevare gli oggetti preziosi,