Quota 41, pensione anticipata per tutti indipendentemente dall’età: ma a questa condizione si aggiunge la necessità di avere accumulato un determinato numero di anni di contributi al sistema pensionistico nazionale.
In Italia, le discussioni sulla riforma delle pensioni sono tornate al centro dell’attenzione politica, poiché il Governo sta esaminando diverse opzioni per modificare la legge Fornero. Una delle proposte più discusse è la cosiddetta Quota 41, che permetterebbe il pensionamento anticipato dopo 41 anni di contributi, senza riguardo all’età. Questa proposta è stata avanzata da Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro.
Quota 41, pensione anticipata
Il sottosegretario Durigon ha recentemente delineato le direzioni future del Governo riguardo alla prossima Legge di Bilancio, mettendo in luce alcuni dettagli sulle proposte di riforma pensionistica.
Attualmente, per accedere alla pensione tramite la Quota 103, è richiesto un totale di 41 anni di contributi e un’età minima di 62 anni. Il Governo mira a eliminare il requisito anagrafico, basando invece il calcolo della pensione esclusivamente sui contributi versati. Questo cambiamento permetterebbe un maggiore grado di flessibilità nell’ottenere la pensione, rimuovendo le restrizioni legate all’età.
Durigon ha anche espresso la speranza di estendere programmi come Opzione Donna e Ape Sociale, che offrono condizioni più vantaggiose per specifiche categorie di lavoratori. Inoltre, c’è l’idea di incentivare la permanenza nel mondo del lavoro, specialmente nelle professioni mediche.
La proposta di Quota 41 comporterebbe un significativo cambiamento nel calcolo dell’assegno pensionistico, passando da un sistema retributivo, basato sugli ultimi stipendi, a uno integralmente contributivo, basato sull’intero arco contributivo.
Ma l’aggiunta di questa proposta dipenderà dalle risorse finanziarie disponibili e dalla volontà politica di attuarla. Se approvata, potrebbe influenzare in modo sostanziale la gestione delle risorse pensionistiche, spostando l’attenzione dalla durata della carriera lavorativa alla quantità di contributi versati.
Cambiamenti al sistema
Secondo le analisi riportate da diverse fonti, l’adozione della Quota 41 comporterebbe costi considerevoli per lo Stato: circa 4 miliardi di euro nel 2025 e fino a 9 miliardi a regime. Questo onere finanziario significativo sta spingendo il Governo a considerare una riforma che adotti un approccio integralmente contributivo per il calcolo della pensione. In questo scenario, l’assegno pensionistico subirebbe una riduzione approssimativa del 15%, rendendo le pensioni più sostenibili dal punto di vista dei costi, ma anche sensibilmente inferiori rispetto alle attuali aspettative dei lavoratori.
Attualmente, il sistema di Quota 41 è già in vigore, ma è limitato a specifiche categorie di lavoratori definiti “precoci”, ovvero coloro che avevano accumulato 12 mesi di contributi entro i 19 anni di età. L’intenzione del Governo è di estendere questo regime a tutti i lavoratori, rendendo l’accesso alla pensione anticipata universale sotto queste nuove condizioni.