L’Italia bersagliata dai pirati informatici, i dati svelati che riguardano ciò che sta succedendo da due anni fanno mettere le mani tra i capelli.
L’Italia è diventata il paradiso degli hacker, e lo dicono i numeri. Le cifre snocciolate dalla Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica e riportate all’interno del Rapporto Clusit 2025 in materia proprio di cyber security fanno sapere che i pirati informatici hanno trovato terreno fertile negli spazi web di casa nostra. Basti pensare che nel 2021 gli attacchi hacker erano in totale il 3,4% di tutti quelli riscontrati in quell’anno nel mondo. Ma nel 2024 sono saliti ad un preoccupante 9,9% ed ora, a 2025 non ancora concluso, il valore ha raggiunto un 10,2%.

Quindi più del 10% delle azioni di sabotaggio annui sul web a livello globale hanno luogo nella sola Italia. Si tratta di dati assolutamente spaventosi, che fanno tremare gli utenti per la incolumità dei loro dati personali e dei loro conti in banca. Eppure non ci sono i furti online a guidare la classifica degli illeciti riscontrati nel novero cibernetico.
Quali sono gli attacchi hacker più diffusi?
Infatti gli attacchi hacker più subiti dall’Italia riguardano i settori militare e governativo. Per i quali si registra persino un +600% rispetto all’anno scorso. Si tratta principalmente di gesti da annoverare all’ambito del cosiddetto hacktivism. Neologismo anglofono che unisce i termini attivismo e hackeraggio, e che vengono messi in atto per scopo ideologico e propagandistico.

Ne sono un tipico esempio le azioni di disturbo e di sabotaggio a siti ufficiali di ministeri e di infrastrutture come aeroporti, Poste Italiane, banche. E che, mai come prima negli ultimi due anni soprattutto, vedono come probabili autori dei gruppi formati da pirati informatici dalla Russia. Con tanto di sostegno di quel governo.
Tra l’altro non è un mistero che Mosca non veda affatto di buon occhio l’Italia, tacciata giusto qualche giorno fa di avere messo in atto una campagna antirussa. Ma se pure fosse vero, i fatti stanno dimostrando che il Cremlino ed il regime di Putin tutto possono avere fuorché il sostegno dei Paesi occidentali, Italia inclusa. Questo però è un altro discorso.
Cosa ci fanno gli hacker con i nostri dati?
Gli “hacktivisti” quindi creano disturbo con le loro azioni per indebolire Paesi considerati nemici. Ed anche per rubare e sfruttare in maniera illecita informazioni sensibili o segrete. Poi ovviamente non mancano anche situazioni di illeciti da ricondurre al novero odiosissimo delle truffe. Se l’hacktivism rappresenta il 54% del totale dei casi individuati, il restante 46% appartiene al cyber crimine tradizionale, per rubare dati o soldi via informatica.
Dopo il settore pubblico, quello più preso di mira è rappresentato dal novero della logistica e dei trasporti. In tal caso il bersaglio preferito dagli hacker è rappresentato dalle filiere dei fornitori, per interrompere la distribuzione di vari beni e servizi.
Anche il settore manifatturiero è particolarmente colpito. E quello italiano, col 13% nel 2025, supera gli attacchi cibernetici in questo ambito che avvengono nel pianeta, con un 8% complessivo. Per fortuna sono invece in calo i casi di attacchi virtuali al settore sanitario. Per concludere, la media giornaliera di attacchi hacker è di 15 al giorno contro i 9 del 2024, e si contano solo quelli ritenuti gravi.