Licenziato dopo aver lasciato il gruppo di lavoro WhatsApp: l’assurda vicenda di un lavoratore spagnolo che potrebbe ripetersi in Italia.
Da molti anni ormai WhatsApp è diventato uno strumento di connessione fondamentaleper la nostra vita sociale, personale ma anche lavorativa. A favorire questa trasformazione di WhatsApp in un’estensione di noi stessi è stato il proliferare incontrollato di chat di gruppo che vengono create letteralmente per qualsiasi cosa.
Questo ovviamente causa un altissimo livello di stress tra coloro che sono costretti a leggere le notifiche provenienti da molti gruppi diversi, magari anche molto affollati e molto attivi. Proprio per evitare una situazione simile sempre più persone decidono di non iscriversi o di lasciare i gruppi di WhatsApp più stressanti, in maniera da abbassare il livello di stress e prendersi una pausa.
Il problema è che tra i gruppi di WhatsApp più stressanti in assoluto ci sono i gruppi di lavoro, cioè quelli attraverso cui vengono veicolate o richieste informazioni relative ai propri turni, alle malattie, alle attività svolte sul lavoro, eccetera. Cosa succede se un utente di WhatsApp dovesse decidere di abbandonare un gruppo lavorativo quando questo diventa tossico?
Licenziato perché lascia il gruppo WhatsApp: la storia dell’infermiere spagnolo
Un infermiere di Cadice, in Spagna, si era ritrovato costretto a iscriversi alla chat di gruppo dei colleghi di lavoro attraverso cui venivano organizzati i turni e condivise informazioni relative allo svolgimento del lavoro in ospedale.
Considerando che ormai è quasi una prassi doversi iscrivere ai gruppi WhatsApp di lavoro, inizialmente l’uomo si è iscritto al gruppo e ha cominciato a utilizzarlo. Quando però l’utilizzo del gruppo in questione ha cominciato ad andare oltre il semplice coordinamento e si è trasformato in uno strumento di controllo, allora il lavoratore ha deciso di abbandonare la chat.
A quel punto è arrivato il licenziamento: l’azienda ospedaliera ha sostenuto che quella chat fosse uno strumento essenziale per il coordinamento di tutti i lavoratori e che, per questo motivo, nessuno di essi era autorizzato a lasciarla.
L’infermiere si è rivolto al sindacato per denunciare la situazione e ha spiegato che il gruppo veniva regolarmente utilizzato dai capi per controllare ogni giorno e a ogni ora l’operato dei lavoratori, che erano costretti a postare continuamente fotografie del proprio lavoro e delle attività svolte in reparto.
Questa prassi era una violazione della privacy e una vessazione inammissibile sul luogo di lavoro. Sia il sindacato a cui l’infermiere si era rivolto sia altri sindacati si sono schierati contro il licenziamento del lavoratore, considerato completamente illegittimo, e a quanto pare l’infermiere sarà reintegrato.