Il tumore al polmone ha un’incidenza piuttosto alta in Italia: ora, però, c’è una terapia che può raddoppiare la sopravvivenza
Il cancro continua a mietere vittime in Italia e in tutto il mondo. Una delle sedi che preoccupa di più i sanitari è quella al polmone: basta guardare i dati degli ultimi anni per rendersi conto che muoiono più persone per le neoplasie negli organi deputati alla fornitura di ossigeno all’organismo, rispetto ai tumori al colon e alla mammella messi insieme, che pure hanno un’incidenza preoccupante.
Quello che si deve tenere in considerazione se si parla dei polmoni è certamente la mortalità. Infatti, sappiamo dai dati disponibili e che ha divulgato anche la fondazione Airc nel 2023, che un uomo su 10 e una donna su 35 possono sviluppare il cancro in questa sede, e in generale un uomo su 11 e una donna su 45 rischiano di morire a causa della malattia.
Insomma, in attesa che la genomica faccia il suo corso, lo scoperta di terapie, farmaci e combinazioni utili per la regressione della neoplasia sono passi fondamentali per aiutare molti pazienti. Proprio in tal senso, bisogna ricordare la chemioterapia, che per anni si è distinta come cura principale del tumore al polmone.
Ma oggi sappiamo che l’abbinamento con l’immunoterapia risulta fondamentale. La sua azione mira al risveglio del sistema immunitario, che attacca le cellule cancerose, dopo averle individuate. Una ricerca ha fatto luce sulla sua importanza.
L’immunoterapia contro il cancro al polmone: cosa sappiamo
Lo studio KEYNOTE-189 di Fase 3, tramite l’analisi dei suoi dati finali, ha dimostrato il valore dell’immunoterapia nel percorso di cura e ha trasmesso numeri molto interessanti per il trattamento dei pazienti. La combinazione di pembrolizumab con la chemio ha la capacità di ridurre la mortalità del 44 per cento rispetto ai malati che erano stati curati solo con la chemio.
La sopravvivenza aumenta anche nelle valutazioni a due anni dall’intervento per chi soffre di tumore non a piccole cellule non squamoso metastatico: siamo al 45,7% di pazienti vivi contro 27,3% di chi non ha avuto la combinazione con la terapia immunologica. I calcoli finali poi, hanno stabilito con certezza che l’unione dei due approcci porta la sopravvivenza media a raddoppiare, toccando i 22 mesi rispetto ai 10,6 che garantiva la sola chemio.
È importante sottolineare che pembrolizumab è già disponibile in Italia e può essere considerato un trattamento piuttosto sicuro e consolidato per la cura del tumore non a piccole cellule metastatico del polmone, anche in monoterapia. Un’ulteriore speranza nella lotta contro questo male terribile.