Come si può fare a uscire dal fondo pensione se ci accorgiamo che non è conveniente per noi? È possibile farlo dopo la sottoscrizione?
Non è mai semplice capire a quale fondo pensione aderire per riuscire a costruire una rendita integrativa, una volta usciti dal mondo del lavoro. Tante, forse troppe per un profano della materia le variabili di cui tenere conto. Rischi, rendimenti, costi di gestione, sconti fiscali.
Ovviamente, l’elemento a cui il lavoratore tiene di più è sapere alla fine quale sarà per lui il rendimento del fondo pensione che avrà scelto. Il problema è che spesso i gestori dei fondi pensione presentano il rendimento passato del fondo come quello futuro, lasciando intendere che le cose andranno, se non di bene in meglio, sempre allo stesso modo.
E qui, come dire, casca l’asino. Infatti, chi non mastica molto di finanza tende, come è normale che sia, a farsi consigliare dal gestore. Salvo poi accorgersi di aver fatto male a riporre la sua fiducia soltanto a posteriori, quando ormai la frittata è fatta e le cose per il suo fondo pensione si sono messe male. È quanto accaduto a molti lavoratori nel 2022. Dopo aver investito il loro Tfr in linee azionarie e obbligazionarie, si sono visti colare a picco i rendimenti. Col boom dell’inflazione sono crollati in media del 10%. Un disastro.
Difficile recuperare soldi andati persi, perlomeno in tempi brevi, sempre che si riesca (improbabile) mai a recuperarli. All’opposto, dopo una decina di anni di dimenticatoio il Tfr ha reso più dell’8% ed è ritornato in gran voga rispetto a quando era snobbato da tutti per il suo basso rendimento in confronto ai fondi pensione.
Ma cosa può fare il lavoratore che si è accorto di aver puntato sul cavallo sbagliato? Se si è accorto di aver scelto il comparto sbagliato può decidere di cambiare la destinazione dei propri soldi durante il piano di accumulo. Questo tanto se il rendimento reale non corrisponde a quello atteso, quanto se i costi di gestione del fondo pensione sono troppo elevati e finiscono per “mangiarsi” tutti i guadagni.
C’è però una regola da rispettare: per cambiare un comparto all’altro del fondo di appartenenza bisogna aspettare due anni dalla sottoscrizione. Bisogna fare dunque attenzione al momento di scegliere, tenendo in considerazione l’esistenza del vincolo dei due anni.
C’è una sola eccezione a questo riguardo: quella rappresentata dal cambio di datore di lavoro e conseguente adesione al fondo pensione. Solo in questo caso i versamenti effettuati da una parte si potranno spostare nel nuovo fondo negoziale anche prima della scadenza dei due anni, senza costi, scegliendo un nuovo comparto di destinazione.
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