Quali sono gli sbagli da non commettere, altrimenti si rischia di restituire la pensione. Ecco cosa bisogna evitare assolutamente.
I trattamenti pensionistici pubblici erogati dall’INPS sono regolati da precise norme che ne definiscono importo, natura, accesso e in talune occasioni revoca. Non è raro leggere di casi nei quali il pensionato è chiamato a restituire quanto ricevuto nei mesi o negli anni precedenti. Ma perché accade? La revoca e la restituzione della pensione sono eventi che possono verificarsi in determinate circostanze.
È importante conservare tutta la documentazione relativa alla propria pensione, in modo da poter dimostrare il proprio diritto alla prestazione in caso di contestazioni da parte dell’INPS. In caso di dubbi o incertezze, è meglio rivolgersi all’ente previdenziale o a un patronato per ricevere informazioni e assistenza riguardo alla normativa esistente sui vari trattamenti.
La pensione può essere revocata se, a seguito di controlli, si accerta che il beneficiario non possiede più i requisiti necessari per la sua erogazione o non li ha mai posseduti. Pensiamo per esempio alla pensione di anzianità per la quale è necessario aver raggiunto un’età anagrafica specifica e un certo numero di anni di contributi.
La pensione può essere incompatibile con altri redditi percepiti dal beneficiario derivanti da lavoro. Ad esempio, la pensione di invalidità civile può essere revocata se il pensionato svolge un’attività lavorativa che gli consente di guadagnare un reddito superiore a un certo limite. Mentre al contrario l’assegno mensile di invalidità è incompatibile con redditi da lavoro, autonomo o subordinato, se questi superano i limiti reddituali per ottenere l’assegno di invalidità stesso.
Quindi i limiti di reddito per le prestazioni previdenziali e assistenziali sono assolutamente da considerare e tenere d’occhio. A questo proposito si deve sempre inviare le modulistica obbligatoria richiesta (Modello RED). Se non si rispetta questa indicazione di legge, si corre il pericolo che la pensione venga tagliata, sospesa o addirittura revocata nei casi più gravi.
Diversi trattamenti non consentono l’accumulo dei redditi per esempio Quota 103 e l’Ape sociale. In questo caso si rischia di dover restituire il denaro ricevuto dall’INPS. Come recentemente è accaduto per il pensionato che è stato chiamato a restituire all’INPS la bellezza di 20mila euro, corrispondenti circa a un anno di prestazione, per aver guadagnato l’irrisoria cifra di 77 euro come comparsa in un film.
Se una misura pensionistica è incompatibile con redditi derivanti da attività lavorativa, meglio non rischiare di dover restituire intere mensilità. Unica eccezione il lavoro autonomo occasionale fino a 5mila euro di reddito all’anno.
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