Stiamo sentendo parlare negli ultimi tempi di scorie nucleari in alcune zone d’Italia: ecco di cosa si tratta e quali sono i rischi
Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha recentemente pubblicato una lista con le aree adeguate per la realizzazione di un deposito nazionale di scorie nucleari. In questo elenco, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ci sono 51 luoghi che sembrano adatti per il deposito nazionale.
Questi luoghi sono sparsi in 6 specifiche regioni, precisamente: Piemonte, Basilicata, Puglia, Sardegna, Sicilia e il Lazio, la regione con il numero maggiore di luoghi idonei. L’Italia deve realizzare questo progetto ormai da anni, come da norme europee. I nostri rifiuti infatti sono sparsi tra Francia Germania e Gran Bretagna, ma come prevedibile è subito polemica.
Ma vediamo brevemente cosa sono le scorie nucleari. Le scorie nucleari sono materiali radioattivi di scarto, prodotti durante la generazione di energia nucleare o attività nucleare generale. Questi scarti contengono isotopi radioattivi che emettono radiazioni pericolose per la salute umana e dell’ambiente.
Ci sono due principali categorie di scorie nucleari: le scorie ad alta attività, che sono principalmente composte da combustibile nucleare esaurito, cioè barre di combustibile contenenti isotopi altamente radioattivi. Questi tipi di scorie devono essere conservate in modo sicuro e per molto tempo, in depositi geologici situati in profondità, per via della loro pericolosità.
Ci sono anche le scorie a bassa e media attività: derivano da materiali utilizzati durante il ciclo di combustione nucleare, come strumenti e parti del reattore o indumenti protettivi. Anche se molto meno pericolosi richiedono allo stesso modo una gestione particolare. La gestione delle scorie è un aspetto molto importante di questa industria e solleva importanti questioni sulla sicurezza e la salute pubblica.
Uno dei fattori principali è il tempo di smaltimento, il materiale di scarto può rimanere radioattivo per lunghi periodi di tempo, è pericoloso anche dopo migliaia di anni. Questi processi si dividono spesso in tre fasi. La fase iniziale: dura alcuni decenni, le scorie ancora contengono isotopi radioattivi che richiedono processi di smaltimento molto precisi. Si attende che il materiale diminuisca il livello di radioattività
Fase intermedia: dura centinaia di anni, in questa fase le scorie diminuiscono la loro radioattività significativamente, quindi vengono depositate in profondità o in altre strutture apposite. Poi c’è la fase finale, che può durare anche migliaia di anni o più. In questa fase la pericolosità delle scorie raggiunge un livello accettabile per la sicurezza umana e dell’ambiente, ma richiede comunque una sorveglianza a lungo termine.
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