Sbloccati gli aumenti degli stipendi: i dipendenti pubblici dovranno ricevere 34 anni di arretrati

La conferma arriva dalla Corte di Cassazione: ecco per quale motivo i dipendenti pubblici potrebbero ricevere ben 34 anni di arretrati

Ci sono novità importanti per i dipendenti pubblici e per ciò che riguarda le loro retribuzioni. Tutto in seguito ad una recente sentenza della Corte di Cassazione che apre le porte ad una sorta di ‘rivoluzione reddituale’ dal momento che sancisce la possibilità che ben 34 anni di arretrati possano essere corrisposti a questi lavoratori.

Dipendenti della pubblica amministrazione potrebbero ricevere fino a 34 anni di arretrati
Dipendenti della pubblica amministrazione potrebbero ricevere fino a 34 anni di arretrati (linkcoordinamentouniversitario.it)

Ma per quale motivo le persone che operano nella Pubblica Amministrazione potrebbero ricevere una somma di denaro a copertura di un periodo così ampio? È stata la Cassazione stessa e spiegarlo e motivarlo.

Fino a 34 anni di arretrati per i dipendenti della pubblica amministrazione: cosa dice la Cassazione

I 34 anni di arretrati corrispondono alla retribuzione individuale di anzianità di servizio e fanno capo alla decisione, da parte dei giudici della Cassazione, di considerare illegittimo lo stop agli aumenti per anzianità di servizio nella PA del periodo 1991-1993. Si tratta di una sentenza di primaria importanza che riguarda quei lavoratori che in quel lasso di tempo avrebbero maturato il diritto alla Retribuzione Individuale di Anzianità a causa del sovrapporsi di differenti normative.

Sentenza corte di cassazione su arretrati dipendenti pubblici
Corte di Cassazione, che cosa dice la sentenza (linkcoordinamentouniversitario.it / fonte ansa)

Facendo un passo indietro nel tempo occorre ricordare che quella che è nota come RIA era presente come voce nello stipendio fino al 1990 ma successivamente, mediante Decreto Legge numero 384 del 1992, era stata prorogata fino al 1993. Questo almeno fino a quando una legge successiva, la numero 388 del 2000, aveva stabilito che chi aveva maturato il diritto a ricevere la RIA dopo il 1990 dovesse essere escluso dagli aumenti, veri e propri scatti di anzianità previsti dal vecchio contratto dei dipendenti della PA.

Ricordiamo inoltre che i RIA erano legati agli anni di servizio e scattavano dopo i primi cinque anni di lavoro andando poi ad aumentare per chi aveva anzianità superiori a 10 o 20 anni. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo proprio lo stop alla proroga previsto nel 2000, dunque con molti anni di ritardo, proprio perché è andato ad introdurre con efficacia retroattiva una modifica sostanziale.

Come stabilito dalla Corte, gli aumenti di anzianità dovranno essere corrisposti a tutti coloro che, fino al 1993, avevano maturato il diritto. Se questa disposizione venisse applicata dovrebbe essere effettuato un riconteggio di retribuzioni e contributi e questo comporterebbe anche un incremento dell’assegno pensionistico. Bisogna ora comprendere in quale maniera la sentenza troverà applicazione e chi, nello specifico, riguarderà, ovvero solo chi aveva a suo tempo fatto ricorso o la totalità degli aventi diritto.

 

 

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