Sai che sbagliare pensione ti fa perdere fino a un terzo dell’assegno che ti spetta? Ecco a cosa devi fare attenzione.
Andare in pensione è un momento cruciale nella vita, perchè rappresenta la fine della fatica lavorativa e l’ingresso in una nuova fase della propria esistenza, in cui (teoricamente) si gode del lavoro svolto negli anni passati. Attenzione però, perchè se si sceglie il trattamento pensionistico sbagliato, si rischia di perdere una bella fetta di pensione.
Sbagliare pensione
Se pensi che sia impossibile sbagliare pensione, devi decisamente continuare a leggere questo articolo. Il sistema pensionistico italiano è in continuo cambiamento, e subisce aggiornamenti e modifiche annualmente. Questo vuol dire che quando si deve andare in pensione si hanno davanti numerose opzioni tra cui scegliere, e decidere per una piuttosto che per un’altra è di fondamentale importanza per l’assegno che si andrà a prendere. Infatti basta un piccolo errore per perdere fino a un terzo della pensione che ti spetterebbe.
In sostanza quindi, se si sceglie il trattamento pensionistico sbagliato, si percepirà a vita una pensione più bassa di quella che in realtà dovrebbe essere riconosciuta per gli anni di lavoro svolti. Per esempio, chi nel 2024 raggiunge i 41 anni di contributi versati può decidere di andare in pensione sia con Quota 103 (che somma 62 anni di età e 41 anni di contributi), sia con Quota 41 per i precoci. La scelta non deve essere casuale, perchè uno dei due trattamenti è decisamente più vantaggioso dell’altro. Vediamo insieme nel dettaglio in cosa si differenziano.
Fare la scelta giusta
La differenza maggiore tra Quota 103 e Quota 41 per i precoci sta nel calcolo della pensione: chi sceglie Quota 103 perde un terzo della pensione rispetto a chi sceglie Quota 41. Nello specifico infatti, per rientrare in Quota 103 basta avere 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, mentre per rientrare in Quota 41 per i precoci il lavoratore deve rientrare nella categoria dei caregiver, degli invalidi, degli addetti ai lavori gravosi oppure ai disoccupati. Inoltre, per Quota 41 per i precoci, almeno 12 mesi di contributi devono essere stati versati prima del compimento del 19esimo anno di età.
Ciò detto, se si ha possibilità di scegliere tra le due opzioni di trattamento pensionistico, bisogna prendere in considerazione il calcolo della pensione. Infatti, Quota 41 calcola l’assegno della pensione con il metodo retributivo fino al 31 dicembre 2011, e gli anni successivi con il metodo contributivo. Al contrario, con Quota 103 si usa esclusivamente il metodo di calcolo contributivo, che è più svantaggioso. Questo fa sì che chi sceglie erroneamente di andare in pensione con Quota 103 invece che con Quota 41 per i precoci, prenderà una pensione più bassa di un terzo rispetto all’altra opzione.