Negli ultimi anni va molto di moda mangiare al sushi. Ma bisogna fare attenzione perchè esso può essere nocivo per la nostra salute.
Ti piace mangiare al sushi? Negli ultimi anni sempre più persone usufruiscono della formula “all you can eat” che implica mangiare pesce crudo a prezzi stracciati e senza limiti. Questa nuova abitudine alimentare può essere pericolosa? Ebbene si. Infatti per evitare intossicazioni bisogna essere sicuri che sia stata garantita la catena del freddo, e che il pesce sia stato abbattuto.
Il rischio di intossicazione maggiore, infatti, correlato al consumo di pesce crudo, è imputabile alla presenza di un parassita che può infettare pesci come salmone, merluzzo, calamaro ecc. Ingerendo il pesce crudo con tali parassiti, si dà libero accesso alla larva nell’intestino. Il rischio biologico del pesce crudo quindi non deve essere sottovalutato, anche quando si consuma a casa e viene acquistato nella pescheria di fiducia. Ma se si ha un intossicazione da pesce crudo, quali malattie si può andare incontro?
Le patologie associate al consumo di pesce crudo rappresentano una serie di rischi significativi per la salute umana. Tra queste, il botulismo alimentare costituisce una seria minaccia, essendo causato dalla tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum, la quale può essere presente nel pesce crudo. I sintomi associati a questa condizione includono annebbiamento della vista, difficoltà di espressione, secchezza della bocca, debolezza muscolare e paralisi. L’antitossina rappresenta il trattamento primario, richiedendo un’urgente somministrazione.
La Listeriosi, provocata dal batterio Listeria monocytogenes, è un’altra malattia associata al consumo di pesce crudo non trattato. I sintomi comprendono nausea, febbre, diarrea e dolori muscolari, con possibili complicazioni come meningite, encefalite e setticemia nei casi più gravi. L’approccio terapeutico prevede l’uso di antibiotici.
La salmonella è ben nota come patologia derivante dal consumo di pesce crudo, manifestandosi con febbre, nausea, vomito e diarrea. Nei casi più gravi, si possono verificare infezioni delle meningi e batteriemie. Il trattamento si focalizza sulla gestione sintomatica dei sintomi.
L’Anisaki, un parassita in forma larvale, può causare disturbi quali dolore, nausea e vomito. Esso si presenta in forma larvale, sottile, di colore bianco crema e lungo circa 1/3 centimetri. Può penetrare nella nostra mucosa. La rimozione chirurgica del parassita costituisce l’approccio terapeutico.
La botriocefalosi, derivante dall’ingestione del verme Diphyllobotrium latum nel pesce crudo, può manifestarsi con sintomi quali nausea, vomito, crampi, perdita di peso e anemia. Infine, la presenza delle larve dei trematodi Opisthorchis nel pesce crudo può condurre all’Opistorchiasi, caratterizzata da dolori addominali, febbre, cefalea, stanchezza e perdita di peso.
Affrontare tali rischi richiede l’adottare rigorose procedure di controllo e trattamento, incluso il congelamento a temperature inferiori a -23 gradi Celsius dopo l’eviscerazione del pesce. La cottura a temperature superiori a 60 gradi per almeno un minuto costituisce un metodo sicuro per prevenire la trasmissione di patogeni. Benché siano stati documentati casi gravi, la morte direttamente attribuibile al consumo di pesce crudo adeguatamente trattato è stata estremamente rara. Tuttavia, è essenziale garantire la qualità e il trattamento appropriato del pesce consumato, sia a domicilio che in ristoranti.
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