Alcuni studi condotti da un neuroscienziato dell’Università di Harvard hanno rilevato che un certo tipo di musica aiuta a potenziare la memoria e la concentrazione: scopriamo quale.
Diciamolo subito: un vero e proprio e, forse ancora più importante, “unico” genere di musica che consenta in modo universale agli esseri umani di acuire le facoltà di concentrazione e di memoria pare non ci sia. O meglio: non è ancora stato trovato. Tuttavia, secondo alcuni studio condotti presso l’Università di Harvard nel Massachusetts, ognuno di noi avrebbe il proprio.
Cosa significa? Ebbene, in base alle evidenze riscontrate dal dottor Srini Pillay, psichiatra e neuroscienziato di Harvard, esiste per ogni individuo uno specifico tipo di musica che massimizza in maniera significativa le capacità di concentrazione. Tuttavia, la caratteristica principale di questo tipo di musica è proprio il fatto che vari di persona in persona.
Di quale musica si tratta, quindi? Della musica considerata “famigliare”, ovvero della musica che conosciamo meglio, che abbiamo ascoltato di più durante il corso della nostra vita. Potremmo anche dire: di quella che “conosciamo a memoria”, anche se magari non ricordiamo esattamente ogni singola parola, ogni singola battuta oppure ogni singolo movimento. Ecco dunque il perché delle variazioni di genere, che per alcuni può essere il Rock, per altri il Jazz e per altri ancora la Classica. Ma perché ciò avviene?
In che modo la musica famigliare influenza il cervello
Dunque, stando a quanto emerso dagli studi, il tipo di musica che abbiamo ascoltato più a lungo durante il corso della nostra vita nonché quella che conosciamo meglio e che ricordiamo più facilmente, quando riprodotto ci aiuta a potenziare la memoria e la concentrazione. Ma perché avrebbe su di noi questo effetto?
Innanzitutto, come già accennavamo, perché attiva immediatamente l’area cerebrale considerata la vera e propria “sala di comando” della memoria, ovvero l’ippocampo e la corteccia – detta entorinale – che lo circonda: ad esempio, se siamo fan dei Queen da tutta la vita, ci basterà ascoltare il primo secondo di “Bohemian Rhapsody” per attivare l’ippocampo a ricordare ogni parola e nota del brano, già a partire dal primo verso che recita il leggendario enigma “Is this the real life?”.
Inoltre, il fatto di conoscere il brano così approfonditamente ci conduce ad un altro “ingrediente” particolarmente importante, in questo caso per quanto riguarda la concentrazione: ovvero l’anticipazione, la prevedibilità. In altre parole, essendo il brano così famigliare sappiamo con esattezza “chirurgica” come evolverà, quale nota successiva seguirà la precedente così come sappiamo anche quale verso, magari il nostro preferito, stia per arrivare.
Tutto ciò risulta una sorta di vera e propria ginnastica per la mente: avendo potenziato le sue capacità mnemoniche e di concentrazione attraverso l’ascolto della musica famigliare, in una sorta di “riscaldamento” cerebrale simile a quello che effettuiamo per preparare i muscoli agli sforzi, ecco che a seguito di queste attività sarà più responsiva e tonica, nonché propensa a concentrarsi di più e a ricordare meglio.