Stangata sulle pensioni e questa volta è decisiva. Si perde tantissimo a causa del cosiddetto tasso di sconto. Ecco di cosa si tratta
Nuovo allarme sulle pensioni. Il Governo ci ha messo mano con una riforma, ma c’è poco chiarezza sulla questione del tasso di sconto. Il rischio è che l’età pensionabile cresca ancora e questo mette in allarme molti lavoratori, ma anche tanti giovani, sempre più precari e disoccupati per la carenza di posti di lavoro. La stangata arriverà giù dai primi mesi del 2024.
Cosa succederà alle pensioni nel 2024? Ecco le previsioni su cosa può accadere a partire dal 2024 a causa di una modifica e della poca chiarezza sui nuovi calcoli delle pensioni. La tabella è stata pubblicata per il biennio 2023-2024 senza alcuna trasparenza sui coefficienti di trasformazione. Questo comporta una nuova situazione di incertezza e instabilità.
Una nuova riforma causa una stangata alle pensioni: ecco cosa è successo
La nuova tabella con i nuovi coefficienti di trasformazione per il biennio 2023-2024 prevede una nuova stangata sulle pensioni. Una situazione che sta creando tanto allarme, perché i nuovi coefficienti sono avvolti nel mistero a causa della mancanza di trasparenza che li caratterizza fino all’inizio della riforma. L’allarme inoltre è generato da un altro fattore a cui si deve la stangata del tasso di sconto, che in poche parole significa pensioni più basse.
Con il decreto del 1 dicembre 2023 è stata prodotta la tabella dei nuovi coefficienti poco chiari che resteranno in vigore anche nel 2024. La tabella reca la nota: tasso di sconto:1,5%. La relazione tecnica ha spiegato che non è altro che il tasso di crescita reale di lungo periodo de PIL (prodotto interno lordo), però non ha specificato se c’è un legame o meno tra i coefficienti di trasformazione e il dato macroeconomico.
I coefficienti di trasformazione sono i valori utilizzati per calcolare l’importo delle pensioni contributive, ovvero quelle maturate dai contributi da lavoro, nel sistema Ndc (Notional Defined Contribution). É in pratica un conto virtuale su cui il lavoratore deposita i contributi e il saldo del conto viene diviso per la vita residua del pensionato, per ottenere l’importo annuo della pensione.
La riforma Dini non ha specificato come vengono erogate le pensioni successive alla prima. Il modello Ndc prevede che nel conto personale continuino a maturare interessi anche dopo il pensionamento. Il problema principale riguarda le pensioni contributive: nel modello Ndc l’indicizzazione avviene al tasso di crescita nominale del Pil e questo garantisce un aumento del potere d’acquisto delle pensioni con il tempo.
La mancanza di trasparenza nei calcoli delle pensioni contributive ha causato disparità tra le prime e quelle retributive. L’aumento del coefficiente di trasformazione è avvenuto in modo segreto, senza spiegare che ciò avrebbe comportato una rinuncia all’indicizzazione del Pil nominale. Si rischia così l’aumento ancora una volta dell’età pensionabile, perché si prospetta l’unica soluzione per ridurre il tasso di sconto, come è avvenuto in paesi come la Svezia.