Jannik Sinner si gode il successo mettendosi al volante di un bolide, rivelando una passione finora rimasta celata
“La prima cosa che viene in mente è il suono del motore, è incredibile”. A parlare è Jannik Sinner descrivendo tutte le sensazioni che ha provato sedendosi nell’abitacolo di una delle auto più costose al mondo. L’entusiasmo del campione di tennis è stato premiato dalla casa di produzione, tanto che hanno deciso di invitarlo a fare un giro nella fabbrica e nel museo, oltre a consentirgli una prova in pista sotto gli occhi vigili del test driver Raffaele De Simone.
“Ho sempre avuto una grande passione per i motori, è stato mio papà a passarmela”, svela il tennista originario di San Candido, sorprendendo anche i suoi fan più accaniti. “Sono felice di vedere il lavoro e la storia che c’è dietro. Quello che mi ha colpito è l’onore con cui lavorano qui”, ha ammesso sottolineando che mettersi alla guida di queste macchine gli faccia venire i brividi lungo la schiena: “Per me era la prima volta ed è stata un’emozione incredibile”.
Jannik Sinner guida due Ferrari: “Mi sono sentito…”
È l’anno della definitiva consacrazione per Jannik Sinner, il tennista con le tante vittorie ottenute nel circuito ATP quest’anno sta veleggiando spedito verso il podio del ranking mondiale, dove attualmente occupa la quarta posizione. La sua ascesa è iniziata prestissimo, basti pensare che ha solo 22 anni. Eppure ha già alle spalle una carriera incredibile, impreziosita dai numerosi trofei che è riuscito a mettere in bacheca.
Pare che non abbia ancora un garage tutto suo, come tanti suoi colleghi, ma la Ferrari ha deciso di stuzzicarlo facendogli provare due dei modelli di punta: la Ferrari SF90 Spider Assetto Fiorano e la Ferrari Purosangue. Nell’intervista concessa ai microfoni dello storico marchio automobilistico non ha nascosto l’emozione per esser stato invitato a Maranello: “La prima cosa che mi viene in mente è il suono e quello del motore Ferrari è unico”.
Tra le altre cose ha parlato anche di Formula Uno, con cui di recente ha iniziato a collaborare: “L’ho sempre seguita, spesso con mio nonno. Nel tennis se giochi di domenica è perché sei in finale, quindi se non riuscivo a vedere le gare era per un buon motivo”. Sui bolidi che ha avuto modo di testare ha ammesso: “Mi sono sentito avvolto nell’auto, come se fosse un prolungamento del mio corpo. Un po’ come la mia racchetta: solo molto più grande…”.