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Economia

INPS, in Cassa integrazione per il caldo: ecco quando si può richiedere

Cassa integrazione per il caldo, l’INPS fa chiarezza: quando si può richiedere e tutte le informazioni utili

L’Italia è alle prese con l’emergenza caldo. Da un paio di settimane a questa parte, le temperature sono elevatissime in tutta la Penisola e l’afa contribuisce in maniera considerevole a rendere l’aria irrespirabile. Purtroppo, gravi conseguenze le sta riscontrando il mondo del lavoro, dove svariati dipendenti e operai hanno accusato malori o addirittura perso la vita mentre svolgevano le rispettive mansioni.

INPS, in Cassa integrazione per il caldo: ecco quando si può richiedere (Foto Ansa) – Linkcoordinamentouniversitario.it

Per contrastare questo triste fenomeno, il Governo e le parti sociali hanno stipulato un protocollo quadro per l’adozione di misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche. Si tratta di misure aggiuntive a quelle già previste dall’ordinamento italiano, come ad esempio la cassa integrazione.

Quest’ultima viene utilizzata soprattutto per tutelare i lavoratori dal caldo estremo. Ma quali sono le condizioni in base alle quali è possibile richiederla? A ricordarlo ci ha pensato l’INPS tramite una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale.

Cassa integrazione per il caldo, l’INPS fa chiarezza: tutti i dettagli e le informazioni utili

L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ci ha tenuto innanzitutto a sottolineare che le condizioni climatiche attuali incidono pesantemente sulle attività lavorative, tanto da poterne comportare anche la loro riduzione o sospensione.

Nel caso si verificassero le condizioni, i datori di lavoro possono fare richiesta di un trattamento ordinario di integrazione salariale (CIGO) utilizzando la causale “sospensione o riduzione dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori”. Inoltre, i datori di lavoro hanno la possibilità di richiedere le integrazioni salariali anche in caso di caldo eccessivo che non consenta il regolare svolgimento delle attività lavorative. In tale evenienza, dovranno utilizzare la causale “evento meteo” per “temperature elevate”.

Cassa integrazione per il caldo, l’INPS fa chiarezza: tutti i dettagli e le informazioni utili (Foto Ansa) – Linkcoordinamentouniversitario.it

L’INPS, tuttavia, riferisce che non è possibile inoltrare due domande diverse relative agli stessi lavoratori e a periodi (di sospensione o riduzione) interamente o parzialmente sovrapponibili. “Possono essere riconosciute come integrabili sia le giornate/ore in cui è stato accertato l’effettivo verificarsi dell’evento meteo avverso sia, indipendentemente dal predetto accertamento, le giornate/ore per le quali le predette ordinanze hanno vietato lo svolgimento delle attività lavorative”, si legge nella nota.

Come già chiarito in comunicazioni passate, l’INPS ricorda che la CIG per il caldo può essere richiesta quando la temperatura supera i 35 °C. Esistono, però, delle “eccezioni” per le quali la domanda può essere accolta nonostante le temperature siano pari o inferiori a 35 °C. Ovvero quelle situazioni in cui si considera la “temperatura percepita”, che è solitamente è sempre più elevata di quella reale. Esempi? Attività svolte sotto il sole o tramite l’utilizzo di macchinari che producono forte calore, o se il lavoro deve essere effettuato con elementi di protezione come tutte, caschi o guanti. Anche un elevato tasso di umidità contribuisce in modo cruciale a determinare temperature “percepite” maggiori a quelle effettive.

Attività al chiuso

l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale precisa che tutto ciò vale anche per le attività al chiuso, nei casi in cui non sia possibile beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro. Oppure nei casi in cui magari l’utilizzo di tali sistemi non è compatibile con le lavorazioni svolte.

Eventi oggettivamente non evitabili

In conclusione, l’INPS segnala che entrambe le causali rientrano nel novero degli eventi oggettivamente non evitabili. Pertanto:

  • Non è richiesta l’anzianità di effettivo lavoro di 30 giorni che i lavoratori devono possedere presso l’unità produttiva per la quale viene richiesto il trattamento;
  • I datori di lavoro non sono tenuti al pagamento del contributo addizionale nelle misure previste;
    il termine di presentazione della domanda è l’ultimo giorno del mese successivo a quello in cui l’evento si è verificato;
  • L’informativa sindacale non è preventiva ed è sufficiente per i datori di lavoro, anche dopo l’inizio della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, comunicare alla RSA o alla RSU e alle articolazioni territoriali delle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative, la durata prevedibile del periodo per cui è richiesto l’intervento di integrazione salariale e il numero dei lavoratori interessati;
  • Per le imprese dell’industria e dell’artigianato edile e dell’industria e dell’artigianato lapidei, detta informativa è dovuta solo per le richieste di proroga dei trattamenti con sospensione dell’attività lavorativa oltre le 13 settimane continuative.
Giuseppe Canetti

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