In pensione prima con lavoro gravoso, rientrano anche gli operatori socio sanitari? La verità è questa

In Italia è possibile andare prima in pensione per chi svolge un lavoro gravoso: vediamo se vale anche per gli operatori socio sanitari

I lavori gravosi o usuranti sono quelli che risultano particolarmente pesanti o logoranti per il tipo di attività svolta. In favore di questa categoria di lavoratori la legge interviene offrendo tutele ben precise, anche in materia di pensionamento.

Prima in pensione con lavoro gravoso: cosa accade gli OSS
Prima in pensione con lavoro gravoso: cosa accade gli OSS – linkcoordinamentouniversitario.it

Con il decreto legislativo 67 del 2011, è stata individuata la lista dei lavori considerati usuranti. Secondo la normativa può essere considerato lavoro usurante un’attività che prevede l’esecuzione di mansioni pratiche che sono fonte di stress e aumentano la possibilità di infortuni. Le tutele offerte dalla legge, a questa categoria di lavoratori, riguardano la pensione di anzianità che comporta particolari vantaggi.

Lavoro gravoso e pensioni anticipata: vale anche per gli operatori socio-sanitari?

La legge ha individuato le categorie di lavori che sono considerati gravosi dall’INPS in base alla normativa di riferimento. Nello specifico appartengono a tale elenco i lavori:

Prima in pensione con lavoro gravoso: cosa accade gli OSS
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  • In galleria cava o miniera
  • Ad alte temperature
  • In cassoni di aria compressa
  • I Palombari
  • Lavorazioni del vetro cavo
  • Rimozione della pianta
  • Eseguiti in spazi ristretti
  • A catena o in serie
  • Conducenti di veicoli destinati a Servizio Pubblico di trasporto collettivo.

I lavori usuranti sono svolti in particolari situazioni che possono mettere a rischio la salute e psicofisica del lavoratore, a causa della quantità di tempo e dell’intensità. Per questo motivo anche gli operatori socio-sanitari rientrano in questa categoria e hanno la possibilità di accedere sia all’Ape sociale che a Quota 41.

L’Ape sociale è uno scivolo pensionistico che permette di ritirarsi dal lavoro all’età di 63 anni e cinque mesi. L’importo percepito dal lavoratore non può essere superiore a 1.500 euro mensili, che saranno erogati fino al compimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia. Quota 41 invece permette di accedere alla pensione con 41 anni di contributi versati, a prescindere dal requisito anagrafico.

Per poter accedere a quest’opportunità però è necessario che sia avvenuto il versamento di almeno 12 mesi di contribuzione da lavoro effettivo prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Quest’opzione infatti è rivolta ai cosiddetti lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare e dunque a versare contributi in giovane età. Al termine di ogni anno è possibile inviare la domanda di certificazione dei requisiti pensionistici per verificare la maturazione di quelli che consentono di accedere a Quota 41.

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