In pensione a 62 anni, cosa c’è di vero

L’idea di poter andare in pensione a 62 anni potrebbe sembrare un miraggio per alcuni, invece non è poi così impossibile.

Ogni lavoro, non solo quelli che richiedono uno sforzo fisico, può essere faticoso, soprattutto se si ricopre un ruolo di responsabilità da cui può dipendere il destino di un’azienda. Essere sottoposti a pressione e stress può essere più che naturale, a maggior ragione in un periodo come questo in cui nemmeno avere un contratto a tempo indeterminato può dare molte garanzie (basti pensare alle crisi improvvise che possono condizionare l’operato di un’azienda).

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Andare in pensione a un’età non troppo avanzata è il sogno di molti – Foto | Linkcoordinamentouniversitario.it

Poter andare in pensione è quindi considerato un momento attesissimo da molti, in cui si ha la possibilità di godere del meritato riposo e dedicare così tempo ai propri affetti più cari. Le ultime leggi che erano state approvate avevano però innalzato non di poco l’età in cui arrivare a questo traguardo, generando non pochi problemi e polemiche per molti. Si starebbe però pensando di dare una svolta drastica a quanto accade da qualche tempo.

Andare in pensione a 62 anni è davvero possibile?

Desiderare di andare in pensione a un’età non troppo elevata così da poter essere ancora attivi e magari, se possibile, occuparsi dei nipotini oltre a poter dedicare del tempo alle proprie passioni è più che naturale. La tanto criticata Legge Fornero ha però allontanato sempre di più questo traguardo così meritato, nonostante possa esserci il rischio di non riuscire a rendere come un tempo sul lavoro quando non si è più giovanissimi.

La situazione potrebbe però presto cambiare, anzi questo sarebbe uno degli obiettivi dichiarati da parte del governo, che vorrebbe modificare la riforma in essere prima della fine della legislatura.

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Tanti pensionati si occupano dei nipotini – Foto | Linkcoordinamentouniversitario.it

Per rendere questo possibile è inevitabilmente necessario cancellare la riforma promulgata dall’ex Ministro del Lavoro che aveva causato problemi a non pochi lavoratori, creando così una categoria che ha sofferto enormemente, quella degli “esodati”.

Le idee allo studio potrebbero essere due, così da tornare a quanto era previsto in passato. Si potrebbe pensare di arrivare alla pensione con 41 anni di contributi e senza alcun vincolo di età, in modo tale da non danneggiare eccessivamente anche chi inizia la propria carriera lavorativa dopo avere superato i vent’anni perché ha conseguito una laurea. In alternativa, si arriverebbe alla pensione a 62 o 63 anni di età sempre per chi ha contributi versati prima del 1996, ma con assegno calcolato con il solo metodo contributivo nell’immediato, e poi con il sistema misto a 67 anni.

Un obiettivo fondamentale

Il governo guidato da Giorgia Meloni sin da subito aveva sottolineato come ritenesse fondamentale abbassare l’età in cui poter raggiungere l’età della pensione, così da allargare la platea dei beneficiari e non dover attendere troppo lungo. Del resto dell’esecutivo fa parte Matteo Salvini, da sempre uno dei più convinti oppositori della Legge Fornero, pur essendo ora Ministro di Trasporti.

La strada per arrivare a questo obiettivo potrebbe essere però più lunga del previsto. L’idea a cui si starebbe pensando sarebbe quella di adottare il metodo contributivo per qualsiasi pensionamento prima dei limiti di vecchiaia. Questo sarebbe affiancato da una maggiore copertura previdenziale dei giovani, spingendoli a pensare a soluzioni importanti quali le coperture integrative, che potrebbero consentire di avere un sostegno maggiore una volta conclusa la propria carriera lavorativa.

Il 2025 è destinato a essere un anno decisivo, in cu si potrà capire quale sarà la decisione da prendere. Non è detto, infatti, che la nuova manovra possa essere adottata già il prossimo anno, in caso contrario sarà necessario stabilire se confermare ancora per 12 mesi Quota 103 nell’attuale formato o passare a Quota 104, che era una delle ipotesi iniziali. Entrambe le strade possono essere comunque interpretate come una soluzione migliorativa rispetto a quanto in vigore finora.

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