Gli scienziati ritrovano il metodo usato migliaia di anni fa: oggi potrebbe salvarci la vita

Gli scienziati hanno ritrovato il metodo usato migliaia di anni fa. Oggi potrebbe davvero salvarci la vita.

origine antiche
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Dalla semina primordiale al progresso moderno, i metodi di coltivazione hanno subito un’evoluzione sorprendente. Dall’agricoltura tradizionale all’adozione di pratiche innovative, l’umanità ha costantemente cercato modi per aumentare la resa e preservare le risorse, plasmando così il volto dell’agricoltura. Conosciamo meglio un metodo che usavano migliaia di anni fa ed è tornato attuale

Qual è il metodo antico che potrebbe salvarci la vita?

Questo metodo di agricoltura, riduce l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, poiché le soluzioni nutritive possono essere attentamente bilanciate per soddisfare le esigenze specifiche delle piante. Ciò porta a prodotti agricoli più sani e privi di residui chimici dannosi.

Parliamo di agricoltura senza acqua, nota anche come agricoltura idroponica, che rappresenta un’innovazione rivoluzionaria nel mondo agricolo. Questo metodo, che elimina completamente l’uso del suolo e si basa sull’approvvigionamento idrico tramite soluzioni nutritive, ha il potenziale per risolvere molte delle sfide legate alla scarsità d’acqua e alla produzione alimentare sostenibile.

Quali sono le sue origini?

L’agricoltura idroponica non è una pratica nuova, ma le sue origini risalgono a migliaia di anni fa. Le antiche civiltà, come gli Aztechi e i Babilonesi, utilizzavano tecniche simili per coltivare piante su isole artificiali galleggianti o su terrazze costruite sopra i fiumi. Solo negli ultimi decenni che questa tecnica ha visto un’esplosione di interesse e sviluppo, grazie ai progressi nella tecnologia e alla crescente consapevolezza ambientale.

Chi utilizza l’agricoltura senza acqua?

E’ adottata in tutto il mondo, sia in contesti rurali che urbani. Negli ambienti urbani, le coltivazioni idroponiche vengono spesso praticate all’interno di serre verticali o container riconvertiti, consentendo la produzione di alimenti freschi e locali direttamente nelle città.Le aree desertiche e aride, dove l’acqua è scarsa, stanno sempre più sfruttando questa tecnologia per garantire la sicurezza alimentare delle loro popolazioni.

Quali prodotti si possono coltivare?

Questo metodo, consente la coltivazione di una vasta gamma di prodotti agricoli, tra cui verdure a foglia verde, pomodori, peperoni, fragole, erbe aromatiche e molto altro ancora. Le piante vengono coltivate in substrati inerti, come fibre di cocco o perlite, e ricevono l’acqua e i nutrienti necessari attraverso soluzioni nutritive appositamente formulate. Questo permette una crescita rapida e controllata delle piante, con rese superiori rispetto ai metodi tradizionali.

Metodo di coltivazione

La coltivazione richiede l’uso di sistemi idroponici specializzati, che possono variare in base alla scala e alla complessità dell’operazione. I sistemi più comuni includono il sistema a goccia, il sistema a flusso e riflusso, il sistema di coltivazione in fibra di cocco e il sistema NFT (Nutrient Film Technique). Questi sistemi forniscono alle piante una combinazione ottimale di acqua, nutrienti e ossigeno, promuovendo una crescita sana e vigorosa.

Benefici significativi

Offre una serie di benefici significativi rispetto ai metodi agricoli tradizionali. Innanzitutto, consente un notevole risparmio di acqua, poiché il sistema ricicla e ricicla continuamente la stessa soluzione idrica. Questo è particolarmente importante in regioni soggette a siccità o a risorse idriche limitate.

L’agricoltura senza acqua consente una produzione alimentare localizzata e sostenibile, riducendo la dipendenza dalle importazioni e migliorando la sicurezza alimentare delle comunità locali.

agricoltura idroponica
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Questo metodo vecchio migliaia di anni, rappresenta un’opportunità entusiasmante per migliorare la sostenibilità e l’efficienza del settore agricolo, offrendo una soluzione innovativa per sfide globali come la scarsità d’acqua e il cambiamento climatico. 

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