Allarme soda caustica nel latte: l’azienda TreValli è sotto accusa per aver messo in commercio del latte deteriorato corretto.
Da giorni non si parla d’altro, e l’azienda TreValli deve ora rispondere dell’accusa di aver corretto il latte deteriorato con la soda caustica e l’acqua ossigenata, e di averlo messo in commercio nonostante fosse deteriorato. Ecco quello che sta succedendo.
Allarme soda caustica nel latte
La TreValli Cooperlat è una delle principali aziende del settore lattiero-caseario italiano, ma da qualche giorno si trova nell’occhio di un ciclone a causa di un’accusa molto grave. Qualche giorno fa infatti alcuni prodotti presenti nello stabilimento di Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro, una delle società che il gruppo TreValli controlla, sono stati sequestrati dalla procura di Pesaro per presunte violazioni gravi. Quello che la procura sospetta è che l’azienda abbia usato della soda caustica e dell’acqua ossigenata per correggere il latte deteriorato e coprirne l’acidità, per poi metterlo in commercio nonostante non potesse essere venduto.
A muovere l’accusa è stata un’ex dipendente della TreValli, che ha fatto i nomi di 9 persone, tra cui figurano pezzi grossi dell’azienda, un consulente esterno e un tecnico di laboratorio. Dopo la denuncia, in cui la donna dice che la pratica di “correggere il latte” era non solo all’ordine del giorno, ma anche nota a tutti all’interno dell’azienda, la Procura di Pesaro ha sequestrato 200 tonnellate di latte e altri prodotti caseari. Considerando che la TreValli esporta i suoi prodotti anche all’estero, la presenza sul mercato dei suoi prodotti è davvero ampia, e di conseguenze è proporzionalmente grave l’accusa.
Cosa rischia l’azienda
Correggere il latte con la soda caustica e l’acqua ossigenata viola le regole sulla sicurezza alimentare e sulla correttezza delle pratiche aziendali, poichè la soda caustica è una sostanza corrosiva e pericolosa per l’uomo. A favore dell’azienda c’è il fatto che la soda caustica non è una sostanza facilmente rilevabile durante i controlli, leva su cui l’azienda fa forza per respingere tutte le accuse della sua ex dipendente. Ad ogni modo le indagini sono ancora in corso, e solamente a risultati completi si potrà dire dove si trova la ragione.
I prodotti che i Carabinieri e la Polizia giudiziaria hanno sequestrato e ritirato dal mercato ammontano ad un valore totale di oltre 800 mila euro, e le indagini per frode alimentare sono iniziate. Da parte sua, Fattorie Marchigiane ha dichiarato di essere disposta a collaborare, e non resta che vedere se le accuse della ex dipendente sono fondate oppure no. Nel dubbio è meglio non acquistare i prodotti di questa azienda, almeno finchè non sarà fatta luce sull’intera vicenda.