Se vuoi una vita più equilibrata e più tempo libero, l’Italia non fa per te, lo dice una ricerca: l’equilibrio vita-lavoro non esiste.
L’equilibrio tra vita privata e lavoro è diventato l’obiettivo da raggiungere della nuova generazione, ma questo in Italia sembra un traguardo impossibile, e a dirlo è un report allarmante. Ecco perchè gli italiani non ce la fanno più e le dimissioni spontanee stanno aumentando vertiginosamente.
Equilibrio vita-lavoro
L’attenzione all’equilibrio tra vita privata e lavoro è un fenomeno relativamente recente, che soprattutto grazie alla pandemia di Covid-19 ha riportato il focus sulla famiglia, sugli affetti e sul tempo libero. Oggi lavorare non è più al primo gradino delle priorità, e non nel senso che non si vuole più lavorare, ma che non si è più disposti a sacrificare la vita privata per lavoro. Questo vuol dire che le generazioni di oggi vogliono lavorare il giusto, ed essere pagate equamente.
In Italia però la situazione è più che mai allarmante, perchè i datori di lavoro non si curano (quasi mai) del benessere psico-fisico dei propri dipendenti e anche a causa della tecnologia, che rende tutti reperibili H24, oggi sono in pochi quelli che possono dire di staccare dal lavoro e non pensarci fino al giorno dopo. A rivelare quanto è sbilanciato il rapporto tra vita privata e lavoro in Italia è un’analisi effettuata sull’Indice di Equilibrio Vita-Lavoro Europeo. Dei 30 Paesi Europei analizzati, l’Italia si trova al 27esimo posto.
La difficile situazione dell’Italia
Questo report classifica il lavoro in Europa secondo il numero di giorni di ferie a disposizione dei lavoratori, dell’assistenza sanitaria, del salario minimo (che in Italia non c’è), degli orari di lavoro, dei congedi a disposizione, dei livelli di inclusività LGBTQ+ e dei livelli di felicità. La situazione italiana, che si posiziona tra i fanalini di coda di questa classifica, è davvero drammatica, e da noi ben 2 milioni di lavoratori lavorano più di 50 ore a settimana.
Questo toglie ore essenziali alla vita privata, andando a incidere negativamente sul benessere mentale dei singoli lavoratori. Basti pensare alla giornata lavorativa tipica italiana, che prevede le 4 ore mattutine, una pausa pranzo spesso inferiore a un’ora e il pomeriggio altrettanto pieno di lavoro. Mediamente da noi si finisce di lavorare alle 18.00, ma i telefoni aziendali non si spengono mai e spesso si finisce di lavorare a casa, dopo cena. Questo sta letteralmente logorando i lavoratori che, soprattutto tra i giovani, stanno iniziando a dire basta.
Infatti, considerando questi dati, non sorprende il sempre maggior numero di dimissioni volontarie a cui stiamo assistendo nell’ultimo periodo.