In pochi sanno che in Italia è esistita una tassa sul celibato: i single dovevano pagarla a priori. Ecco di cosa stiamo parlando
L’Italia impone ai suoi cittadini diverse tasse da pagare. Si tratta di denaro necessario per garantire il corretto funzionamento dell’amministrazione statale. Ma nel corso del tempo sono state lanciate e rimosse numerose tasse, oppure modificate.
Lo abbiamo visto nel corso di questi anni. Ad esempio, il Canone Rai non è rimasto lo stesso e in molti chiedono che venga eliminata. Diversamente da quello che si può pensare, le tasse non rimangono mai uguali. Però ce ne sono alcune che hanno segnato in maniera profonda l’Italia. Si tratta di tributi che al giorno d’oggi non potrebbero esistere. Uno dei tanti è la tassa sul celibato.
Tassa del celibato, un tempo esisteva per davvero: doveva essere pagata di single
A febbraio del 1927 venne istituita una tassa davvero particolare. Si tratta della tassa del celibato, cioè un tributo introdotto durante il periodo fascista. Si applicava solo alle persone single e di sesso maschile, con il proposito di favorire i matrimoni. L’obiettivo era quello di aumentare il numero delle nascite.
Questa tassa assecondava l’ideologia fascista secondo cui era indispensabile una popolazione numerosa per poter raggiungere gli obiettivi prefissati dal regime dittatoriale che vedeva la suo vertice Benito Mussolini. Ovviamente questa tassa serviva anche per avere un esercito il più numeroso possibile, in modo da affrontare con il numero sufficiente di soldati eventuali guerre, tra cui quelle espansionistiche, che hanno sempre fatto parte del disegno politico fascista.
La misura legislativa che prevedeva la tassa del celibato colpì più di 3 milioni di italiani (uomini ancora single si intende). L’ammontare partiva da 70 lire per le fasce più giovani, che andavano dai 25 ai 35 anni. Si saliva a 100 lire sino a 50 anni e poi si estingueva dai 66 anni in su. Come se non bastasse, nel corso degli anni successivi il regime fascista decise di aumentare l’importo per incassare ancora più denaro.
Così nell’aprile del 1934 e nel marzo del 1937 vennero introdotte aliquote che variavano seconda del reddito della persona. Quindi si pagava di più in base alla propria situazione economica. Per fortuna la legge fu abolita dal Governo Badoglio il 27 luglio 1943, dopo che Mussolini fu rimosso dalla carica di Capo del Governo e arrestato. Cadde così una delle tasse più bizzarre tra quelle esistite in Italia.