Un altro mondo è possibile, un altro sapere è necessario

by / Commenti disabilitati su Un altro mondo è possibile, un altro sapere è necessario / 53 View / 18 Marzo 2023

Studentɜ in piazza il 21 marzo contro le mafie

Le mafie sono un fenomeno complesso, variegato, nelle forme e nelle modalità d’azione. Si adattano al terreno in cui operano e al periodo in cui agiscono. Sono delle strutture di potere parallelo allo stato ma che non di rado trae da esso la linfa vitale sia sopperendo alle sue mancanze, sia infiltrandosi in esso. Se fino a qualche anno fa le mafie sembravano essere isolate in una parte circoscritta del Paese, ora sappiamo per certo non essere più così. Le mafie dei crudi crimini, sempre di più si insinuano nei meccanismi di potere e nel tessuto finanziario.

Alla luce di queste considerazioni che provano a restituire la complessità di questo fenomeno sociale non possiamo che mettere al centro due punti fondamentali che spesso si tende a dimenticare. In primis è importante ammettere che la mafia è in primo luogo una cultura, una cultura che non solo presta il fianco ma si trova perfettamente in linea con quella che è la cultura dominante del mondo neoliberale capitalista. Gli studi che negli ultimi anni hanno visto al centro la tematica delle mafie dimostrano come la struttura che si delinea al loro interno è basata su un approccio individualista, anti-cooperativa, antisolidale di subordinazione a uno o più vertici a cui tutto è dovuto. Quella delle mafie è una cultura fortemente patriarcale, machista e che vede la violenza fisica ma non solo come uno dei suoi strumenti cardine. Come studentз, se riconosciamo le mafie in primis come l’espressione di un prodotto culturale dobbiamo riconoscere la centralità dei saperi nel combatterle. Una scuola e un’università accessibili a tuttз, non del merito ma che educhino alla cooperazione e non alla competizione, luoghi della formazione dove la didattica è orizzontale e l’umiliazione è fortemente rigettata come strumento pedagogico, evitando così la creazione di un’idea di mondo e società che giustifichi strutture di potere tipiche dei contesti mafiosi e più in generale dei contesti di sfruttamento. 

La seconda considerazione centrale si è palesata in maniera chiara durante la pandemia: le mafie si rafforzano durante le crisi. Queste strutture si configurano come organi parastatali capaci di giungere dove lo stato non arriva, rafforzandosi sia su un piano economico legato ai profitti, sia di percezione della popolazione, in cui specialmente nelle zone più povere dimenticate dal Pubblico, assumono il ruolo di soddisfare i bisogni di base. Come giovani siamo consapevoli, guardando gli anni passati e ascoltando il parere degli scienziati, che pur essendo già in una fase di crisi i prossimi anni avranno una tendenza al peggioramento. Come giovani non possiamo negare che quello che ci aspetta è un futuro di crisi, ambientali, pandemiche, economiche e umanitarie che non farà che rafforzare gli apparati mafiosi aumentando le disuguaglianze e il benessere. Come giovani abbiamo una differente proposta di futuro, in cui la cultura e i saperi, e non i profitti, siano al centro; in cui l’educazione è il motore del cambiamento e non è la repressione il freno di esso, in cui il potere torni a essere impugnato dal basso e non dai vertici.

LA LOTTA: DAL BASSO PER I DIRITTI E NON CON LA REPRESSIONE

Qualche settimana fa è stato arrestato Matteo Messina Denaro, uno dei vertici di Cosa Nostra. Davanti alle dichiarazioni di vittoria del Governo dobbiamo riconoscere come il ruolo repressivo dello Stato non sia mai riuscito a sradicare le mafie nel nostro Paese. La strutturazione sociale sviluppata delle mafie dei giorni nostri permette, arrestati i vertici, di generarne subito di nuovi, grazie anche a un bacino da cui attingere estremamente ampio. Lз giovani che ogni giorno entrano nel circolo della criminalità organizzata sono tantissimз e ciò permette alle mafie di operare un ricambio continuo rigenerandosi senza difficoltà.

Le politiche securitarie, inoltre, colpiscono la maggior parte delle volte anelli deboli nella struttura mafiosa, quasi sempre senza mettere in campo dei meccanismi rieducativi, non migliorando ma anzi peggiorando la situazione.

Se non punire e reprimere quindi cosa si può fare? Il contrasto alle mafie deve vedere i saperi e i luoghi della formazione come prima arma. Permettere a ogni ragazzз di frequentare la scuola, garantendo il diritto allo studio con una legge che ancora manca, vuol dire dare strumenti per riconoscere e combattere la cultura mafiosa fuori dalle mura della scuola. Uno stato sociale che arrivi a tuttз nel garantire una vita dignitosa e combatta la corruzione è fondamentale, più in generale, per limitare lo spazio di manovra delle mafie. 

IL RUOLO DEI LUOGHI DELLA FORMAZIONE

Per ribellarsi alla mafia e sfuggire alle sue maglie è necessario innanzitutto avere strumenti per autodeterminarsi e riappropriarsi della decisionalità, tanto sui propri territori quanto sulle proprie vite. In questo giocano un ruolo centrale i luoghi della formazione: scuole e università sono luoghi in cui trasmettere la cultura dell’antimafia e in cui apprendere saperi che siano strumento di liberazione, con cui poter immaginare un mondo libero dalle mafie, in cui costruire un’alternativa al modello di potere attuale. Nel nostro paese viviamo inoltre un tasso di dispersione scolastica anomalo rispetto agli altri paesi dell’unione europea: nel 2022 abbiamo infatti raggiunto una percentuale di giovani 18-24enni uscitз precocemente dal sistema di istruzione e formazione del 12,7% a fronte di un tasso medio del 9% nel resto dell’Europa. Inoltre è importante sottolineare come anche questo dato mostri le evidenti disparità nel territorio italiano;  infatti, nelle regioni del Sud arriviamo a una percentuale media del 16,6%. Non possiamo ignorare l’impatto su questo tasso di tutte le barriere economiche e sociali che limitano il diritto allo studio nel nostro paese, e come queste barriere siano acuite nei territori del Sud, depauperati da decenni di politica concepisce il meridione solo come risorsa da sfruttare. È necessario investire radicalmente nella cultura e nell’istruzione, rifinanziando strutturalmente sia le scuole che le università, dando la priorità ai luoghi della formazione del sud, superando i criteri di merito che inaspriscono la differenza fra scuole e università di serie a e di serie b.

Le scuole e le università hanno un ruolo sul territorio anche rispetto alla popolazione tutta, come luoghi di trasmissione e divulgazione dei saperi e della cultura. Gli spazi scolastici ed universitari devono essere restituiti alla comunità e costituire l’alternativa (in molti casi unica) per migliaia di giovani alla criminalità.

 Non possiamo ignorare che i luoghi della formazione siano anche contesti che, replicando un modello gerarchico e nepotista, possono essere soggetti alla cultura mafiosa. Esempi ne sono tanto i casi di corruzione interna quanto gli accordi con soggetti privati, i cui interessi sono contrapposti a quelli del territorio, come nel caso della multinazionale del fossile ENI che intrattiene accordi con tantissimi atenei italiani seppur nel nostro stesso paese si sia macchiata di crimini ecologici come la distruzione della Val D’Agri, o come la SNAM, che accoglie quotidianamente centinaia di studenti nei progetti di PCTO. Nei nostri atenei e nelle nostre scuole esigiamo una reale trasparenza su tutti i procedimenti amministrativi interni, così come una reale decisionalità della componente studentesca.

L’ AUTONOMIA DIFFERENZIATA, ENNESIMO ASSIST DELLO STATO ALLE MAFIE

Per contrastare il fenomeno mafioso è fondamentale affrontare il tema delle disparità economiche all’interno del paese in maniera radicalmente differente rispetto alla direzione intrapresa dall’attuale governo. La recente approvazione del testo di legge proposto dal leghista Calderoli sull’autonomia differenziata ha mostrato il vero volto di questo governo, teso ad aumentare ancora di più le disuguaglianze all’interno del nostro paese, attaccando specialmente l’istruzione e la sanità, settori che sono da sempre stati fonte di tagli e che continuano ad essere attaccati soprattutto nel sud e nelle aree interne del Paese. 

Andare nella direzione dell’autonomia differenziata significa depotenziare gli anticorpi sociali  all’interno delle aree più povere del paese, inasprendo le differenze e la marginalità sociale ed economica. Il nostro paese è di fronte ad un passaggio cruciale e deve usare le risorse europee e nazionali sia per intervenire sulle aree di disagio sociale che costruire una progettazione economica che non metta al centro il profitto ma la tutela del territorio e dell’ambiente, alla ricerca e alla crescita scolastica, alla diffusione di tecnologie innovative, con al centro l’occupazione di qualità, in particolare per lз giovani.

LA DEMOCRAZIA 

O È DAL BASSO O NON È

Non è un caso che la mafia proliferi proprio nelle zone con maggiore disagio economico del Paese. In tante aree del nostro Paese l’idea di un futuro di precarietà e povertà da cui è impossibile sfuggire alimenta anche l’idea che ogni forma di autodeterminazione sia impraticabile. Le mafie sono, infatti, innanzitutto organizzazione del potere (politico, economico e sociale) tramite violenza espressa all’interno delle comunità di un determinato territorio ma accumulazione di potere vuol dire sottrazione di potere dalla comunità.

L’assenza di strumenti di partecipazione attiva sui territori alimenta ulteriormente questa convinzione. Questo sistema non educa alla decisionalità, la mafia diventa solo una modalità di cui si avvale il sistema per impedire l’autodeterminazione e che educa alla subordinazione di corpi e comunità.

Per avere una reale partecipazione dal basso abbiamo bisogno sia di strumenti culturali che diano voce a partire dallз giovani ma anche strumenti pratici di partecipazione come ad esempio spazi sociali. 

Vogliamo contrapporre alla decisionalitá verticistica del capitalismo e della democrazia liberale, i cui dati dimostrano una crisi sempre più acuta, una decisionalitá dal basso delle comunità e dei territori. Vogliamo contrapporre al potere machista e violento delle mafie un potere che sia transfemminista e della cura, che decida guardando ai bisogni di tuttз.