Tra tutte le iniziative inutili e dannose che il rettore Ajani poteva proporre in questo momento, l’aumento delle tasse studentesche era in cima alla classifica. E con precisione chirurgica è esattamente ciò che è stato annunciato, lunedì 8 giugno, alla riunione del tavolo tasse. Ancor più sconcertante, però, è che l’Ateneo non sia riuscito ad avanzare una sola buona ragione per giustificare l’aumento.
Alzare le tasse è un atto politico, prima ancora che tecnico. Bisogna avere credibilità per farlo e quella dell’Ateneo è ai minimi storici, soprattutto dopo la vicenda dell’amianto e della sua gestione.
Palazzo Nuovo forse riaprirà a settembre ma ci sono altre 15 sedi ritenute a rischio, da via Giuria a Palazzo Campana. Nel frattempo le biblioteche sono chiuse e inaccessibili, gli studenti di Informatica vivono anch’essi come “profughi” a causa della fatiscenza delle strutture, il SUISM ha visto chiudere la sede di Piazza Bernini e la conseguente dispersione dei suoi iscritti, oltre ad altri piccoli “inconvenienti” ad Economia in corso Unione Sovietica e allo stesso Campus Einaudi, la “perla” di UniTo.
Oggi ben quattordicimila studenti si ritrovano senza una sede, privi delle aule e degli spazi necessari, in una condizione che incide anche sulle loro finanze. Il nuovo regolamento tasse dovrebbe essere dunque per l’amministrazione di UniTo l’occasione per riconquistare credibilità a fronte di disagi così diffusi. Ma non è così, anzi.
Piuttosto che contenere le tasse per agevolare gli studenti in difficoltà, Ajani e la prorettrice Barberis vanno nella direzione opposta: non solo auspicano un aumento di “almeno” 100 euro a testa per tutti, ma dichiarano la volontà di tartassare ancor di più gli studenti fuoricorso per sbarazzarsene.
Per sostenere l’aumento, il governo di Unito ha deciso di fare un confronti con tre università in particolare: il Politecnico torinese, Milano Statale e l’Università di Padova. Tutti atenei nei quali (guarda caso!) la contribuzione studentesca è più alta rispetto alla nostra. Per di più, hanno regolamenti nettamente più iniqui e meno progressivi del nostro sistema, senza parlare del fatto che il Piemonte è una delle regioni del Nord più colpita dalla crisi.. basti guardare le cifre della disoccupazione giovanile.
Tasse più alte portano ad un’università meno accessibile e più elitaria: infatti, nonostante la disoccupazione, negli ultimi anni di incessanti aumenti gli iscritti provenienti da tecnici e professionali si sono dimezzati. Inoltre, un calo degli iscritti mette a forte rischio la sopravvivenza dei corsi di laurea più piccoli.
Forse dobbiamo aumentare le tasse perché siamo con l’acqua alla gola? E’ vero il contrario: con i nuovi criteri di assegnazione, UniTo quest’anno ha ricevuto dal ministero otto milioni di euro in più. Inoltre, ulteriori fondi stanno arrivando anche a regolamento invariato, a causa della riforma del calcolo dell’ISEE che in media aumenta gli oneri per i contribuenti: infatti, una percentuale non indifferente di studenti, con il nuovo calcolo, rischia di perdere la borsa di studio. E l’inflazione? Attualmente è addirittura negativa: -0.1%…
Insomma, l’unica spiegazione possibile per l’auspicato aumento sembra essere la paranoia di competizione con le voci di bilancio di altri atenei del nord Italia, collocati in contesti del tutto differenti da quello torinese. La verità è che le tasse le dovremmo ridurre, non aumentare!Peraltro, con il nuovo metodo di assegnazione dei fondi ministeriali, più studenti si hanno e più fondi si ricevono… e dato che i costi fissi di ateneo sono ben più cospicui dei costi vivi per studente, aumentare gli iscritti conviene due volte: si riceverebbero più fondi ministeriali e più fondi dalle tasse.
L’accanimento ideologico nei confronti dei fuoricorso è anche economicamente controproducente. I fuoricorso non contano ai fini delle assegnazioni ministeriali, ma sono il 30% degli iscritti eversano all’ateneo ben 17 milioni di euro l’anno. Non esiste una stima dei loro costi, ma per fare terrorismo al tavolo tasse sono state sparate cifre assurde (6000 euro/anno per fuoricorso?).
Evidentemente, Ajani si accoda alla vulgata elitaria che vede i fuoricorso come la fonte di ogni male dell’università pubblica italiana, scegliendo di ignorare le reali cause del fenomeno: i numerosi problemi didattici e organizzativi dei corsi di laurea, e il fatto che tanti studenti, per mantenersi e pagare le rette universitarie… devono lavorare!
Insomma, fare cassa come vorrebbe Ajani è privo di fondamento nella realtà ed è uno schiaffo agli studenti che stanno pagando, con le loro famiglie, un costo già altissimo rispetto a un livello di servizi con evidenti problemi.
Non solo: da un lato sarebbe un evidente boomerang che farebbe presumibilmente perdere iscrittie si tradurrebbe quindi in una perdita culturale (ed economica), dall’altro avrebbe il significato politico di voler far pagare ai soggetti più deboli i costi di un’università che potrebbe (e dovrebbe!) fare meglio i suoi conti.
A fronte di una situazione inaccettabile ad oggi abbiamo formulato alcune nostre proposte:
– l’impegno esplicito da parte dell’Ateneo nei confronti degli studenti a non alzare le tasse ora e nei prossimi anni;
– l’adeguamento alla riforma ISEE della fasciazione della contribuzione studentesca, per non far gravare sugli studenti una forma di subdola tassazione;
– l’Ateneo ogni anno aumenta le tasse con il pretesto di avere un margine di sicurezza, sul bilancio, ma a consuntivo questo margine si è sempre rivelato eccessivo: chiediamo che sia posto un termine a questo teatrino imponendo una soglia di aumento del gettito dell’1%, in modo che l’eccedenza sia restituita riducendo le successive rate;
– è inaccettabile, oltre che controproducente, costringere i fuoricorso all’abbandono con un aumento della tassazione. Chiediamo uno studio serio sul fenomeno e che vengano potenziati, e laddove non vi siano attivati, percorsi di tutorato e di sostegno alla didattica per aiutarli a portare a termine gli studi.
Contrariati ed allibiti dall’atteggiamento di rettore e prorettrice, ci opporremo in ogni sede all’approvazione di questo nuovo e scandaloso regolamento tasse.
SI – Studenti Indipendenti
Coordinamento UniTo