Torino: L’indirizzo è quello giusto – lettera di due studenti

by / Commenti disabilitati su Torino: L’indirizzo è quello giusto – lettera di due studenti / 37 View / 22 Novembre 2011

Pubblichiamo una lettera scritta da due studenti di Torino in risposta ad un articolo di Stefano Lepri, critico verso il movimento studentesco, pubblicato su “La Stampa” del 18 novembre 2011.

Populismo simile a quello leghista, analisi semplicistiche, complottismo di fondo: ecco alcune delle considerazioni espresse da Stefano Lepri su La Stampa di ieri in merito all’ondata di protesta degli studenti che si è riversata nelle piazze di tutta Italia il 17 Novembre. In piazza, a Torino, c’eravamo anche noi, e per questo ci sentiamo chiamati a rispondere, nell’auspicio che su queste pagine possa aprirsi un dibattito ampio e partecipato.
Vorremmo in primis respingere l’accostamento tra il populismo di stampo leghista-pidiellino e le rivendicazioni portate dagli studenti e dalle studentesse. Riteniamo infatti le posizioni portate avanti da Lega e Pdl il frutto di un riposizionamento tattico, teso a riacquistare tra gli italiani una credibilità perduta e a cavalcare il malcontento che le misure draconiane che verranno imposte dal “governo tecnico” diffonderanno nel paese. Nulla a che vedere con le istanze degli studenti, che restano coerenti con quelle delle scorse stagioni di mobilitazione.

Quando diciamo che la crisi la deve pagare chi l’ha creata, non lo facciamo per populismo becero, ma perché siamo realmente convinti che sia possibile uscirne in maniera diversa, investendo sulla ricerca, bloccando l’evasione fiscale, rimettendo al centro l’economia reale, tassando e regolamentando i mercati finanziari. Crediamo che la soluzione non sia lasciare carta bianca a un team di tecnici e burocrati totalmente invischiati all’interno di quel sistema di cose che ha generato i problemi all’ordine del giorno, bensì creare un’alternativa alla riproposizione di schemi fallimentari, tanto più se imposti dall’alto attraverso lettere e diktat provenienti da organismi non elettivi come BCE o la Commissione Europea. Al di là dei complottismi, è tuttavia innegabile il fatto che Mario Monti abbia collaborato con una delle principali banche d’investimento mondiali che, maneggiando toxic funds e praticando investimenti di leva sconsiderati, ha giocato un ruolo fortissimo nel panorama della crisi dei mercati finanziari. Per quanto capace, serio e dall’alto profilo istituzionale, egli rimane un uomo legato a quei meccanismi.

Non ci interessa quindi personalizzare il problema, bensì puntare il dito, questo sì, contro una serie di processi. Processi che non si sono innescati da soli, ma che hanno necessariamente dei protagonisti. Denunciamo la continuazione di una logica finanzcapitalista, come ci insegna Luciano Gallino, testimoniata anche dal peso innegabile delle banche all’interno della nuova compagine di Governo. Pensiamo a Corrado Passera, ex AD di Banca Intesa e fino a ieri uomo chiave di Intesa-Sanpaolo, o ad Elsa Fornero, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della compagnia di Sanpaolo. E per quanto il sistema bancario sia stato meno esposto di quello di altri paesi alla crisi dei titoli tossici, esso non ne è stato di certo immune, vedi il caso di Unicredit e delle sue controllate dell’est Europa. Ricordiamo inoltre come Unicredit (caso Brontos) e BPM siano attualmente sotto indagine da parte della Magistratura. Non siamo dei complottisti, e l’elaborazione politica del movimento è il frutto di vaste assemblee in cui si fa analisi, si maneggiano dati, si cerca di sistematizzare e articolare le posizioni. Poi, certo, ci sono anche gli slogan: ma questi ci sono sempre stati e nulla tolgono alla profondità delle motivazioni che spingono migliaia di giovani a incontrarsi e a scendere nelle strade per costruire quell'”alternativa alla fuga” sempre più drammaticamente necessaria.

Francesco Lopomo e Daniele Ferri (Officine Corsare)