Mi chiamo Andrea, ho 26 anni. #Io voglio fare l’archeologo!
Frequento la scuola di specializzazione in beni archeologici, passaggio obbligato dopo il ciclo del tre più due per permettermi di partecipare ai concorsi ministeriali (dal custode al funzionario di soprintendenza). Ho sempre voluto diventare un archeologo; nonostante in Italia sia una delle professioni più dequalificate e considerate addirittura un hobby da molti, per me rimane il mio sogno e sicuramente una grandissima passione. Tutti, parlando, mi dicono di aver fatto una scelta azzardata, un po’ lo capisco, perché oggi la strada per diventare archeologo, per potersi solamente definire tale è fra le più tortuose, impervie e meno redditizie.
Lo stipendio medio di un archeologo è fra i più bassi in Europa e spesso non è sufficiente neanche per mantenere una famiglia. Il riconoscimento delle professioni ottenuto con la legge Madia è stato un primo passo, ma non può e non devo bastare. Fino a quando non verranno regolarizzati i nostri contratti, fino a quando non sarà firmata la convenzione della Valletta, fino a quando lo stato non deciderà di investire nel settore piuttosto che fare proclami scenici e poco concreti, in italia rischio di non aver futuro.
Fra pochi mesi finirò il mio percorso di studi, il mondo del lavoro è un mare magnum di incertezze nonostante l’Italia possieda il più alto numero di siti patrimonio dell’umanità (riconoscimento UNESCO).
Le cooperative non assumono poiché i progetti, dal restauro, allo scavo agli allestimenti museali sono per la maggior parte fermi senza possibilità di finanziamento. Le gare d’appalto sono vinte al ribasso, con ovvio dequalificazione del servizio effettuato e della retribuzione.
Gli enti, il ministero concepiscono l’investimento sul settore come qualcosa di superfluo, bandendo concorsi (esempio lampante quello “500 giovani per la cultura”) atti a creare ulteriore precariato piuttosto che occupazione reale. Disegnato questo desolante quadro, il nostro patrimonio; musei, parchi , siti è in rovina, degradato e abbandonato, il tutto in parallelo assoluto con la decadenza della cultura nel nostro paese.
Il mio futuro non può essere precluso pur avendo tre titoli di studio, con notevole validità professionale. Il futuro di nessuno e nessuna deve essere precluso, l’Italia è un bene culturale bisogna gridarlo forte: con le scelte giuste sensate e partecipate si va avanti, perché con la cultura si mangia.
Il 14 Novembre incrocerò le braccia anche io e scenderò in piazza non solo perché io voglio fare l’archeologo ma anche e soprattutto perché sono convinta che il nostro Paese meriti una gestione, una valorizzazione dei beni culturali differente.