Nel programma televisivo “Che tempo che fa” il premier Matteo Renzi ha annunciato una misura ad hoc per “riportare in Italia 500 professori universitari attraverso un concorso basato sul merito.” Pare che il suddetto intervento dovrebbe essere inserito in legge di stabilità attraverso dei fondi recuperati da costo standard, riduzioni di spese e lotta all’evasione fiscale.
Niente di nuovo, solo proclami a parte del Governo sugli interventi in università. Ormai da gennaio assistiamo a dichiarazioni di questo tipo in materia di università, che ad oggi non hanno trovato alcuna concretezza. Il grande tema del precariato lavorativo nel mondo della ricerca e dell’espulsione di migliaia di laureati dai nostri atenei non si risolve certamente tramite interventi come quelli con cui il primo ministro si è riempito la bocca ieri.
Invitiamo invece il premier ad ascoltare le proposte che il mondo dell’università sta già mettendo in campo per intervenire sulla critica situazione in cui versano i nostri atenei. Nell’ambito dell’assemblea nazionale dell’1 e 2 ottobre promossa dalla FLC CGIL a Roma Tre è emerso da tutte le componenti la necessità di un intervento di risorse sull’Ffo, sul diritto allo studio, sul reclutamento di ricercatori e docenti, il rinnovo del contratto dei tecnici amministrativi ma soprattutto serve mettere al centro un’idea nuova di università come l’unica istituzione capace di far ripartire un paese in una crisi economica perenne, combattere disuguaglianze, come il crescente divario tra nord e sud.