Pubblicato Rapporto CNSU sulla Condizione Studentesca: dati preoccupanti che impongono una riflessione

by / Commenti disabilitati su Pubblicato Rapporto CNSU sulla Condizione Studentesca: dati preoccupanti che impongono una riflessione / 126 View / 10 Luglio 2015

È stato pubblicato sul sito del MIUR il rapporto sulla condizione studentesca 2015, elaborato dal CNSU nel corso dell’attuale mandato.Il documento, votato all’unanimità nella scorsa seduta, contiene una serie di analisi e denunce sull’attuale condizione dell’Università italiana, sviluppate anche sulla base di un confronto con i sistemi accademici degli altri paesi.

Il rapporto è il prodotto di un lungo lavoro di elaborazione e di proposta cui hanno contribuito, tra gli altri, anche i gruppi degli Studenti Indipendenti – LINK e dell’ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani. Nella fase di raccolta dei dati e di analisi, l’attività di documentazione si è avvalsa dell’ausilio dei presidi territoriali delle associazioni e del lavoro nelle apposite commissione del CNSU.

Il rapporto ci consegna una prima considerazione di fondo: il sistema accademico italiano presenta criticità che attendono ancora una risposta concreta da parte degli organi di governo, nonostante le ripetute denunce di organismi consultivi e associazioni. L’indagine conferma il cronico stato di sotto-finanziamento dell’Università italiana, che si risolve nell’introduzione gravi forme di discriminazione sociale e territoriale: profondi meccanismi sperequativi agiscono orami da tempo in base ai livelli di reddito e all’origine geografica, creando barriere nell’accesso alla formazione e alla ricerca.  

Sappiamo di essere in un paese che investe molto poco in diritto allo studio e dove non è nuovo il termine idoneo – non beneficiario: colui che, pur avendo i requisiti per accedere al beneficio della borsa, ne resta escluso per carenza di fondi. Dai dati del 2013/14 risulta infatti che  la media nazionale della coperture delle borse si attesta al 74,9 % su scala nazionale, evidenziando come il 25% degli idonei non riesce ad accede alla borsa per mancanza di fondi.

Altrettanto critiche sono le condizioni del dottorato di ricerca in Italia, come risulta dalla sezione del rapporto che ha attinto dalle elaborazioni condotte dall’ADI nella sua pluriennale attività di indagine sul dottorato e sul post-doc. A partire dal 2008 il sistema dottorale italiano è andato incontro a un drastico processo di ridimensionamento nel numero dei corsi, dei posti e delle borse a bando. Sappiamo molto bene che l’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di dottorandi ogni mille abitanti eppure gli organi di governo si sono accaniti per anni nella direzione sbagliata, tentando di risolvere il problema dell’eccedenza di dottori di ricerca sul versante dell’accesso al dottorato. Bisogna invece agire sulle strozzature: il blocco del reclutamento accademico e le rigidità del mercato del lavoro che impediscono la spendibilità e la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca (scuola, pubblica amministrazione, sistema produttivo). E’ inoltre urgente comprendere come anni di sottrazione di risorse e cure dimagranti stiano portando alla desertificazione di in interi sistemi regionali e alla concentrazione del dottorato in pochi poli situati nelle aree forti del Paese.

Il problema delle disparità territoriali è confermato anche sul versante del diritto allo studio. Quello che però sorprende è come sempre l’enorme disparità tra le regioni, a riprova di quanto siano squilibrate, ad oggi, le opportunità formative sul territorio italiano. Un dato, tra tutti, è quello della copertura delle borse che  per il 2013/2014 risulta di appena il 52,8 % in Campania e  del 42,1 % in Calabria. Maglia nera per la Sicilia, che garantisce il diritto a studiare solo al 32,3 % dei borsisti. In aggiunta, anche considerati a, livello assoluto, rispetto al numero totale di iscritti, i beneficiari di borse di studio in Italia risultano essere una percentuale molto più bassa rispetto agli altri paesi europei. Sono solo l’8,2% degli iscritti contro, ad esempio, il 19 % della Spagna. I fondi statali e regionali fino ad ora stanziati non sono sufficienti e questa situazione è andata peggiorando nel corso degli anni: basti pensare che la percentuale di copertura delle borse si è abbassata dall’ 84%  del 2009 al 75% di oggi.

Che il sistema universitario italiano  sia fortemente diseguale tra nord e sud emerge anche dai dati sulla mobilità tra le diverse regioni, che presenta sistematicamente un saldo netto tra studenti in entrata ed in uscita negativo in tutte le regioni del sud e delle isole con punte preoccupanti (dati 2012) in Puglia (- 6500 studenti), in Calabria, in Sicilia e in Campania (- 4900 studenti). Anche sul fronte della mobilità internazionale la situazione è paradossale: mentre il flusso di studenti aumenta i fondi diminuiscono. In media i contributi erogati per la mobilità internazionale bastano per circa il 50% delle richieste.

Le associazioni ADI e Link chiedono il MIUR prenda seriamente atto degli esiti del rapporto presentato dal CNSU, programmando con studenti e dottorandi un confronto istituzionale sui provvedimenti da assumere a partire da una riforma estensiva del diritto allo studio e delle condizioni di vita e di ricerca all’interno del dottorato italiano. E’ urgente che al CNSU venga riconosciuta piena legittimità nell’ambito dell’azione legislativa.

ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani

LINK – Coordinamento Universitario