Il Documento di Economia e Finanza parla chiaro: l’aumento della quota premiale fino al 30% ed il rafforzamento dello strumento del Prestito d’Onore sono tra i principali obiettivi che il Governo vuole raggiungere nel 2015 con la sua “Buona Università”.
Da una parte infatti si continua ad insistere sulla spiazzante retorica del merito, che giustifica un intervento deciso nella ripartizione dei fondi tra gli Atenei: il 30% dei finanziamenti statali sarà assegnato sulla base di criteri “premiali”, andando ad incentivare la competizione feroce tra università per accaparrarsi le poche briciole che restano dell’investimento statale.
Una precisa scelta politica, che esaspera le disparità tra gli atenei per abbandonare definitivamente quelli attualmente considerati meno virtuosi sulla strada della chiusura. Ciò vuol dire non solo legittimare, ma perseguire attivamente lo smantellamento degli atenei di un Meridione lontano dai fantomatici standard di efficienza del nord Italia.
Una precisa scelta politica, inoltre, che mira all’espulsione dal percorso formativo dei “più lenti”: uno dei criteri che incidono sulla valutazione è infatti in numero di CFU degli studenti in corso. La naturale conseguenza? Il fuoricorso “non meritevole” di realizzare le proprie aspirazioni di formazione perchè scarsamente produttivo sarà per le università un peso da eliminare. Una ovvia risposta a questa esigenza sarà l’innalzamento delle tasse per i fuoricorso, progressivamente espulsi a causa dell’insostenibilità dei costi del percorso universitario.
In secondo luogo si pone l’accento sulla necessità di potenziare il ruolo giocato dal merito nel sistema di DSU, inseguendo un principio nettamente in contrasto con l’accessibilità universale che un sistema universitario realmente equo ed in grado di favorire l’inclusione e l’emancipazione sociale dovrebbe garantire. In tal senso Link – Coordinamento Universitario sta portando avanti dure battaglie in tantissimi atenei italiani per garantire l’accesso ed il potenziamento degli strumenti di welfare studentesco tramite la campagna AltroBando. All’impegno irrimandabile per migliorare le condizioni materiali degli studenti si affianca però la nostra denuncia dell’insufficienza e dell’inadeguatezza dell’attuale modello di DSU, ancorato ad una dimensione assistenziale e familista, a cui opponiamo misure in linea con quelle degli altri paesi europei, che prevedono l’erogazione di un reddito per i soggetti in formazione volto a garantire l’autodeterminazione degli studenti e delle studentesse.
Il Governo sembra inoltre aver cara l’implementazione del “Prestito d’Onore”, lo strumento che negli Stati Uniti ha portato ad un indebitamento complessivo degli studenti di oltre 1000 miliardi di dollari ma che le nostre istituzioni continuano ad elogiare ciecamente. Il paradosso è che il Governo individua esplicitamente nel Prestito d’Onore uno strumento adeguato per aumentare nei prossimi anni le immatricolazioni, quando questo è funzionale al delinearsi di un sistema universitario accessibile esclusivamente a coloro che sono disposti ad indebitarsi o che hanno una buona condizione economica di partenza. Siamo fermamente convinti, invece, che l’unica strada da percorrere per una reale boccata d’ossigeno per le nostre università sia quella del rifinanziamento, potenziamento e ripensamento in senso inclusivo ed universale del sistema di DSU.
Cogliamo anche, all’interno del DEF, la volontà di definire i Livelli Essenziali delle Prestazioni, per individuare dei parametri standard di diritto allo studio da garantire in tutto il territorio italiano, oggi schiacciato nelle disparità tra le Regioni. Non possiamo che esprimere perplessità, tuttavia, per l’accento posto anche in questo caso sul merito: i LEP non devono ridurre ulteriormente, con criteri meritocratici restrittivi, le possibilità di accedere agli strumenti di diritto allo studio, ma garantire agli studenti di ogni Ateneo il diritto di sostenere un percorso formativo di qualità!
Su questo aspetto, previsto dalla legge 240 del 2010, nessun governo ancora ha dato risposta, anzi, tutti i passati tentativi di definizione dei LEP si sono concretizzati proprio in proposte di restringimento dei criteri di merito e quindi della platea dei beneficiari del diritto allo studio. Non è da meno il ministo Giannini, che, nonostante le promesse fatte in CNSU su pressione degli studenti, ancora non ha convocato il tavolo di confronto con le rappresentanze studentesche e le Regioni.
Siamo stufi dei falsi proclami, ormai utili soltanto a rimandare le discussioni e le assunzioni di responsabilità da parte del Governo. Chiediamo che sia convocato immediatamente il tavolo ministeriale per una riforma in senso estensivo dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e senza prescindere da un immediato aumento delle risorse pubbliche destinate alle borse di studio, tra le più basse d’Europa.
QUI IL PROGRAMMA NAZIONALE DELLE RIFORME CHE PREVEDE DA PAGINA 84 GLI INTERVENTI DEL GOVERNO SULL’UNIVERSITA’