E’ ormai da diverso tempo che si parla del disegno di legge, atteso alla Camera il prossimo 21 giugno, che renderà abilitanti i percorsi di laurea in psicologia, farmacia, odontoiatria e veterinaria, oltre i percorsi professionalizzanti di tecniche per l’edilizia e il territorio, tecniche agrarie, e professioni tecniche industriali e dell’informazione. Questa riforma prevedrebbe l’anticipo dell’esame di stato durante la fase della prova finale di laurea di ciascun percorso di studio, e quindi consentirebbe di accedere alle professioni iscrivendosi ai rispettivi albi senza dover fare un tirocinio post lauream. Sebbene tale proposta provi a definire delle modalità uniformi per riformare i diversi corsi una volta resi abilitanti, ad esempio tramite l’introduzione di un tirocinio obbligatorio di 30 CFU prima della laurea, ci sono delle specificità che ogni corso di laurea ha e in particolare per quanto riguarda l’area di psicologia ci sono delle riflessioni importanti da fare.
L’esame di stato fatto coincidere con la prova di laurea
L’inserimento dell’esame di stato all’interno del percorso formativo di ciascunə studentə ha, da sempre, rappresentato un rallentamento e un ostacolo all’accesso alla professione, e, per certi versi, anche un elemento di svalutazione del percorso di studi e di formazione stesso. Il ddl prevede la sostituzione dell’esame di stato con la prova finale di laurea, proposta che, se gestita adeguatamente, potrebbe facilitare l’accesso alla professione e velocizzare le tempistiche, valorizzando il percorso formativo dellз studentз. Sono ancora troppi, tuttavia, i punti su cui è necessario interrogarsi in maniera più approfondita: come verrà strutturata la prova di laurea? In che modo finalizzerà il percorso formativo? Con quali modalità rappresenterà una semplificazione?
Finora, per ogni sede della prova dell’esame di stato è stata nominata di anno in anno una commissione. Questa è composta da membri interni ed esterni all’Università, scelti tra professori universitari e Psicologi liberi professionisti o dipendenti da pubbliche amministrazioni. Come verrà quindi strutturata la commissione di laurea con la riforma se dovesse passare? Quali criteri verranno adottati e quanto peso avrà nella valutazione finale rispetto alla valutazione in toto del percorso formativo?
Ad oggi, una problematica importante che spesso ha creato divari e disuguaglianze anche tra atenei è stata la cifra prevista per sostenere l’Esame di Stato, compresa in genere tra i 200 ai 500 euro, variabile nelle diverse realtà. Saranno previsti costi per sostenere la prova? Quali garanzie sono previste nel momento del conseguimento della prova per studentз che provengono da realtà e contesti estremamente eterogenei? Occorre un presupposto comune e una linea che di base possa garantire in ciascuna realtà un accesso diretto e facile, sottolineando l’importanza del percorso formativo che rappresenta il bagaglio acquisito di ogni studentə e che non può essere sminuito da una prova che non considera variabili e complessità delle situazioni specifiche, interrogandosi, inoltre, nell’eventualità che questa ipotesi venga presa in considerazione, se e fino a che punto sia corretto che unə studentə paghi per accedere alla conclusione di un percorso formativo e professionale.
Tirocini e competenze
I tirocini, attualmente, spesso risultano essere poco formativi e non garantiscono l’acquisizione delle competenze necessarie per poter esercitare la professione di psicologə. Il tirocinio dovrebbe essere uno strumento e un momento di apprendimento fondamentale, in grado di poter mettere in campo le nozioni teoriche acquisite nel corso degli studi universitari, di comprendere e imparare attraverso l’osservazione diretta sul campo come interfacciarsi con l’utenza a cui la professione si rivolge. Svolgere mesi di tirocinio, ad oggi, non risulta sufficiente per interfacciarsi col mondo del lavoro in modo adeguato: lз futurз psicologз necessitano di un momento realmente formativo, di osservazione, di integrazione tra la conoscenza teorica ed esperienza pratica, di apprendimento proattivo, di acquisizione degli strumenti per relazionarsi in maniera professionale e adeguata con uno degli aspetti più importanti di un individuo: la sua salute mentale. Siamo stanchз di vivere contesti e situazioni frustranti, per nulla formativi, privi di capacità di valorizzarci: dei meri spazi in cui svolgere lavori burocratici e fare presenza passiva.
Ad oggi non sono garantite a livello nazionale enti convenzionati per una professione non del tutto riconosciuta culturalmente in Italia, né tutelata dal Sistema Sanitario Nazionale.
Non in tutte le realtà universitarie statali d’Italia si ha una mediazione da parte dell’università verso gli enti: nel prendersi carico della formazione dellз studentз, le Università non garantiscono strade facili per ricercare e trovare dei contesti in cui svolgere tirocini. Ciò determina aumento delle tempistiche, poca disponibilità, il rischio di adattarsi a contesti che non sono propriamente adeguati alle esigenze e alle prospettive a medio e lungo termine dellз studentз. Non essendoci una politica di mediazione comune, si creano estreme disparità per quanto concerne le opportunità rivolte a studentз tirocinanti.
Molto spesso, soprattutto in periodo pandemico, lз studentз hanno avuto difficoltà tra l’altro a trovare enti disponibili: in questo, deve essere l’università a preoccuparsi di garantire la disponibilità di enti presso cui svolgere il tirocinio, sempre e per tuttз.
In molti atenei, a causa della situazione emergenziale, i tirocini sono stati sospesi per un dato periodo, per capire come meglio organizzarsi. Ne consegue che alcune attività di tirocinio sono state tramutate poi in meri “progetti” online dove gli studenti hanno visto venir meno il loro diritto ad usufruire di un’esperienza realmente formativa e coerente con il proprio percorso.
Anche per questo sarà necessaria e fondamentale la presenza di un tirocinio effettivamente formativo nell’ambito dei 30 cfu che andranno ad essere inseriti prima della laurea, in modo che lo studente possa essere in possesso delle competenze necessarie per inserirsi poi nel mondo del lavoro.
La Fase transitoria
Nella norma in discussione in Parlamento che dovrebbe istituire la laurea abilitante è previsto che, non appena questa entri in vigore, chi ha già il titolo di laurea dei corsi interessati non debba svolgere l’esame di stato, ma debba superare un periodo di tirocinio pratico-valutativo, che dovrà essere valutato con modalità ancora da definire. Questo pone in essere alcune criticità, o quantomeno fa sorgere delle domande: in primo luogo ad un certo punto della fase transitoria ci sarà la sovrapposizione di diverse coorti di studenti e studentesse che dovranno accedere ai tirocini, ossia quelli che sono già laureati e devono conseguire l’abilitazione, e quelli che non sono ancora laureati e che dovranno svolgere il tirocinio prima di fare la prova finale. Come verrà gestita quella fase nel momento in cui già ora su una singola coorte di studenti spesso le università hanno enormi problemi di gestione, nonché scarseggiano i posti disponibili all’interno dei diversi enti che fanno svolgere i tirocini? Come verrà garantito l’effettivo valore formativo di queste esperienze? Come si farà in modo che non si creino disparità tra le diverse coorti che dovrebbero svolgere la stessa attività di tirocinio? Non sono domande banali a cui rispondere, perché come già analizzato prima, il momento del tirocinio spesso e volentieri non solo non è realmente formativo, ma diventa un vero e proprio incubo per studenti e studentesse, che si trovano a doverlo gestire anche dal punto di vista burocratico, del contatto sia con enti e aziende, sia con i professori, ecc. Occorre quindi garantire a tutti e tutte di svolgere un’attività che sia utile alla propria formazione, e non sia solo un tappabuchi perché da qualche parte è stato deciso che bisogna fare un certo numero di ore di attività di tirocinio.
Il mondo del lavoro dopo la laurea
Ad oggi, la maggior parte dellз laureatз non trova facilmente lavoro ed è difficile intraprendere la professione in proprio per i costi che comporta e riuscire allo stesso tempo di avere una vita dignitosa, se non affiancandola ad altre occupazioni. Particolarmente complessa è la situazione di chi non possiede una specializzazione in psicoterapia, titolo costoso da ottenere e senza il quale l’accesso alla professione è limitato sia nei termini di possibilità lavorative sia a livello di intervento. In un periodo pandemico come questo, la professione dellə psicologə è particolarmente importante: tantə lə cittadinə che hanno sentito il bisogno di un supporto, moltə a causa dello stress generato proprio dalla situazione pandemica. Purtroppo però, non tuttə possono permettersi di sostenere i costi di una terapia psicologica e purtroppo spesso sintomi legati a disturbi psicologici di vario tipo vengono trattati, in maniera inappropriata, rivolgendosi al medico di base e trattandoli quindi con terapie farmacologiche che non risolvono il problema alla base. Una soluzione a tutto questo sarebbe l’introduzione della figura dellə Psicologə di Base, un promotore della salute e del benessere fisico, psichico e sociale dell’individuo che andrebbe ad affiancare il medico permettendo allə pazientə di essere seguitə da vicino, rendendo più efficace e tempestivo l’intervento specialistico a supporto del benessere psicologico o, in presenza di disturbo psicologico, indirizzarlə verso servizi specialistici più adatti.
Pensiamo che un processo che vada a migliorare il percorso di studio in psicologia sia necessario, ma vogliamo prendere parola anche noi per tutelare i diritti e le prospettive di tuttз lз studentз!