L’ennesima accetta del Governo prevede 20 milioni annuali in meno sull’FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario), per un periodo di tre anni, e 14 milioni in meno sul FOE (Fondo Enti di Ricerca). A ciò si aggiungono i tagli sulle voci di spesa del Miur.
Nella legge di Stabilità sono inseriti ancora tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università. I 20 milioni in meno all’anno, per tre anni, non fanno altro che confermare il grave trend che, a partire dal 2008, ha messo in ginocchio i nostri atenei: il definanziamento strutturale a cui l’Università è sottoposta dimostra come la formazione sia, nell’ottica miope dei governi che si susseguono, solo una voce di spesa da cui tagliare e non un settore chiave per lo sviluppo del Paese. Il Miur, come se non bastasse, è il Ministero su cui il Governo intende disinvestire di più, la legge di Stabilità contiene tagli mascherati per un ammontare che sfiorerebbe i 220 milioni solo per il 2016.
La legge di Stabilità ha costituito l’ennesima occasione persa per questo Governo: dopo gli annunci ripetuti sulla necessità di dare nuova linfa al nostro sistema universitario, non solo non si investono risorse, ma anzi si rafforza e persegue in prospettiva per i prossimi anni la politica dei tagli. Una contraddizione che mette a nudo la continuità del Governo Renzi con i precedenti e che dimostra come il Ministero faccia finta di non vedere la situazione drammatica che gli studenti continuano a denunciare. Probabilmente non a caso l’unica voce di risparmio vincolata è il Diritto allo Studio Universitario, su cui si tagliano ben 20 milioni in tre anni; fondi che potrebbero essere utilizzati per contrastare il fenomeno tutto italiano degli idonei – non beneficiari e per garantire il diritto allo studio agli esclusi causa nuovo Isee. Sono infatti 200 i milioni che mancano per assicurare a tutti coloro che ne hanno diritto la borsa di studio.
Nella Nuova Università abbiamo spiegato come qualsiasi volontà di riformare il sistema universitario parta necessariamente da un rifinanziamento netto e da una profonda revisione dei criteri con cui i fondi stessi sono assegnati. Ma nulla di tutto ciò sembra essere nelle mire del Governo, che solo a parole si dipinge come fautore del cambiamento ma in realtà è una forza conservatrice della crisi dei nostri atenei e delle disuguaglianze sociali e territoriali tra nord e sud del Paese .
Lo spettro della “razionalizzazione delle spese correnti” continua a farsi sentire puntuale nella legge di Stabilità, ma non rimarremo inerti e continueremo a chiedere a partire dalle piazze del 17 novembre una risposta alle esigenze della nostra generazione e del Paese intero.