Negli ultimi giorni a studenti e studentesse di diverse università è stata recapitato tramite mail un questionario che valuta la possibilità di istituire, da parte del Ministero dell’Istruzione, uno strumento finanziario per erogare prestiti finalizzati all’accesso di tutti i percorsi universitari, meglio noto come “prestito d’onore”.
L’esperienza inglese e americana in tema di prestiti d’onore ci mostra come questi non costituiscano un’agevolazione del percorso formativo, ma al contrario lo opprimono e disincentivano. In America si stima che milioni tra studenti e studentesse hanno contratto tale forma di debito, di cui buona parte si trova nell’impossibilità di saldarlo. L’indebitamento precoce, soprattutto nel contesto di crisi economica e lavorativa italiana, riproduce povertà e disuguaglianze: il tasso di disoccupazione all’interno del nostro Paese, in particolare quella giovanile, e la precarietà rendono impossibile ripagare il debito e costringe prematuramente ad un indebitamento a vita. Singolare che questo strumento sia proposto nelle Regioni del meridione, più povere e in cui vi è meno garanzia del diritto allo studio, all’interno delle quali le condizioni di cui sopra si moltiplicano. E’ quindi veramente giusto che uno studente o una studentessa debba indebitarsi per proseguire gli studi o piuttosto lo Stato dovrebbe garantire il diritto allo studio e la formazione a tutte e tutti?
Quella lanciata dal Ministro leghista Bussetti è una consultazione farsa: una mera operazione politica che non ha il reale obiettivo di ascoltare quelli che sono i reali bisogni degli studenti e delle studentesse del nostro Paese. Infatti, anche nella struttura del questionario, le risposte sono orientate in un’unica direzione.
Boicotta anche tu questo questionario fazioso e senza reale volontà di recepire i bisogni concreti di studenti e studentesse, non compilandolo. Ci chiediamo dove sia finita tutta la volontà di cambiamento da sempre esaltata nel momento in cui non si fanno che riproporre ricette risalenti alla Gelmini, bloccate dalle mobilitazioni studentesche.