Nel silenzio più totale del dibattito pubblico, il 15 Febbraio, probabilmente posticipato di un mese, verranno votate all’interno del Consiglio dei Ministri le Intese con le regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. In particolare quella del Veneto e della Lombardia, per la stima delle risorse che lo Stato dovrebbe trasferire alle Regioni per le nuove competenze, si propone di calcolare i “fabbisogni standard” in modo inaccettabile, ovvero sulla base del gettito fiscale e cioè della ricchezza dei cittadini. Questo porterebbe a minori risorse da poter dedicare alle Regioni con un gettito fiscale più basso, cristallizzando dunque le disuguaglianze esistenti, in particolare quelle del Sud.
Per quanto riguarda l’istruzione, tra le varie materie che diventano di competenza regionale vi è quella del diritto allo studio. Siamo però da anni in attesa che a livello nazionale sia approvata una legge sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Senza la definizione dei diritti minimi con i LEP su tutto il territorio nazionale, maggiore autonomia porterebbe al rischio di non riuscire a garantire le studentesse e gli studenti su tutto il territorio nazionale. Gli studenti rappresentano una risorsa per lo sviluppo del proprio territorio
Maggiore autonomia non deve portare alla creazione di un’Italia a più velocità. Non rimarremo fermi di fronte a questa operazione che rischia di minare l’unità del nostro sistema Paese. Serve dunque che si immagini fin da subito un piano sistematico che consenta il superamento delle diseguaglianze del Paese. È necessario evitare che la questione meridionale diventi una volta per tutte irreparabile e ragionare su come questo passaggio non si trasformi in un’occasione per spaccare il nostro Paese