La Legge ‘Gelmini’ (L. 240/2010), e i decreti che lentamente la stanno attuando, sembravano attribuire un peso crescente alla valutazione della didattica da parte degli studenti e, almeno formalmente, alla componente studentesca nelle attività di valutazione degli Atenei. Si veda la presenza di “una rappresentanza elettiva degli studenti” nei Nuclei di valutazione (art. 2, comma 2, lettera h). Così anche nel D.Lgs. 19/2012 si ribadiscono il ruolo delle commissioni paritetiche docenti-studenti che dovranno redigere la relazioni annuale contenente proposte al Nucleo di valutazione in materia di didattica e l’importanza di “rendere gli studenti informati e consapevoli del sistema di qualità adottato dall’ateneo” (art. 13).
Ma i riflettori sulla raccolta delle opinioni degli studenti frequentanti si erano riaccesi nel 2010 quando i relativi dati, dichiarati da ogni Ateneo annualmente nell’ambito della trasmissione di informazioni prevista dalla L. 370/99, finirono per la prima, e unica nei fatti, volta tra gli indicatori per la ripartizione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) 2009.
La voce “Rapporto tra il numero di insegnamenti per i quali è stato richiesto il parere degli studenti ed il numero totale di insegnamenti attivi nell’a.a. 2007/08. Per il calcolo dell’indicatore si rapporta il valore specifico con quello mediano” suscitò scalpore, assegnando per la prima volta un peso realmente quantificabile ad una procedura portata avanti tendenzialmente per inerzia dagli Atenei e nelle Facoltà per obbligo di legge, la già citata L. 370/99, senza che, tranne poche eccezioni felici, le sue risultanze siano mai state occasione di cambiamenti e valutazioni.
Gli studenti imputano agli Atenei di non utilizzarle e non renderle note, i docenti non ritengono esaustiva una valutazione della didattica erogata che tenga conto solamente o quasi della valutazione degli studenti. Con l’aggravante, secondo alcuni, che si tratta dei soli studenti rimasti in aula al momento della rilevazione, cioè, secondo linee guida a suo tempo dettate dal CNVSU, trascorsi i 2/3 del corso.
I dati inizialmente utilizzati dal Miur per l’FFO furono calcolati in base a quelli forniti nella primavera precedente da tutti i Nuclei di valutazione, allora ignari del loro prossimo utilizzo, ma il clamore fu tale da portare ad una discutibile “riapertura dei termini” e agli Atenei venne data la possibilità di indicare nuovamente la % di insegnamenti valutati: “in considerazione di alcune segnalazioni pervenute da Rettori e Presidenti dei Nuclei di valutazione relative ad errori materiali operati, dai Nuclei stessi, nella trasmissione dei dati relativi al numero di insegnamenti totali attivi in ciascuna facoltà, e quelli per i quali viene effettuata la rilevazione delle opinioni degli studenti frequentanti, si ritiene opportuno che il CNVSU consenta ai Nuclei di valutazione, dopo opportune verifiche, la eventuale correzione di dati erroneamente trasmessi nell’ambito della procedura denominata Nuclei 2009”, scriveva il Miur nel settembre del 2009.
La nuova trasmissione di informazione da parte di molti Atenei comportò inevitabilmente anche una nuova graduatoria in base ad un nuovo valore mediano. Questo contribuì ad accrescere la sensazione di scarsa attendibilità dell’indicatore, che già soffriva del fatto che, in assenza di procedure e meccanismi unici a livello nazionale, il dato dei singoli Atenei rischia di essere poco confrontabile. I Nuclei di valutazione e gli Atenei si sono infatti certamente attenuti alle linee via via dettate dal CNVSU in materia ma di fatto ognuno ha potenzialmente realizzato il proprio prodotto, in alcuni casi servendosi di strumenti acquisiti dall’esterno, in altri affidandosi ai propri servizi statistici. La debolezza del dato, e secondo alcuni anche il rischio del suo rafforzamento, dato che comunque la sua presenza tra gli indicatori aveva fatto tornare di grande attualità il tema negli Atenei, hanno portato ad una sospensione dell’indicatore nell’FFO 2010 “in attesa di rivedere le rilevazioni attualmente in uso”. Nel dibattito che ne era seguito, e che poi si è spento con la fine delle attività del CNVSU, era emersa l’opportunità dell’adozione di uno strumento unico nazionale, sul modello di quanto avviene per l’offerta formativa, forse anche su base non più tradizionale cartacea ma con procedura on-line, come hanno già iniziato a fare alcuni Atenei. I Nuclei di valutazione avevano avviato una riflessione al loro interno, anche nell’ambito del COordinamento dei Nuclei di Valutazione delle Università Italiane(CONVUI), tra resistenze e dubbi metodologici. Anche se pensare ad un’attività che preveda un ruolo attivo degli studenti, già oggi e nei prossimi anni, non informatizzata suona un po’ strano, al di là di tutte le possibili obiezioni metodologiche.
Nel l’FFO 2011 l’indicatore di qualità della didattica valutata dagli studenti risulta ancora “sospeso in attesa di rivedere le rilevazioni attualmente in uso”, e così in quello 2012.
(05 aprile 2012) Sonia Boldrini – Roars