Dopo l’articolo di Venerdì di Repubblica in cui si parlava dell’esistenza di una bozza di documento sulla Riforma dell’Università, ieri Roars ha pubblicato una versione di tale documento, in cui si riportano molti dei contenuti da noi già citati.
Abbiamo già posto delle critiche sul metodo con cui questa riforma sta venendo alla luce. La condivisione ampia ed inclusiva promessa dal Pd alla giornata di YouUniversity si è ridotta alla circolazione di una bozza tra pochi rettori e ricercatori, non si sa bene su quali basi scelti e con che criterio (se esiste!) di rappresentatività.
Ma l’articolo di Roars pone in evidenza un altra scelta infelice a proposito di queste linee guida: la bozza in loro possesso sarebbe datata 12 Gennaio, data di gran lunga antecedente rispetto alla già citata giornata di ascolto, svoltasi “solo” il 26 Febbraio. La YouUniversity doveva essere un momento di confronto da cui partire per costruire la bozza di riforma, in modo allargato e collettivo: per questo un particolare tempistico di questo tipo, dice molto sulle reali intenzioni di condivisione rispetto alle proposte sull’università.
Nel merito delle indiscrezioni sui temi che la Buona Università tratterà, come LINK ci siamo già espressi, anche se dal documento messo in circolazione da Roars emergono alcuni aspetti che necessitano al più presto di un chiarimento.
Ad esempio ci chiediamo cosa significhi per le università ‘uscire dal diritto amministrativo proprio della pubblica amministrazione’.
O anche con quali prospettive si vogliano rivedere i livelli essenziali delle prestazioni, così come quale parte del modello dell’Ateneo di Firenze si voglia prendere in considerazione per agevolare l’iscrizione ai “privi di mezzi”, e incentivare il sistema del diritto allo studio universitario del nostro Paese.
Altro aspetto che ci risulta un po’ oscuro, è il superamento della legge che fissa il limite per le spese di personale a tempo determinato o con contratto di collaborazioni, previsto dall’art.9 comma 28 del D.L. n.78 del 2010:sembrerebbe un po’ in contrasto con le dichiarazioni di voler contrastare la precarietà del mondo dell’università e della ricerca.
Ma tra tutti questi interrogativi il principale resta: esiste ancora l’intenzione di costruire un percorso vero di condivisione di questa riforma, oppure la comunità accademica dovrà accontentarsi di prendere visione dei dati i fatto dai giornali?
Ma forse la risposta a questo ce l’abbiamo già: è arrivata il 12 gennaio.