ELEZIONI 2022

DIRITTO ALLO STUDIO
In questi anni si sono avvicendate politiche che hanno smantellato il sistema universitario, provocando i danni maggiori a migliaia di studentə, in particolare degli atenei del Mezzogiorno. Il forte ridimensionamento e persino la chiusura di molteplici corsi di laurea, uniti all’esodo di studenti dagli Atenei del sud, che hanno registrato un crollo del 14% di immatricolati, dimostrano come il sistema universitario stia diventando sempre più chiuso ed elitario. In questo contesto socio – economico di prolungata crisi, l’Università dovrebbe essere il luogo in cui tutti hanno eguali opportunità in partenza, deve essere strumento di emancipazione e mobilità sociale, non può essere inaccessibile ed elitario.
Sulla base dell’idea che l’università debba essere un luogo accessibile a tuttз , senza impossibilità dettate dalla condizione economica, abbiamo elaborato un programma sul diritto allo studio universitario che tocca tutti i punti principali.

Livelli Essenziali delle Prestazioni
Ridefinizione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni per l’accesso al Diritto allo Studio universitario). Sebbene la definizione dei LEP sia prevista dalla riforma costituzionale del 2001 manca il decreto attuativo di questi provvedimenti. Ci batteremo all’interno del CNSU affinchè essi siano determinati calcolando il contenuto della borsa di studio in modo da considerare i costi realmente affrontati dallə studentə, con criteri rispondenti ai loro bisogni e prevedendo requisiti di accesso più ampi.
ISEE
Crediamo che sia fondamentale l’innalzamento della soglia ISEE per la borsa di studio a 30.000 euro in tutte le Regioni; contestualmente chiediamo l’abolizione dell’ISPE, che ha determinato l’esclusione di migliaia di studentə dai benefici del DSU a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa ISEE.
Borse di studio
Rispetto al 2016, grazie alle lotte sindacali studentesche nelle diverse regioni, la copertura delle borse di studio a livello nazionale è certamente aumentata. Tuttavia, ad oggi ci sono ancora migliaia di studentə idonei non beneficiari, ovvero studentə che avrebbero diritto alla borsa di studio ma non la ricevono per mancanza di fondi. Questa situazione è per noi inaccettabile e intendiamo raggiungere la copertura totale delle borse di studio tramite un incremento del fondo integrativo statale che garantisca che nessunə studentə avente diritto venga escluso. Per fare questo proponiamo che le risorse necessarie al raggiungimento di tale obiettivo siano recuperate tagliando i finanziamenti statali alle opere ambientalmente dannose.
Rispetto ai requisiti per l’accesso alle borse di studio, proponiamo che la soglia ISEE entro la quale si può accedere sia innalzata a 30mila euro in tutte le regioni e che il requisito dell’ISPE venga eliminato, dal momento che la valutazione del patrimonio è già contenuta nell’ISEE e spesso non misura realmente la condizione economica di una famiglia, basti pensare a chi eredita case e terreni che non riesce ad affittare o vendere.
Inoltre, proponiamo che a livello nazionale venga anticipata l’erogazione dei fondi necessari, così che anche gli enti per il diritto allo studio possano anticipare più possibile l’erogazione delle borse, per una loro reale efficacia che non le renda semplicemente un rimborso spese quando ormai lə studentə hanno dovuto sostenere i costi dello studio, in particolare per quanto riguarda il primo anno magistrale in alcune regioni.
Per quanto riguarda i criteri di merito per il mantenimento della borsa di studio, si chiede una revisione dell’obbligo della restituzione se non vengono soddisfatti i criteri, ed una progressiva revisione dei criteri di merito per il mantenimento della stessa, verso un reddito di formazione e universale.
Alloggi
Ancora troppi studentə sono idoneə non beneficarə al posto alloggio e rimangono così esclusi dall’avere tariffe agevolate e sono costretti a rivolgersi al mercato degli affitti, spesso molto cari.
Per arrivare alla copertura totale dei posti alloggio intendiamo:
- proporre un rifinanziamento dei bandi di cofinanziamento del MIUR per la costruzione di residenze universitarie.
- incentivare l’utilizzo di immobili abbandonati per la riqualificazione a residenze universitarie e di individuare delle modalità generali con cui sia possibile inserire dei canoni calmierati per lə studentə all’interno delle tipologie di contratti di affitto.
- impedire l’allargamento dei privati nel settore degli alloggi universitari.
Trasporti
Attraverso il nostro lavoro in CNSU intendiamo proporre la creazione di misure che possano abbattere i costi verso la gratuità del servizio che lə studentə devono sostenere per raggiungere quotidianamente l’università e per spostarsi all’interno delle città in cui studiamo.
Borsa servizi
Per evitare che ci sia una differenza di possibilità, tra chi è beneficiario dei servizi del diritto allo studio (fino a 30.000 di ISEE) e chi non lo è (da 30.001 in poi), proponiamo di istituire una “Borsa servizi” nella fascia di ISEE tra 30.000 e 35.000. Tale contributo consisterebbe nell’agevolazione su alcuni servizi come la mensa e i trasporti, che possa fungere da sostegno a chi non può accedere alla borsa di studio ma non ha nemmeno un reddito così elevato.
Assistenza sanitaria
Lə studentə che alloggiano in un luogo diverso da quello di residenza riscontrano grosse difficoltà ad ottenere un medico di base o una visita specialistica nella città in cui studiano. Per questo motivo chiediamo che siano promossi, anche tramite il CNSU, degli strumenti che rendano possibile l’iscrizione all’azienda sanitaria della città dove lə studentə compie il proprio percorso di formazione.
Mense
In troppe regioni il servizio mensa è ancora troppo costoso e il prezzo dei pasti, anche quando diviso per fasce ISEE, non corrisponde alla reale possibilità economica dellə studentə. E’ necessario quindi un finanziamento del sistema delle mense, che garantisca omogeneità tra regioni e il progressivo raggiungimento della gratuità del servizio, con particolare attenzione per lə borsistə.
Abbassare criterio per essere considerati fuori sede
Troppo spesso i criteri con cui le Università determinato chi è studentə fuori sede e chi pendolare sono arbitrari, è necessaria una revisione dei criteri per essere considerati fuori sede: troppo spesso infatti lə studentə vengono considerati pendolari anche quando vivono a distanze per le quali avrebbero bisogno di accedere ai servizi che soltanto lo status di studentə fuori sede garantisce.
Digital device
Ad oggi il sistema di diritto allo studio non copre i costi degli strumenti digitali, ad oggi necessari per la fruizione del materiale didattico, per la scrittura delle tesi e dei progetti assegnati. Questa mancanza è tra le prime cause del fenomeno del divario digitale, ovvero la difficoltà alcune fasce della popolazione di sostenere i costi delle tecnologie dell’informazione, in particolare personal computer e internet. E’ necessario che all’interno delle borse di studio questo costo sia previsto e che siano garantiti aiuti strutturali allə studentə.
Open access
Per garantire un diritto allo studio ed un accesso libero ai saperi, occorre che ogni materiale utile all’apprendimento sia accessibile, occorre eliminare ogni vincolo che renda questi appunto inaccessibili.
Si propone quindi che ogni materiale didattico sia open access, insieme a file, riviste e pubblicazioni utili alla propria crescita e alla propria formazione universitaria.
CONTRIBUZIONE STUDENTESCA
Nell’ultimo mandato del CNSU ci siamo battuti per fare diventare il nostro Sistema Universitario completamente gratuito e per non fare gravare i costi della pandemia sull3 student3.
Come Organizzazione studentesca da anni crediamo sia necessario portare l’obiettivo della gratuità dell’istruzione e della formazione, già presente in altri Paesi Europei anche nel nostro.
Per arrivare a questo obiettivo crediamo che innanzitutto sia necessaria una maggiore regolamentazione nazionale dei sistemi di contribuzione degli atenei in modo da uniformare i criteri e renderli equi.
Durante il prossimo mandato del CNSU vogliamo
- No Tax Area almeno per tutti coloro che hanno ISEE inferiore ai 30’000 mila euro per garantire davvero a tutte e tutti la possibilità di iscriversi all’università e contrastare gli abbandoni nonchè una fascia di garanzia di “calmierazione” fino a 60’000 mila euro di ISEE.
- Uniformare i sistemi contributivi ai principi di continuità e di progressività, in modo che a una differenza di reddito minima non determini un aumento improvviso della tassazione, e che chi ha maggiori disponibilità economiche contribuisca in proporzione maggiormente rispetto a chi è in condizioni di difficoltà;
- Istituire un massimale unico per tutte le università italiane, per fermare la deriva che si sta creando tra atenei in cui la contribuzione studentesca ormai diverge pesantemente rispetto alle varie aree del paese con gli atenei collocati in zone economicamente più forti i quali hanno ormai costi proibitivi e rspingenti, con una tassazione che supera in alcuni casi i 3000 euro l’anno.
- Abolire ogni differenziazione della tassazione basata sul “merito”, o sul corso di studi frequentato; la contribuzione studentesca è per l’appunto un “contributo”, che secondo noi come già detto non ha ragione di esistere, al funzionamento dell’università e non deve quindi essere utilizzata per premiare o punire gli studenti in base ai risultati che ottengono nel proprio percorso universitario; deve quindi essere abolita ogni penalizzazione per gli studenti fuoricorso o definiti inattivi.
Tutti questi interventi non potranno ovviamente essere a carico degli atenei, è necessario quindi un aumento dei finanziamenti dello stato allo scopo di reintegrare le risorse investite in questi interventi; le risorse necessarie per attuare questi interventi devono essere previste all’interno del Fondo di Finanziamento Ordinario alle università.
BENESSERE PSICOLOGICO
L’emergenza pandemica ha portato con sé, a livello globale, profondi cambiamenti nella routine e nel piano individuale, relazionale e sociale. Ricerche scientifiche mostrano come durante il periodo emergenziale nella componente studentesca si sono acuite o sono sorte sintomatologie cliniche, disagio crescente e elevati livelli di stress altamente predittivi del rischio di sviluppare disagio psicologico e psicopatologia. Questo quadro si è andato a sommare ad una problematica strutturale legata al mondo universitario per la quale ci troviamo costantemente sotto pressione, intrappolati in una narrazione di performatività, competizione, individualismo, dove non è possibile fuoriuscire dai binari segnati dal percorso universitario.
È pertanto possibile ipotizzare sia interventi a lungo che a breve termine al fine di supportare la comunità studentesca che adesso come non mai ha bisogno di essere ascoltata.
Poichè il servizio di supporto psicologico non può essere limitato ai luoghi della formazione, coerentemente con le proposte di implementazione del diritto allo studio inserendo un accesso agevolato alle aziende sanitarie locali, si lavorerà per la costruzione della figura dello psicologo di base, da inserire all’interno del SSN. Crediamo che gli strumenti di supporto siano indispensabili alla costruzione di una nuova società, che elimini la marcata performativa, competitività e tossicità che ci porta, circolarmente, ad avere bisogno di essi.
- Istituzione in tutti gli Atenei di un Servizio di Aiuto Psicologico. Esso presenta diverse unità; in particolare, l’unità operativa di consultazione psicologica offre a allə studentə l’assistenza per fronteggiare problematiche relative a difficoltà relazionali, difficoltà emozionali e dell’umore, difficoltà nello studio (che non siano associate a disturbi dell’apprendimento, problemi cognitivi o di metodo di studio), stress e ansia, comportamenti alimentari disfunzionali, stati di confusione ed incertezza.
- Mappatura dei servizi di aiuto psicologico presenti sui territori in tutti gli Atenei d’Italia. È infatti possibile che moltə studentə non abbiano cognizione di tutte le iniziative di sostegno presenti. Oltre agli usuali studi di psicoterapia, vi sono anche cooperative e studi associati che offrono servizi a pagamento ma a prezzi ridotti rispetto alle normali tariffe; pur non avendo ancora raggiunto l’obiettivo della gratuità, questo potrebbe costituire un’ agevolazione per la comunità studentesca, e in particolare per le persone che vorrebbero cercare un aiuto psicologico ma non sanno dove o come reperire le informazioni.
- Gruppi di mutuo-aiuto gestiti. laddove esiste, dal collettivo di psicologia presente sul territorio e svolti con cadenza settimanale. Non si tratterebbe naturalmente di un aiuto clinico, in quanto esso spetta ai professionisti e non ai soggetti ancora in formazione; tuttavia, la creazione di uno “spazio sicuro” per le studentə potrebbe incentivare il supporto reciproco, la comprensione e la prevenzione di situazioni a rischio. I gruppi di mutuo aiuto potrebbero nascere sulla base del confronto su alcuni argomenti che vanno dal parlare in modo generale della salute mentale, ad argomenti più specifici come ad esempio la sessualità, le relazioni a distanza, la progettazione del proprio futuro. Si pensa di poter co-costruire tali momenti chiedendo all* partecipanti di esprimere la loro preferenza e necessità sull’argomento da approfondire
- Implementazione di uno sportello di ascolto psicologico tra pari della durata massima di un’ora e mezza erogato tramite zoom o svolto in sede. Sarebbe opportuno che lo sportello fosse gestito da persone con capacità empatiche, ascolto attivo e moderazione. Il che prevede una seria partecipazione e formazione continua da parte delle persone che vi operano. In aggiunta questo momento tra pari si potrebbe pensare di creare rapporti con psicologi e psicologhe abilitati/e che, in maniera volontaria offrono alcune sedute gratuite alla componente studentesca.
- Ricreare momenti culturali e di socialità condivisa all’interno degli spazi universitari e promozione dell’attività fisica nei centri sportivi universitari che dovrebbero essere economicamente più accessibili.
DISABILITÀ E DSA
- una didattica inclusiva a misure di DSA, BES e neurodivergenze, dove chiunque possa incidere sul proprio programma di studio, modalità di esame e di trasmissione del sapere.
- istituire percorsi di formazione per il personale docente sui disturbi specifici dell’apprendimento
- Chiediamo la piena applicazione delle leggi 104 del 5 Febbraio 1992 e del Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, in materia di infrastrutture, didattica, trasporti e diritto allo studio per lə studentə.
- Riteniamo inalienabile il diritto a postazioni multimediali, posti riservati, tutor personali e materiale didattico adatto a sopperire alle esigenze causate da ogni tipo di disabilità.
- Chiediamo che le università si rendano protagoniste dell’abbattimento di ogni tipo di barriera architettonica dialogando con gli enti addetti al trasporto pubblico e programmando piani di adeguamento delle infrastrutture, risolvendo i problemi inerenti i trasporti verso l’università e i percorsi da seguire per muoversi nelle strutture universitarie.
- Riteniamo fondamentale garantire l’ottimizzazione dei servizi offerti tramite la partecipazione attiva dellə studentə nei processi che li vedono coinvolti.
NUMERO CHIUSO
I tagli lineari al sistema universitario ha avuto come effetto una drastica riduzione dell’offerta formativa di molti atenei, che si sono trovati a ridurre la varietà degli insegnamenti che si tenevano nei suoi corsi e a porre una serie di barriere all’accesso dei corsi.
Ormai oltre ai numeri chiusi stabiliti a livello nazionale, più del 60 % dei corsi ha stabilito un numero programmato locale.
Siamo convinti che il numero chiuso o programmato sia ormai insostenibile sia dal punto di vista teorico che pragmatico nelle nostre università. Infatti esso da un lato limita il libero accesso e la libera scelta dellə futurə studentə al corso di laurea desiderato ledendo di fatto il diritto allo studio, dall’altro esso non è funzionale allo sviluppo di un Paese che già ha una media di laureati eccessivamente inferiore alla media OCSE (27% tra i 25 e i 34 anni contro il 44% della media OCSE).
Crediamo inoltre che nessun test d’accesso sia in grado di selezionare chi sarà più adatto ad un determinato percorso di studi e che l’accesso ad un corso di studi debba essere svincolato dalle opportunità lavorative che esso fornisce in quanto la futura occupazione non è l’unico obiettivo dell’accesso alla formazione superiore. Per questi motivi proponiamo un ragionamento serio sul superamento del numero chiuso, partendo in primis da maggiori finanziamenti con cui migliorare la didattica, l’edilizia, aule e laboratori e reclutare nuovi docenti.
EDILIZIA UNIVERSITARIA
Negli ultimi anni abbiamo visto sempre più i problemi dei nostri poli universitari aumentare in maniera persistente.
Nella nostra idea di università, che crediamo debba essere completamente pubblica e finanziata dallo Stato, crediamo sia necessario anche un sostegno diretto esclusivo rispetto all’edilizia universitaria. Avere un numero adeguato di aule studio per permettere a chiunque voglia di poter studiare senza stratagemmi particolari per mantenersi il posto, avere un ambiente salubre ed accogliente in cui poter vivere i momenti didattici e poter disporre di luoghi per la socializzazione tra studentə e non, sono condizioni minime di cui un’Università dovrebbe dotarsi per migliorare la vita di ogni studentə.
Al momento attuale la manutenzione e la costruzione dei nostri poli sono nel migliore dei casi a carico del Fondo di Finanziamento ordinario ma sono iniziati ad apparire casi in cui, come nel caso dell’Università di Torino con Burger King, sono direttamente finanziati da privati.
I poli universitari non devono essere vissuti solo per le lezioni e lo studio ma devono essere sempre attraversabili e vissuti, anche nelle ore serali e notturne al fine di fungere da spazi di aggregazione.
Noi crediamo sia necessario:
- Un piano di investimenti straordinario da 1 miliardo all’anno per farla finita con l’epoca delle emergenze
per quanto riguarda manutenzione e nuovi poli - Un fondo da 500 milioni per finanziare i progetti che i vari atenei sottoporranno al ministero, come era
previsto fino a dieci anni fa. - Un piano di riutilizzo delle proprietà pubbliche non più usate che preveda la cessione gratuita agli atenei
PERCORSO DI DOTTORATO
Nei dieci anni compresi tra il 2007 e il 2017 l’Università italiana ha visto calare del 41,6% i posti di dottorato. Un dato che va a braccetto con quelli sul numero di dottorandi e ricercatori per 1000 abitanti, che sono fra i più bassi d’Europa.
Dalla riforma Gelmini in poi è calato drasticamente anche il numero di docenti universitari, a causa del blocco del turn-over che ha impedito a tanti dottorandi e ricercatori di diventare docenti e che ha escluso molti precari dall’accademia. Tutto ciò ha avuto conseguenze anche sulla didattica, aumentando l’introduzione dei numeri chiusi nei corsi di laurea.
I posti di dottorato sono perlopiù concentrati al Nord, a conferma delle diseguaglianze che caratterizzano il nostro sistema universitario.
Continuano ad esistere i dottorati senza borsa, e quelli a cui è chiesto di pagare le tasse universitarie, nonostante la Legge di stabilità 2017 abolisca le tasse per questi studentə.
In questo quadro di definanziamento e precarietà è nato il percorso mobilitativo dei Ricercatori determinati, che punta a coinvolgere i precari dell’università, gli studentə e le organizzazioni che li rappresentano per chiedere e ottenere il rifinanziamento dell’università pubblica e la fine del precariato, attraverso una politica di reclutamento che permetta di tornare al numero di docenti precedente alla riforma Gelmini e una riforma del pre-ruolo.
Per questo motivo continueremo a lottare al fianco dell’ADI per ottenere:
- l’abolizione del dottorato senza borsa
- la valorizzazione del dottorato nelle amministrazioni pubbliche e nel lavoro privato;
- l’abolizione della contribuzione universitarie per i dottorandi;
- il rifinanziamento dell’università pubblica e un piano di stabilizzazioni e di reclutamento pluriennale per
combattere il precariato e tornare al numero di docenti pre-riforma Gelmini; - una riforma del pre-ruolo.
UNIVERSITÀ, TERRITORIO E AREE INTERNE
Le università italiane, sempre più spesso, sono templi del sapere esclusivi e ben lontani dall’idea di un contenitore culturale per tuttə. Le università si trovano molto spesso avulse dal contesto territoriale in cui sono inserite, e, perciò, anche da coloro che la vivono in prima persona, o che potrebbero viverla potenzialmente. Gli atenei italiani non costruiscono ponti con il futuro, sono ciechi davanti alle possibilità, seppur poche e rarefatte, che il territorio può offrire a noi studentə. Il sistema universitario si rende ancora più chiuso e non sprigiona la propria caratteristica di trampolino di lancio sempre stimolante e nuovo verso il mondo del lavoro e della ricerca.
È la “Terza missione” sociale e culturale il nodo in cui si sostanzia il rapporto tra università e territorio. Gli atenei devono dialogare con la società, innescando un processo di coscientizzazione che evada dai luoghi della formazione, promuovendo l’emancipazione fuori e dentro l’università.
Vogliamo porre il mondo accademico come strumento al bisogno di noi studentə. Forme di didattica alternativa e di non-formal education sono alcuni dei modi che ci possono permettere di superare l’iperspecializzazione dando spazio alla diversità. Ogni ateneo può e deve valorizzare i suoi punti di forza creando contatti e connessioni con ciò che lo circonda, a partire dai piccoli circoli di quartiere fino alle grandi aziende a livello mondiale pur rispettando criteri ecologici e di sostenibilità.
La centralità dei saperi permette la coscientizzazione dell’individuo, la sua emancipazione, la mobilità sociale ossia la costruzione di un diverso modello di sviluppo trasversale. Per costruire eguaglianza sociale e di genere, è necessario che i saperi tornino ad essere centrali e svincolati dalle logiche di mercato. La cultura non è un mero servizio a cui accedere ma un diritto sociale.
In prospettiva di un rafforzamento del rapporto tra università e territorio risulta fondamentale che ogni studentə si riconnetta al tessuto cittadino che lo circonda. Crediamo sia necessario che lə studentə siano consideratə cittadinə attivə per costruire uno spirito critico nei confronti del territorio, mezzi che permettano una connessione che esalti gli aspetti socio-culturali e faccia emergere le potenzialità delle realtà socio-economiche del contesto territoriale.
DIDATTICA E VALUTAZIONE
L’attività didattica, primo compito di ogni università, va radicalmente ripensata e superata. La situazione pandemica che abbiamo vissuto ci ha messi di fronte ad una serie di criticità riguardo i modelli didattici e valutativi che come organizzazione denunciavamo da tempo: le modalità di fruizione della didattica utilizzate in pandemia non hanno fatto che aggravare le disuguaglianze e l’inefficienza del sistema universitario di rispondere alle esigenze didattiche e formative della componente studentesca, andando a gravare sulle singole soggettività sia dal punto di vista psicologico che sociale ed economico.
Attraverso il nostro lavoro in CNSU intendiamo infatti perseguire l’obiettivo di una didattica innovativa, critica e formativa, che tuteli e consenta la presenza di ogni studentə negli spazi universitari, e che formi tramite modelli partecipativi e mai punitivi.
La nostra organizzazione intende tutelare il diritto ad una didattica inclusiva e partecipata, che veda lə studentə protagonistə nella messa in atto di pratiche e discussioni. Pertanto, verso la costruzione di un’Università che sia luogo di formazione a 360’, intendiamo difendere come modalità principe di erogazione della didattica quella in presenza. Riteniamo alienante e decostruttiva qualsiasi alternativa che non preveda la partecipazione attiva e consapevole della componente studentesca.
Gli strumenti digitali che in pandemia sono stati utilizzati chiaramente non possono essere inclusi tra le modalità didattiche: si considera invece indispensabile ripensare i materiali di supporto forniti, ai fini di un miglioramento e avanzamento dello studio individuale e/o collettivo.
Tra gli strumenti per l’incremento dei materiali didattici e delle attività citiamo:
- Le lezioni preregistrate o video integrativi forniti da docenti come materiale integrativo da fornire a tutta la comunità studentesca utile per il ripasso e/o per il recupero.
- implementazione di strumenti digitali per permettere forme di apprendimento cooperativo e facilitarle anche per studentə BES.
- finanziamenti in spazi, trasporti, borse di studio e investimenti sul dsu.
I luoghi della formazione devono essere infatti accessibili ed attraversabili tramite misure specifiche che leghino il superamento di un modello di didattica altamente per formativo e punitivo con investimenti più corposi per il diritto allo studio: la mancanza di spazi, trasporti, il costo di alloggi, mense e materiale didattico sono fattori che incentivano l’allontanamento dagli spazi universitari; per questo occorre cambiare in toto il paradigma, andando verso una didattica ecologista, transfemminista, anticolonialista e antifascista.
L’università deve essere accessibile anche a partire dalle modalità di insegnamento, promuovendo lo scambio reciproco, rinnovandosi anche oltre la didattica frontale: modalità laboratoriali, di dibattito, orizzontali e seminariali, che valutino i percorsi formativi nella loro interezza.
Sentiamo quindi la necessità di superare il modello di insegnamento basato sul trasferimento delle conoscenze dall’insegnante al discente, come la lezione frontale, e puntare invece su una pluralità di strategie diverse che hanno tuttavia in comune l’attenzione alle competenze, l’acquisizione di saperi in costante evoluzione, capacità di tipo trasversale e l’uso delle ITC. Chiediamo che le Università italiane entrino in contatto con percorsi multidisciplinari, con l’incrementazione della preparazione pratica nel corso dell’intero percorso universitario. Riteniamo fondamentale l’introduzione di pratiche quali il learning by doing, il problem solving, critical thinking, ability to communicate, ossia capacità di risolvere problemi, pensiero critico e capacità di comunicazione nel lavoro di equipe.
Dovrebbe diventare centrale il ruolo delle Commissioni Paritetiche Docente-Studente, con il fine di andare a valutare e monitorare realmente la qualità della didattica erogata dai nostri atenei.
Vi è la necessità di liberare la ricerca dagli attuali metodi di valutazione premio-punitivi, che definiscono i progetti di ricerca sulla base delle sole necessità di mercato immediate, senza pensare alle possibilità di lungo periodo.
In quest’ottica è da ripensare totalmente il percorso per avere la possibilità di continuare la carriera lavorativa all’interno delle università, partendo dai percorsi di dottorato, sino ad arrivare al ruolo unico della docenza, eliminando la forte precarietà che oggi caratterizza questo percorso. Chiediamo quindi delle riforme strutturali del sistema accademico, ponendo lə studentə in condizione di inserirsi efficacemente nel mondo del lavoro, non solo con competenze tecnico-professionali ma anche con un’adeguata apertura mentale che consenta loro di esercitare abitualmente il proprio pensiero critico.
La stessa didattica, non può essere valutata sulla base del numero di abbandoni o di fuoricorso. Criteri che non definiscono realmente la capacità di un’università di trasmettere conoscenza, ma che puniscono lə studentə e le università, sulla base della velocità della carriera dellə studentə , demonizzando la figura del fuoricorso e non tenendo conto dei tempi di vita dellə studentə.
Considerano quindi le criticità della categorizzazione delle università italiane chiediamo una modifica reale, attraverso una riforma, dei criteri anvur, in modo tale che non vi sia più un divario tra atenei di serie A e atenei di serie B, in termini di finanziamenti e di prestazione.
CITTADINANZA STUDENTESCA
Abitiamo città nelle quali non c’è spazio per noi studentə.
I processi di trasformazione delle città continuano a modificare gli assetti urbanistici e sociali, portando ad un divario sempre più netto e ad un aumento evidente di diseguaglianze e ghettizzazioni, creando tra gli spazi urbani e suburbani, tra centro e periferie dei veri e propri rapporti di potere e dipendenza.
Veniamo segregati in quartieri o zone definite universitarie e sfruttati per il profitto di alcuni privati, per poi essere esclusi dai processi decisionali delle città che abitiamo.
Vogliamo partecipare ed incidere nelle scelte, per costruire città e quartieri a nostra misura. Siamo parte attiva e fondamentale delle città in cui abitiamo e vogliamo determinarne i processi e le discussioni in agenda politica.
Vogliamo essere fino in fondo protagonisti di questi processi, per costruire un welfare e una modalità di gestione dei beni comuni dal basso, capace di rispettare l’autonomia e l’autodeterminazione dei soggetti.
Per questo vogliamo:
- Libero accesso alla cultura: gratuità per i soggetti in formazione per l’accesso ad attività e spazi
culturali, quali musei, cinema, teatro, ecc. e definizione di una programmazione culturale condivisa; - Possibilità di votare per tutta la componente studentesca nella città in cui studiano;
- Investimenti per il trasporto pubblico e mobilità sostenibile: riduzione dei costi del Trasporto
Pubblico Locale e del trasporto a lunga percorrenza verso la gratuità del servizio; miglioramento delle condizioni di spostamento per i pendolari e per i fuori sede; piste ciclabili e ciclofficine nelle Università; bikesharing gratuito per lə studentə; - Università sostenibili: distributori di acqua gratuita nelle Università; risistemazione del verde degli Atenei e miglioramento dello stato degli spazi esterni affinché siano vivibili per lə studentə ; estensione della raccolta differenziata e riduzione degli sprechi di luce e di riscaldamento;
- Biblioteche e spazi di cultura accessibili a tutti dove i saperi, teorici e pratici, possano e devono essere messi in circolo e condivisi, per un’emancipazione di tutte e tutti gli abitanti della città attraverso il ripensamento di modalità di gestione e organizzazione;
- L’adozione diffusa della modalità di contratto a canone concordato; promozione di nuovi modelli di social housing per i soggetti in formazione,
UNIVERSITÀ COME LUOGO CHE ACCOGLIE
Crediamo che la formazione possa e debba essere uno degli strumenti d’accoglienza e integrazione degna, per questo richiedenti asilo e soggetti migranti devono poter accedere all’Università senza alcuna restrizione.
Vogliamo che l’Università metta a disposizione strumenti di assistenza reali, inclusivi e solidali per queste persone, la cui esistenza è messa a repentaglio dagli attacchi perpetrati dalle leggi razziste che si stanno succedendo nel nostro Paese.
Ad oggi al compimento dei 18 anni i minori richiedenti asilo, nell’attesa del riconoscimento successivo, sono esclusi dalla formazione e lasciati in un limbo.
- Chiediamo che l’Università si esprima contraria alle leggi che escludono dalla formazione persone migranti in attesa del riconoscimento di uno status che gli/le permetta la permanenza regolare in Italia dal momento che la burocratizzazione e l’irrigidimento dei requisiti producono lunghi periodi di incertezza per le persone migranti e che sempre più Università seguano l’esempio di Palermo, dotandosi di regolamenti interni che permettano a chi è in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato di iscriversi all’Università.
- Vogliamo che il Ministero si impegni a proporre la modifica dell’assurda normativa nazionale che impone allə studentə con permesso di soggiorno per studi di non poter lavorare più di 20 ore alla settimana, perché si ritiene che il permesso per studi possa diventare un pretesto per riuscire a raggiungere l’europa per motivi economici: come per qualsiasi studentə con cittadinanza UE, mantenere i propri studi non è scontato e un’imposizione del genere, senza una borsa di studi garantita a tutti/e, non permette il libero accesso agli studi.
- Vogliamo che vengano messi in pratica strumenti di assistenza reali per studentə richiedenti asilo e soggetti migranti: potenziamento della sportellistica, accessibilità alle informazioni e supporto linguistico.
- Riteniamo necessaria la creazione in tutte le Università di uno sportello ad hoc con personale formato in maniera specifica sulle procedure burocratiche e amministrative di rilascio del visto o del permesso di soggiorno. Riteniamo necessario, inoltre, che l’Università assuma figure specificatamente formate che seguano personalmente ogni richiedente i documenti per tutto l’iter burocratico come interpreti e traduttori nella compilazione dei moduli e agli sportelli.
Per una didattica inclusiva, saperi non eurocentrici e aumento erasmus in e out con paesi Extra-Ue.
Ad oggi, è proprio il mondo dell’istruzione a contribuire a formare una mentalità colonialista, insegnando la storia come se fosse un romanzo di cui l’uomo bianco è il protagonista e presentando le altre culture e società come bizzarrie esotiche. Per questo è fondamentale non solo aprire nuovi corsi che diano spazio e voce ad altre storie e altre culture, ma anche un cambio delle modalità di insegnamento, che permettano di andare oltre il punto di vita eurocentrico, ma si aprano a nuovi spazi di confronto.
Per questi motivi:- Riteniamo anche che il percorso Erasmus da e per paesi extra UE vada potenziato, sia per l’importanza di confrontarsi con culture diverse, sia per ampliare le potenzialità degli scambi internazionali.
- Vorremmo che le Università venissero incoraggiate a stringere nuove convenzioni con paesi extra UE che facilitino il movimento dellə studentə ed a interrompere quelle strette con alcuni paesi che portano avanti guerre ingiuste.
- Infine, maggiore reclutamento tra docenti e ricercatorə provenienti da paesi che attaccano la libertà di ricerca e insegnamento, termine delle convenzioni con paesi che invece portano avanti guerre e politiche razziste ingiuste.
- Per questo chiediamo che nei suoi piani di reclutamento, l’Università riservi particolare attenzione a personale ricercatore e docente proveniente da paesi che limitano la libertà di ricerca e di insegnamento, in particolare nella quota di visiting professors.
AREA MEDICA
Due anni di pandemia hanno costretto il percorso formativo dellə studentə di medicina ad un’importante ristrutturazione, con modifiche che hanno riguardato diverse questioni e livelli. Dopo tanto chiedere, pure la laurea abilitante è finalmente diventata realtà, nonostante su di essa si siano immediatamente riversate quelle stesse problematicità di base (come il mancato rispetto del rapporto 1:1 studente:docente) di sempre, diminuendo la sua utilità formativa e limitandone i benefici al mero accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro.
A fronte di un riadattamento del CdL alle circostanze imposte dalla pandemia, infatti, nulla è cambiato per quanto riguarda l’approccio corporativo che mette in contrapposizione studentз , aspirantз studentз , medicз neolaureatз e medicз ; così come, nonostante l’impellenza di un rovesciamento di prospettiva, la gestione sanitaria del Paese continua a perseguire logiche di sostenibilità economica invece di adeguare i finanziamenti alla necessità di salute ed accessibilità alle cure.
La nostra proposta, quindi, verte sul rivoluzionare la filiera formativa medica in modo da innanzitutto annullare la precarietà ed i rallentamenti del percorso, per così sostenere e fortificare la capacità del SSN di curare la popolazione.
Per evitare che la tragica esperienza del covid si ripeta, è imprescindibile abolire ogni imbuto formativo ed aumentare i finanziamenti alla formazione medica: servono medicɛ in quantità e qualità. Vincolare il percorso di medicina al merito od altri parametri antidemocratici ed esclusivi vuol dire vincolare l’accesso alle cure di moltissimɛ, e, dunque, lucrare sulla salute delle persone.
Qui di seguito le nostre proposte:
Laurea abilitante
Si, ma non così
Nonostante due anni fa sia stata ottenuta, la laurea abilitante rimane ancora adesso una questione da risolvere. Se, infatti, ottenerla ha certamente sveltito l’iter accademico di un percorso già lungo ed economicamente impegnativo, resta tuttora un problema il non aver modo, a causa del disequilibrio tra abilitandɛ e docentɛ, di acquisire e consolidare le competenze pratiche indispensabili alla pratica medica.
Pertanto, le rivendicazioni che porteremo avanti attraverso il CNSU sono:
- - Riorganizzare i tirocini -sia curriculari che abilitanti- in modo da rendere obiettivi e modalità formativi concretizzabili ed effettivi, senza entrare in contrasto con il percorso didattico; ridefinire modalità ed obiettivi stessi sulla base della necessità di apprendimento dellə studentə e dunque mettendoci nelle condizioni di poterci prendere cura dellɛ pazientɛ già immediatamente dopo il conseguimento della laurea, solo in questo modo realmente abilitante
- - Garantire un rapporto 1:1 o massimo 1:2 tra tutor e studentə e retribuire adeguatamente lɛ tutor
- - Rendere omogeneo il piano di studio a livello nazionale per quanto riguarda la formazione di base
- - Coinvolgere le strutture della sanità territoriale per quanto riguarda la formazione pratica
Didattica
La trasmissione delle conoscenze per un aspirante medico non può basarsi solo su modalità di didattica frontale, ma deve avvalersi, oltre ai percorsi di tirocinio di ulteriori momenti di approfondimento.
Inoltre, gli attuali contenuti della didattica non garantiscono la conoscenza di alcune tematiche fondamentali per un medico, in quanto ancora legate ad un modello non laico ed eterodiretto.
Per questo chiediamo, per quanto riguarda la didattica, le seguenti modifiche:
- - Valorizzare modalità di DNF (Didattica non formale), come analisi di casi clinici, esercitazioni nell’anamnesi, nella comunicazione del paziente e nell’interpretazione degli esami chimici e strumentali, per garantire una formazione che non verta soltanto sulla lezione frontale ma che sappia rendersi interattiva e stimolante l’apprendimento
- - Garantire la possibilità di rivedere le lezioni attraverso le registrazioni, esonerando da qualunque penalità soprattutto ripetenti e fuoricorso; rendere disponibili le lezioni frontali registrate e riservare ai momenti in presenza situazioni più interattive
- - Implementare modalità didattiche e valutative maggiormente improntate sulla collaborazione e l’interdisciplinarietà come i lavori di gruppo o la scrittura di tesine, evitando impronte competitive
- - Prefissare testi di riferimento nella maniera quanto più omogenea a livello nazionale, almeno per quanto riguarda gli insegnamenti di base e/o richiesti in sede di valutazione
- - Riorganizzare i piani di studio in modo da ridistribuire i CFU, regolamentando un limite massimo di crediti per singola prova d’esame eventualmente spartiti su prove parziali
- - Superamento dell’obbligo di frequenza, ma con l’obiettivo di rendere la didattica partecipata tramite lezioni interattive
- - Implementare sin dal triennio accademico attività laboratoriali come quelle nelle sale anatomiche e i corsi di suture
- - Garantire nei piani di studio la formazione su temi soggetti al dibattito bioetico, come l’aborto, la fecondazione eterologa e il fine vita senza ingerenze confessionali
- - Introdurre sempre di più nei singoli corsi un’analisi dell’impatto che hanno i cambiamenti climatici, le loro cause e conseguenze sulla salute della popolazione, rendendo la questione ecologica anche un tema di sanità pubblica
Sostenibilità economica
Il corso di laurea di Medicina e Chirurgia da ormai molti anni si è sempre più andato a esclusivizzare, selezionando sulla base della classe sociale di appartenenza e disponibilità economica
Abbiamo già definito il sistema di diritto allo studio di cui abbiamo per fare in modo che l’università sia un luogo accessibile a tuttз e non solo a chi ha le possibilità economiche. Tuttavia crediamo che, per l’impostazione dei corsi di laurea in ambito medico, vi sia la necessità di ampliare alcuni di questi servizi, per evitare che spese aggiuntive gravino sulle spalle dellз studentз .
Per questo chiediamo:
- - Diritto di accesso e agevolazioni rispetto e alle mense negli ospedali universitari;
- - Diritto al trasporto agevolato nelle sedi ospedaliere;
- - Diritto ad un fondo per il materiale didattico, in particolare per i corsi di Odontoiatria .
Borse di specializzazione
Dopo sei lunghi anni di Corso di Laurea e gli attuali ostacoli causati dal caos del percorso di abilitazione, ci troviamo di fronte al grande scoglio del Concorso di Specializzazione. Nonostante ormai sia chiaro che, se non si aumenta il numero di borse di specializzazione, dato il blocco del turnover, il Servizio Sanitario Nazionale soffrirà di una sempre maggiore carenza di organico, diventando sempre più lento e di minor qualità, con forti ripercussioni sulla salute di tutti, le borse continuano ad essere meno della metà di quanti provano il concorso.
Attualmente, la maggioranza dellə studentə laureatə e abilitatə rimangono esclusə dai percorsi di specializzazione, gli unici che consentono realmente di poter completare il percorso formativo e poter esercitare la professione medica.
Negli ultimi mesi, attraverso le mobilitazioni fuori e dentro le università e il nostro lavoro all’interno del CNSU, abbiamo chiesto il sostanziale aumento delle borse di specializzazione.
Continueremo a farlo anche nei prossimi mesi, per superare l’ulteriore imbuto creato dalla mancanza di sufficienti borse di specializzazione che garantiscano a tutte e tutti gli studentə laureatə di poter continuare a formarsi e diventare medici!
GIURISTI E FORMAZIONE FORENSE
Il corso di studi in giurisprudenza vive di una serie di peculiarità che rendono singolare il percorso formativo e l’accesso alle professioni difficile. Pensiamo sia necessario intervenire sulla didattica e sul post laurea, per non creare dei corsi eccessivamente professionalizzanti come la laurea magistrale classe LM SC-GIUR (DM 77/2017) cd “Diritto dell’innovazione per l’impresa e le istituzioni.”
Per questo chiediamo:
- Che tra i nostri esami ci siano corsi sulle tematiche più di attualità: da mafia e antimafia, alle prospettive femministe nel diritto, che tengano conto delle dottrine critiche che accompagnano ogni ambito e delle nuove prospettive come il diritto ambientale e delle nuove tecnologie.
- Vogliamo scardinare l’approccio didattico frontale, che obbliga ad approcciarsi al diritto solo tramite i manuali, consideriamo necessarie per completare la formazione giuridica anche delle modalità di esercizio pratiche come le legal clinic, che vanno implementate su tutto il territorio nazionale.
- Immaginiamo la figura dellə giurista anche fuori dalla classiche professioni legali (avvocato, notaio, magistrato), per questo rivendichiamo la riforma del piano di studi, per garantire un piano di studio ampio e vario, a misura delle propensioni individuali, che lasci la possibilità di variare rispetto alle nuove questioni del diritto, e anche oltre gli insegnamenti strettamente giuridici.
- Rispetto all’accesso all’avvocatura, dopo aver ottenuto nello scorso triennio l’approvazione dell’anticipo della pratica forense, chiediamo che venga stipulata in ogni ateneo una Convenzione tra Dipartimento di Scienze Giuridiche e Ordine degli Avvocati locale, per garantire l’accessibilità.
- Per evitare discriminazione di natura economica, chiediamo la piena gratuità dei corsi post laurea professionalizzanti per l’accesso all’avvocatura e l’approvazione di uno Statuto di tutela del tirocinante che garantisca un rimborso spese per il lavoro svolto.
ACCESSO ALL’INSEGNAMENTO
Il percorso per accedere alla carriera di insegnante si sta sempre di più delineando come una vera e propria corsa ad ostacoli con un precariato ormai endemico che va a concorrere al disincentivo verso questa professione soprattutto da student3 delle lauree di area cosiddetta STEM.
Vogliamo un nuovo percorso di accesso all’insegnamento in cui, dopo aver superato un concorso bandito con cadenza annuale, si venga format3 per insegnare sia in materia teorica che pratica.
Il concorso per l’accesso a questo percorso dovrebbe avere caratteri semplicemente disciplinari andando a verificare la conoscenza delle discipline oggetto delle varie classi di concorso mentre i contenuti disciplinari e didattici dovrebbero essere oggetto solo del percorso formativo post-concorso.
Il percorso che noi chiediamo andrebbe gestito dai due Ministeri, Università e Ricerca ed Istruzione, al fine di mantenere collegate l’Università, in cui si apprende ciò che si dovrà insegnare, e la scuola, dove a tutti gli effetti si restituisce il sapere.
Infine, va a nostro avviso garantito un percorso transitorio per quanti hanno conseguito i 24 CFU in materie psicologiche, pedagogiche, antropologiche e didattiche negli scorsi anni o li stanno conseguendo nell’anno accademico in corso, in modo tale che gli venga riconosciuto il percorso formativo.
TRANSFEMMINISMO
Perché i regolamenti non siano solo estetica:
Negli ultimi anni molte delle nostre università hanno approvato regolamenti “ per la parità di genere”, questo non è bastato a farci sentire sicure nelle aule e online. Molti degli avanzamenti rivendicati dagli Atenei ad oggi sono stati ottenuti grazie a normative europee che, oltre a influire sul “ranking” e sulla visibilità mediatica, poco stanno lasciando a noi studentə. Vogliamo i fatti!
Perché la cultura eterobinaria si smonta a partire dal quotidiano:
Rendere le università luoghi più safe possibili decostruendo la mentalità patriarcale a partire dalle prescrizioni di genere.
Chiediamo bagni unisex/agender, linguaggio neutro inclusivo, medicina non eteronormata, carriera alias inclusiva
Perchè per essere accessibile deve essere sicura:
Non tutt noi viviamo allo stesso modo gli spazi della formazione, rendere gli spazi accessibili vuol dire anche rendere lezioni, esami liber* dal folklore patriarcale dominante eliminando la cultura della discriminazione che rende “giusticabili” le violenze che viviamo
Chiediamo: ampliamento del servizio della consigliera di fiducia, cug, formazione personale università, garante dellə studentə , cav
Perchè le università hanno ruolo attivo nella società:
Superare la cultura patriarcale vigente deve implicare un impegno attivo nel confronto dell’Università con il territorio e con la società
PARTECIPAZIONE
Incentivare la partecipazione della comunità studentesca alla vita dei nostri atenei. Lə studentə sono parte integrante della comunità accademica, motore delle nostre università e per questo crediamo che non debbano essere esclusə dai processi decisionali, troppo spesso calati dall’alto.
Per incentivare sempre di più l’acquisizione da parte della componente studentesca di un ruolo di rilievo nella componente accademica vogliamo incentivare la partecipazione attraverso referendum studenteschi nazionali che, nelle nostre richieste, devono poter essere indetti da parte del CNSU.
In un’ottica di sempre maggior partecipazioni deve essere garantito il diritto di assemblea di corso di laurea, dipartimento, scuola e ateneo con sospensione della didattica, per poter discutere di problematiche relative al proprio corso o alla propria sede universitaria, confrontarsi sulle trasformazioni del mondo dell’Università, confrontarsi con le rappresentanze studentesche.
La rappresentanza studentesca deve avere maggior potere e soprattutto accesso a tutti i livelli di decisione dell’ateneo; non devono esistere organi che riguardano la didattica o la gestione delle strutture in cui non è presente una componente elettiva degli studenti, e ai rappresentanti degli studenti deve essere dato potere di incidere nelle decisioni dell’ateneo- come il bilancio- e adeguato tempo per confrontarsi con la propria base di riferimento. Laddove presente il consiglio degli studenti, o eventuali organi facenti funzione, devono avere maggiori poteri, come l’obbligatorietà di parere sulle decisioni più importanti riguardanti lə studentə e la possibilità di presentare interrogazioni al Rettore e alle altre cariche accademiche.
FINANZIAMENTI
A partire dalla Riforma Gelmini, all’Università sono state sottratte gran parte delle sue risorse materiali ed umane, lasciando gli atenei in una condizione di perenne difficoltà e carenza di mezzi per garantire sia il loro funzionamento sia il loro ruolo all’interno della società.
Dal 2008, anno in cui il nostro sistema universitario ha subito più di un miliardo di tagli, all’ a.a. 2016/2017, infatti, la tassazione negli atenei è aumentata del 41%, mentre crollava il numero dellə studentə iscrittə. A ciò è seguita, nel 2012, la liberalizzazione delle tasse universitarie, mentre continuavano a diminuire complessivamente i finanziamenti all’istruzione.
Per dare l’idea della situazione in cui oggi versano i nostri atenei, basta vedere come in dieci anni, gli immatricolati sono scesi del 4,7%, i ricercatori del 19,5% ricercatori, i docenti del 19,9%.
Ad oggi la spesa pubblica complessiva per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nella classifica OCSE, così come per ciò che riguarda il numero dei laureati nel nostro Paese.
Per questi motivi, l’aumento dei finanziamenti rappresenta una priorità imprescindibile per il rilancio del sistema universitario. Senza un radicale rifinanziamento non è in alcun modo immaginabile la realizzazione di un modello di università radicalmente alternativo, che rimetta al centro i reali bisogni di tutte le componenti (docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo) e ponga fine alla selezione sfrenata e alla sottomissione del pubblico al privato.
Pensiamo che:
- All’incremento dei fondi deve anche corrispondere un cambiamento del modello di riparto. Il Fondo di Finanziamento Ordinario, che rappresenta la principale entrata pubblica delle università statali, deve essere radicalmente ripensato.-
- Debba essere eliminato ogni meccanismo premio-punitivo, non solo attraverso il totale superamento della quota premiale ma anche attraverso la depurazione dalla quota base di ogni riferimento ad un presunto merito. Nella quota base il costo standard deve diventare un vero indice di bisogno, che stabilisce e garantisce il finanziamento del fabbisogno degli Atenei in tutti i suoi aspetti, e non un parametro che, di fatto, contribuisce ad ampliare la discriminazione tra le Università.
- Tutto ciò debba essere affiancato ad un ritorno ad un reale disegno programmatico nazionale che individui finanziamenti per interventi mirati, in particolare per un’azione perequativa che permetta la riprese dell’università tutta, tenendo conto delle gravi differenze che oggi sussistono tra Nord e Sud Italia.
STUDENTꞫ LAVORATORꞫ
Lə studentə che lavora è parte di una categoria che necessita di una particolare attenzione da parte dei nostri atenei, nonché di una disciplina speciale..
A questo proposito riteniamo necessario intervenire mediante misure reali e puntuali, che abbiano come obiettivo quello di agevolare chi studia e lavora durante la propria carriera universitaria, evitando rallentamenti.
Per questo chiediamo:
- Appelli straordinari per chi lavora
- La possibilità che questi appelli siano accessibili al più ampio numero di categorie lavorative
- La creazione di una commissione, composta anche da rappresentanti e da personale addetto, con la funzione di valutare caso per caso, la situazione lavorativa, per ammetterlo caso per caso,
qualora la posizione lavorativa non sia compresa nelle categorie tipizzate nel regolamento. - Un sistema di tassazione e di diritto allo studio, che non costringa gli studenti a dover lavorare per potersi
pagare gli studi
VALORIZZAZIONE DEL TITOLO DI STUDIO NELL’AMBITO DEI BENI CULTURALI
In questi anni abbiamo assistito alla continua marginalizzazione della cultura, che ha conseguenze negative sempre più profonde anche sugli Istituti di formazione e di ricerca. A causa della mancanza di un investimento strutturale, infatti, sempre più corsi chiudono, o si trasformano per poter sopravvivere, cercando di rispondere a supposte esigenze di mercato. I continui tagli sia al settore culturale sia all’Università hanno portato ad uno svilimento della ricerca nel settore, ricerca che finisce per sostenersi con il lavoro sottopagato e precario di tanti costretti ad anni di gavette, tirocini e assegni occasionali. Tutto ciò, oltre ad abbassare la qualità della ricerca, finisce per rendere le professioni dei beni culturali sempre più selettive dal punto di vista censitario.
L’ampio settore dei beni culturali subisce da anni un’incertezza sul piano formativo e su quello dell’accesso alla professione. L’istituzione dei corsi di Beni Culturali, sempre più spesso anche a livello di corsi di laurea magistrale, sta determinando un appiattimento della formazione universitaria: si sta perdendo progressivamente il potenziale di specializzazione garantito dalla pluralità di corsi in Archeologia e Storia dell’Arte, Biblioteconomia e Archivistica.
Questa situazione si riflette nel post laurea, prima con scuole di specializzazione con costi altissimi, poi con un piano legislativo ancora gravemente fragile nel riconoscimento dei professionisti del settore.
Nonostante nel luglio del 2014 sia stata approvata la legge 110/2014 che per la prima volta ha inserito nella legislazione italiana il riconoscimento delle professioni operative dei beni culturali, rimangono ad oggi persistenti diversi problemi, a partire dal fatto che non si sia ancora provveduto all’approvazione dei decreti attuativi, in particolare alla definizione dei requisiti per gli elenchi dei professionisti.
Le riforme e i provvedimenti succedutisi confermano la stessa direzione di sempre, svalutazione e precarizzazione del settore.

Anni fa abbiamo avviato la campagna “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, assieme a specializzandi, tirocinanti e giovani precari del settore, che è cresciuta sempre più in termini di consenso e di partecipazione.
Avanzeremo le nostre richieste anche all’interno del CNSU, alla luce delle competenze in materia del Ministero dell’Istruzione:
- Rilancio del settore con maggiori investimenti, soprattutto per quanto riguarda la scelta del personale che
vi opera, e la qualità del lavoro; - Requisiti Vincolanti: Laurea Magistrale (o titolo equiparato) per essere professionista, Laurea Triennale con determinati CFU per essere collaboratore professionista;
- Riduzione dei costi e fasciazione sulla base del reddito per tutti i corsi Post-Laurea che diano accesso ai
gradi più alti delle professioni; - Riforma dei corsi di studio del settore: eliminazione di gravi disparità, maggiore omogeneità per
quanto riguarda i corsi che diano accesso alla stessa professione, miglioramento della qualità dell’offerta
formativa, corsi Magistrali meno slegati dal mondo esterno all’Università. - Attuazione della Legge Madia;
RIFORMA DELL’ORGANO
Il CNSU è il principale organo nazionale rappresentativo degli studenti italiani. Esso, tuttavia, risulta ancora poco valorizzato sia nei processi decisionali sull’Università, sia nella sua effettiva capacità di entrare in contatto con lə studentə. Da anni proviamo a promuovere, attraverso la nostra presenza in CNSU, la modifica della composizione e delle modalità di elezione dell’organo. Composto da 28 rappresentanti, a fronte di 67 università statali e 17 non statali, non riesce a raccogliere direttamente le istanze provenienti da ogni ateneo.
A questo deve aggiungersi che, per via delle modalità di elezione che prevedono collegi macroregionali (che nulla hanno a che vedere con la vita politica universitaria, che si svolge in maniera decentrata solo a livelli di ateneo e regione), risultano avere possibilità di eleggere rappresentanti in C.N.S.U. soltanto le principali organizzazioni studentesche nazionali, senza lasciare spazio alle associazioni studentesche dei singoli atenei.
Inoltre risultano avvantaggiati i candidati dagli atenei delle grandi città (non a caso città come Roma e Milano sono ampiamente sovrarappresentate), lasciando poco spazio ai candidati di città minori dello stesso collegio. Tutto ciò rende il C.N.S.U. un organo scollato dalla vasta popolazione universitaria che rappresenta. Appare, in questo senso, fondamentale una revisione delle modalità di elezione e comunicazione dell’organo. Lə studentə vedono ancora il CNSU come un’istituzione, quando non sconosciuta, lontana ed inutile. Un potenziamento delle competenze può rappresentare un primo passo positivo, ma da solo non sufficiente. Serve che i meccanismi elettorali e la pubblicizzazione delle decisioni rilevanti subiscano un ripensamento critico così da assicurare maggiore rappresentatività e connessione con i singoli Atenei. Attualmente il CNSU soffre di problemi relativi all’efficacia della propria azione. Assenzaointempestività delle risposte del Ministero a mozioni e interrogazioni; difficoltà ad incidere sulla linea politica del Governo e sui lavori parlamentari, poichè i pareri che fornisce non sono in nessun modo vincolanti; saltuarietà di audizioni presso le Commissioni Parlamentari, senza poter così instaurare un rapporto di confronto continuo con il potere legislativo; assenza di strumenti per interloquire con i singoli atenei e per vigilare sul rispetto dei diritti dellə studentə; scarsa considerazione, da parte del Governo, del documento annuale sulla condizione studentesca, elemento di denuncia dei principali problemi che la popolazione studentesca;
Per questi motivi abbiamo una serie di proposte per migliorare il CNSU:
- Introdurre una scadenza per le risposte del MIUR alle mozione approvate rendere vincolanti i pareri
dell’organo - Rendere obbligatoria l’audizione del CNSU presso le Commissioni Parlamentari, all’inizio e alla fine dei
lavori riguardanti l’università. - Prevedere, annualmente, l’organizzazione di un evento di presentazione del documento annuale sulla
condizione studentesca alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Presidente del Consiglio dei Ministri
Riforma interna
È necessaria anche una modifica interna del funzionamento del CNSU, in particolare:
- Eliminazione della nomina del vicepresidente da parte del presidente, in favore di un processo elettivo: per esempio con la nomina del primo dei non eletti oppure svolgendo una seconda
votazione per il vicepresidente; - Pubblicazione obbligatoria del verbale di ogni seduta sul sito del CNSU;
- Decadenza dei consiglieri dopo 3 sedute non giustificate presso gli uffici.
UNIVERSITÀ SOSTENIBILE
Ci troviamo nel mezzo di un’emergenza climatica ed ecologica che ostacola la costruzione di una società equa e sostenibile.
I governi degli stati, come è stato reclamato da milioni di giovani nelle piazze di tutto il mondo, si sono preoccupati solo di far apparire “green” un sistema produttivo insostenibile.
Per riprenderci il nostro futuro non abbiamo bisogno di una transizione ecologica, ma di una profonda rivoluzione ecologica basata sulle competenze del mondo accademico e sulla partecipazione della comunità studentesca.
- Un profondo rifinanziamento della ricerca da parte del MUR orientato verso un un diverso modello produttivo e sociale, un’economia non più lineare ma circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e accessibili per tutte e tutti. Sono inoltre necessarie ricerche nell’ambito delle scienze sociali, giuridiche e politiche per immaginare una società ecologicamente orientata.
- L’aggiunta di percorsi didattici gratuiti in ogni ateneo sulla sostenibilità ecologica e sociale da poter aggiungere al proprio piano di studi.
Ciò che si insegna all’interno dei nostri atenei deve dare gli strumenti che ci permettano di realizzare un mondo differente, slegato da qualsiasi logica di sfruttamento delle persone e delle risorse del pianeta.
- Un finanziamento del ministero per raggiungere l’obiettivo di Atenei a impatto zero entro il 2035. Chiediamo che le nostre università si adoperino concretamente per azzerare il consumo di plastica, che le forniture dei servizi di ristorazione facciano uso di prodotti provenienti dal territorio di consumo, che la filiera di smaltimento dei rifiuti sia controllata e basta sul riciclo, e che l’energia utilizzata nelle varie strutture provenga da fonti rinnovabili.
- Un aumento dei finanziamenti al trasporto pubblico e sostenibile, e la creazione di un modello di convenzione tra atenei e aziende di trasporto pubblico locale, incluse le ferroviarie, per l’introduzione di tariffe agevolate ai trasporti studenteschi coerenti a livello nazionale, incentivando così l’utilizzo di mezzi di trasporto il meno inquinanti possibile
- L’apertura, tramite il CNSU, di un tavolo di discussione permanente tra MUR e Ministero della Transizione Ecologica, in cui ci venga dato ascolto in modo da concretizzare tutte le misure che permetteranno alle università italiane di diventare realmente sostenibili
- La stesura di una serie di criteri, concordati tra tutti gli atenei italiani, che obblighino le aziende che stipulano accordi di ricerca con le Università a rispettare rigidi standard di sostenibilità. Non possiamo più permettere che colossi petroliferi come ENI finanzino ricerche di enti pubblici, legittimandosi come leader della transizione ecologica e annullando il ruolo indipendente della comunità accademica.
- L’ampliamento degli spazi verdi nei campus Universitari e nei quartieri adiacenti, influenzando le politiche comunali e regionali. Una volta elaborata una visione autonoma del problema della crisi climatica, la terza missione degli atenei per noi deve includere un rapporto con le istituzioni locali e la condivisione dei propri saperi attraverso eventi sulla sostenibilità aperti all’ascolto e alla partecipazione dei cittadini.
UNIVERSITÀ LIBERA DALLA MAFIA E DALLA CORRUZIONE
Il nostro impegno come cittadin3 e student3 è oggi più che mai fondamentale per la salvaguardia dei luoghi della cultura, che devono diventare il veicolo di promozione dei valori di: democrazia, antifascismo, lotta alla mafia.
Nel contesto attuale di disagio e frammentazione sociale, il fenomeno mafioso gode del supporto di numerose istituzioni pubbliche e la complicità di esponenti delle autorità locali. I luoghi della formazione devono farsi presidi di lotta contro le organizzazioni mafiose, innanzitutto garantendo gli strumenti a chi vi studia gli strumenti per lo sviluppo di coscienza sociale e politica circa il fenomeno mafioso e la natura del suo radicamento sui territori.
Vogliamo Università che non abbiano paura di lottare ogni giorno per difendere i diritti del singolo e della collettività e che si facciano promotrici di ideali di inclusione e solidarietà.
Per questo il CNSU deve essere promotore di una saperi e pratiche antimafia. In che modo?
- bilanci maggiormente trasparenti e partecipati all’interno degli atenei, in modo che l’intera comunità accademica possa controllare e determinare la gestione economica.
- l’introduzione, in tutti gli Atenei italiani, di insegnamenti che formino lə studentə sul tema, in modo che questi ultimi siano poi in grado di diffondere informazione sui loro territori.
- una commissione per il controllo degli appalti e della trasparenza dei bandi MIUR e delle singole università affinché si possano evitare infiltrazioni mafiose all’interno delle università e che impediscano la collaborazione con aziende che vivono di caporalato, sfruttamento dei lavori e processi non trasparenti.
ANTIFASCISMO
La cultura è per definizione curiosità, apertura, voglia di incontrarsi e conoscersi, volontà di sfidare le frontiere del presente e di sovvertire i canoni esistenti. I luoghi della formazione non possono che essere costituiti intorno a questi valori e quindi il fascismo non è ammissibile negli spazi universitari.
Le organizzazioni neofasciste cercano da tempo di guadagnare spazio in università, in alcuni casi con i loro temi identitari, in altri casi più subdolamente attraverso sigle e temi apparentemente non schierati.
Questo è inaccettabile e chiediamo:
- Che a singoli e sigle che appartengono alla galassia dell’estrema destra siano interdetti alla partecipazione
della vita collettiva universitaria - Che siano sciolte le associazioni studentesche neofasciste e che gli sia impedito di partecipare alla
rappresentanza e che non gli siano concessi spazi di dibattito in università. - La formazione di apposite commissioni paritetiche in università che possano valutare la natura antifascista
delle realtà studentesche, guardando non all’estetica e alla simbologia ma ai valori fondanti e alle biografie politiche delle figure che vi partecipano.