In quella caotica e frenetica competizione che sono le elezioni primarie negli USA, il candidato a correre come Presidente per il Partito Democratico, Bernie Sanders, ha posto con forza all’attenzione dell’opinione pubblica la grave emergenza universitaria che vivono gli USA. Per il senatore del Vermont, ogni cittadino americano dovrebbe poter accedere ai più alti gradi della formazione a prescindere dalla propria estrazione socio-economica, in un’ottica per cui a tutte e tutti deve essere garantito di poter studiare serenamente all’università, cosa che però ad oggi non accade.
Negli ultimi anni, infatti, negli Stati Uniti si è formata un’enorme bolla speculativa dei prestiti d’onore da oltre 1000 miliardi di dollari costringendo gli studenti ai più assurdi espedienti per cercare di ripagare il proprio debito.
Sempre maggiori e più evidenti sono le contraddizioni e le ingiustizie del sistema perverso dell’indebitamento che sono costretti a subire gli studenti americano per poter permettersi un’istruzione terziaria di qualità: indebitarsi per formarsi, formarsi per trovare lavoro, lavorare per ripagare il debito.
Sanders, in controtendenza con i suoi competitori, propone l’abolizione del prestito d’onore, la gratuità della formazione universitaria e sussidi agli studenti provenienti da famiglie con reddito basso per pagarsi vitto, alloggio e libri, il tutto all’interno di un maxi-piano da 75 Miliardi di dollari, ricavabili dalle supertasse che si imporrebbero agli speculatori di Wall Street che hanno generato la crisi dei mutui subprime.
Il modello di istruzione superiore americano è spesso preso come esempio da chi in Italia è favorevole e spesso complice del processo di superamento dell’ideale, mai veramente realizzato, dell’università di massa attraverso la privatizzazione degli atenei , la messa in competizione degli atenei attraverso il dispositivo della meritocrazia e la transizione verso un modello di accesso caratterizzato proprio da elevata tassazione e concessione di prestiti d’onore garantiti dal pubblico.
Proprio per le contraddizioni e le ingiustizie di questo modello, che iniziano ad emergere anche nel dibattito pubblico statunitense, da sempre schiacciato su posizioni ultraliberiste, riteniamo che la direzione da intraprendere sia quella opposta, guardiamo ad altri esempi, seppur incompleti e solo parzialmente realizzati come le esperienze di gratuità dell’università presenti in molti paesi europei e la recente approvazione della Ley Corta in Cile.
La gratuità è uno dei punti cardine della Nuova Università, perché riteniamo che, insieme ad un adeguato sistema di diritto allo studio, sia l’unico modo per garantire a tutti la possibilità di raggiungere i più alti livelli d’istruzione a prescindere dalle condizioni socioeconomiche di partenza, in un contesto come quello italiano che ha nella carenza di laureati, nello spropositato abbandono scolastico, nell’assenza di mobilità sociale, nell’arretratezza del modello produttivo e nella lentezza dei processi di innovazione una delle sue più grandi debolezze.
Nell’ortodossia del un dibattito degli ultimi anni, non disposto a vedere altre possibilità se non quella di inseguire Stati Uniti e Gran Bretagna in questa spirale di indebitamento ed esclusione, nel mondo accademico e nei movimenti studenteschi l’eretica idea di un’istruzione accessibile a tutti è sempre rimasta accesa e brillante. Ora che alcune certezze crollano anche nel tempio dell’America liberista è giunto il momento di rivendicare con convinzione la gratuità dell’istruzione e la cancellazione dei prestiti d’onore dal nostro sistema universitario.