La decisione da parte dell’amministrazione dell’Università degli Studi di Bari di rispondere al furto e alle intimidazioni subite presso il Palazzo Chiaia-Napolitano durante le festività con determinate modalità ci trova estremamente favorevoli.
Siamo infatti soddisfatti per la strada che l’Ateneo ha deciso di intraprendere in questo senso, rispondendo ad un attacco di matrice mafiosa senza facili populismi sul problema della sicurezza di Piazza Cesare Battisti, su cui molti hanno speculato o continuano a speculare proponendo soluzioni farlocche e di semplice facciata pensando che un semplice presidio da parte delle forze dell’ordine e un maggiore controllo sulla società (e quindi con la diminuizione delle libertà individuali) siano la soluzione di un problema molto più profondo, che nasce nel disagio sociale di una parte della comunità barese spesso marginalizzata e ghettizzata.
Se infatti non ci si interroga sul motivo per cui un’istituzione come l’Università, e in particolare il suo polo umanistico, collocato in una zona strategica della città, a cavallo tra i quartieri Murat e Libertà, non viene percepita come un bene della collettività che tutti quanti dovrebbero difendere a prescindere dal loro diretto legame con l’Ateneo nonché sui motivi che spingono una persona a intraprendere determinate strade come quelle della criminalità anziché quelle della società civile, le proposte continueranno sempre a concentrarsi sui sintomi e non sulle cause del problema, nascondendolo agli occhi dell’opinione pubblica e delocalizzandolo ai margini della società dove esso troverà spazio per radicarsi, fermentare e svilupparsi fino a ritornare con maggiori forze al centro della vita sociale, con i risultati a cui purtroppo abbiamo potuto assistere al rientro dalle vacanze natalizie.
L’Università, costruendo un percorso che coinvolga la comunità cittadina, affinché i suoi spazi vengano vissuti e sentiti propri anche al di fuori dei semplici orari di studio e di lavoro, può e deve essere un’importante risorsa per la popolazione tutta, non soltanto per coloro che vi studiano e lavorano, ma anche per tutti coloro le cui attività dipendono direttamente dall’enorme presenza di studenti in città e dai frutti degli studi e delle ricerche di cui abbiamo sempre più urgentemente bisogno come motore dell’innovazione e dello sviluppo di una società che, soprattutto al Sud, non può continuare a reggersi sul lavoro a basso costo e sullo sfruttamento di migliaia di giovani sotto il costante ricatto della precarietà e della disoccupazione.
È necessario un’impegno continuo che coinvolga anche il Comune, affinché Bari possa finalmente diventare una vera città universitaria e che come Sindacato Studentesco abbiamo cominciato ad intraprendere, ad esempio con le nostre vertenze sulle tasse per gli studenti fuorisede o con la campagna “Fateci Spazio“, ma è chiaro che siamo ancora lontani da un risultato complessivo soddisfacente e che il lavoro che ci aspetta è tanto.
Per il momento, tuttavia, aderiamo all’iniziativa e saremo attivi questi giorni per sensibilizzare ed informare gli studenti rispetto a quanto accaduto e alla risposta messa in campo dall’Università.
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